Iran, Conte: "Una missione dell'Europa per impedire la guerra"

Il premier Giuseppe Conte invoca un'azione europea in Medio Oriente per evitare ulteriori escalation. Poi attacca Salvini: "Io ignorato? Non replico. Preferisco lavorare"

Iran, Conte: "Una missione dell'Europa per impedire la guerra"

Una missione dell'Europa per evitare “un'ulteriore escalation” e scongiurare il rischio di "superare un punto di non ritorno”: il premier Giuseppe Conte scopre così le carte dell'Italia sul Medio Oriente. Allo stesso tempo Roma prende una chiara posizione sulla crisi tra Stati Uniti e Iran scaturita in seguito all'uccisione americana del generale Qassem Soleimani.

Il premier invoca un'azione europea

Nel corso di una lunga intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, Conte ha invocato a gran voce la necessità di un'azione europeaforte e coesa” capace di “richiamare tutti a moderazione e responsabilità”.

Certo, dal punto di vista diplomatico la situazione è delicata. Le parole devono essere calibrate alla perfezione, così da non ferire ulteriormente gli Stati Uniti, delusi sia per la freddezza mostrata dalle cancellerie del Vecchio Continente alla notizia della morte di Soleimani, quanto per la loro scarsa disponibilità a compattarsi attorno a Washington per respingere il fuoco di ritorno dell'opinione pubblica mondiale.

Conte sceglie di usare l'arma dell'equilibrismo: “È prioritario promuovere un'azione europea forte e coesa per richiamare tutti a moderazione e responsabilità, pur nella comprensione delle esigenze di sicurezza dei nostri alleati”.

Nessun giudizio, inoltre, sulla pratica statunitense messa in atto per uccidere Soleimani: “Stiamo parlando di vicende delicate e complesse che, per essere valutate a pieno, richiedono anche informazioni di intelligence decisive per pesare tutti gli elementi”.

La frecciatina a Salvini e il ruolo dell'Italia

Conte ne approfitta poi per attaccare Matteo Salvini. Ricordiamo che il segretario del Carroccio aveva parlato di un premier “ignorato” in politica estera e di un'Italia assente dai grandi tavoli internazionali. “Non replico, non è il migliore frangente per le polemiche di politica interna. Preferisco lavorare con impegno e serietà per favorire una de-escalation. Ho sentito poco fa il presidente iracheno Salih, parlerò presto con la cancelliera Merkel e continuerò a mantenere in queste ore i contatti con tutti i principali leader”.

Per quanto riguardo l'Italia, Conte ha ribadito che il nostro Paese “è già presente in iraq nel quadro della coalizione antiterrorismo”.

I militari italiani e la Libia

Sui soldati italiani presenti nella regione mediorientale, Conte ha espresso preoccupazione anche se “stiamo facendo e faremo il possibile per garantire la sicurezza dei nostri militari, in raccordo con alleati e partner”.

A proposito di partner, “nel governo c'è piena condivisione dell'assoluta centralità del rapporto tranatlantico”. Dunque, niente rotture con gli Stati Uniti.

Capitolo Libia. Anche qui Conte si difende e rilancia al mittente le accuse di un'Italia troppo vaga tra i due contendenti libici. “Nessuna vaghezza – ha tuonato il premier – solo coerenza. Dal primo giorno abbiamo detto che l'offensiva su Tripoli avrebbe solo generato altra violenza e non avrebbe mai condotto a una soluzione sostenibile. Siamo stati purtroppo dei buoni profeti.

Non crediamo che ora intervenire militarmente a favore dell'una o dell'altra parte possa contribuire alla stabilità. Investiamo tutto il nostro capitale su una soluzione politica, in particolare sostenendo gli sforzi delle Nazioni Unite. Non ci sono altre strade per la pace”.

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