Dopo avere compiuto quattro attentati costati la vita ad almeno 183 persone, l'Isis torna a colpire in Siria. E lo fa con l'arma più potente a sua disposizione: quella mediatica. Il gruppo jihadista presente a Sweida, città del sud-ovest del Paese, ha filmato la scena della decapitazione di uno dei 30 ostaggi di etnia drusa catturati a fine luglio. Si tratta di un ragazzo di 19 anni, la cui famiglia ha ricevuto dai fondamentalisti due video: il primo che lo mostra mentre viene decapitato e il secondo mentre parla prima di essere ucciso e poi dopo la morte. Il secondo filmato è stato pubblicato online dal direttore del sito web Sweida24.
Un giovane siriano di etnia drusa di neppure 20 anni è stato decapitato dal gruppo jihadista dello Stato Islamico ancora operante nella zona di Sweida, sud-ovest della Siria. L'uccisione del giovane è stata ripresa dai suoi assassini. Nel filmato si vede il 19enne seduto a terra in una zona rocciosa, con indosso una maglietta nera e le mani legate dietro la schiena. Nonostante il video non sia ancora stato rivendicato dall'Isis né pubblicato attraverso i suoi canali abituali, è convinzione diffusa che vi sia la mano del Califfato. L'Osservatorio siriano dei diritti umani ha dichiarato che l'uccisione arriva "dopo il fallimento dei colloqui tra Isis e forze del regime sul trasferimento di combattenti dell'Isis dal sud-ovest di Daraa a Badiya".
In questa zona della Siria è in corso da tempo una guerra di liberazione dall'occupazione dei gruppi ribelli filo-Isis, che hanno preso d'assalto i villaggi dell'area colpendo casa per casa. Secondo l'Osservatorio siriano, dopo avere ucciso 250 persone, in maggioranza civili, avevano anche sequestrato 36 donne druse e loro figli in un villaggio dell'est della provincia. Quattro donne sono poi riuscite a fuggire e altre due sono morte, quindi 14 donne e 16 bambini sono rimasti prigionieri. Diciassette uomini risultavano scomparsi, ma non era chiaro se fossero stati ugualmente sequestrati. I drusi, che costituivano il 3 per cento della popolazione siriana prima del 2011, sono musulmani, ma l'Isis li ritiene eretici.
La sorte degli altri reclusi
Intanto la minaccia jihadista continua a essere presente anche in Egitto. L'esercito di Al-Sisi ha fatto sapere di aver ucciso 52 jihadisti negli ultimi giorni nella penisola del Sinai, dove conduce una vasta operazione contro il ramo locale del gruppo Stato islamico. Dal lancio dell'operazione Sinai 2018, secondo i dati ufficiali, sono stati uccisi oltre 200 jihadisti e una trentina di soldati. Le forze armate hanno detto di aver eliminato 52 "estremisti molto pericolosi" e di averne arrestati altri 49, nel nord della regione.
"Quattro imbocchi di tunnel sono stati scoperti e distrutti" a Rafah, alla frontiera con la Striscia di Gaza, ha aggiunto l'esercito. Le autorità accusano i militanti estremisti di usare i tunnel per spostarsi tra il nord del Sinai e la Palestina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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