“Israele ha sempre pronte al lancio 200 testate nucleari puntate su Teheran”. In uno scambio di e-mail private avvenuto lo scorso anno, l’ex Segretario di Stato Colin Powell conferma a Jeffrey Leeds, suo socio in affari e finanziatore della frangia democratica, la capacità nucleare di Israele, sebbene non sia mai stato dichiarato uno stato nucleare. Da anni, tali capacità sono ritenute reali dall’intera comunità internazionale, anche se non è pubblicamente disponibile alcun dato: il programma nucleare è classificato sia dal governo israeliano che dagli Stati Uniti. Powell non è il primo ex funzionario governativo di alto livello degli Stati Uniti a discutere dell’arsenale nucleare di Israele. L'ex presidente Jimmy Carter, nelle interviste e nei discorsi pubblici, sosteneva che Israele possedesse tra le 150 e le 300 testate. Migliaia di e-mail di Powell sono state pubblicate questa settimana sul sito web DCLeaks.com, accusato di annoverare hacker dell’intelligence russa. Teoria ovviamente smentita dal sito web che si definisce come “lo strumento che intende esporre l'abuso del potere politico statunitense”. Powell è soltanto l’ultimo esponente politico della scena americana ad essere stato oggetto di attacco hacker. L’FBI nonostante le risorse a disposizione, non riesce ancora ad impedire la violazione degli account che sembrerebbe essere destinata ad influenzare le elezioni presidenziali. Powell, ex generale dell'esercito in pensione che ha lavorato come consigliere della Casa Bianca per la sicurezza nazionale ed è stato presidente del Joint Chiefs of Staff, ha prima bollato l’email come falsa, per poi affermare che quei numeri erano soltanto delle ipotesi su fonti pubbliche. Il Dipartimento di Stato non discute di questioni di intelligence – si legge in una nota ufficiale - sosteniamo il trattato di non proliferazione nucleare. L’email tra Powell e Jeffrey Leeds risale al 3 marzo del 2015, con oggetto i colloqui in corso sul programma nucleare di Teheran. Scritta, quindi, dieci anni dopo aver lasciato il suo incarico di governo. Scrive Powell nell’email: “I ragazzi di Teheran conoscono bene Israele e le loro 200 testate. Tutte puntate su Teheran”. Powell potrebbe non avere più accesso al materiale classificato, ma ne ha certamente avuto visione in passato.
Il programma nucleare di Israele
Critical Technological Assessment in Israel and NATO Nations. E’ un rapporto di 386 pagine risalente al 1987. Svela dettagli importanti sul programma nucleare Israele che il paese non ha mai ammesso di possedere.
"Israele è in grado di sviluppare i codici che consentiranno loro di costruire bombe all'idrogeno. Codici alla base dei processi di fissione e fusione a livello microscopico e macroscopico. Per quanto riguarda la tecnologia nucleare (siamo nel 1987), gli israeliani hanno raggiunto le competenze nel campo della fissione come quella degli Stati Uniti negli anni sessanta”. Secondo il documento del Pentagono, Israele avrebbe già avuto capacità nucleari nel momento in cui gli americani testavano la loro prima bomba all’idrogeno.
La deterrenza di Israele
Il concetto di ridondanza israeliano si basa due sottomarini in servizio deterrente a copertura di possibili bersagli: uno nel Mar Rosso ed uno nel Golfo Persico. Un terzo è sempre in stand-by. E’ opinione comune che Israele, con i nuovi classe Dolphin II, si sia dotata dei migliori sottomarini convenzionali al mondo. Il sesto ed ultimo sottomarino classe Dolphin dovrebbe diventare operativo nel 2019. Tutti i sottomarini Dolphin hanno la capacità di imbarcare testate nucleari. La classe Dolphin infatti, ha conferito ad Israele capacità di First strike (attacco nucleare preventivo) e Second strike (capacità di risposta nucleare ad un attacco preventivo del nemico). I Dolphin II, dietro esplicita richiesta del governo israeliano, sono stati dotati della propulsione indipendente dall’aria o AIP. I sistemi AIP consentono al sottomarino non nucleare di operare senza l’utilizzo dell’aria esterna. Mentre per il reattore di un sottomarino nucleare si deve pompare continuamente liquido di raffreddamento, generando una certa quantità di rumore rilevabile, i battelli non nucleari alimentati a batteria con sistema AIP, navigherebbero in silenzio. Un sottomarino propulso con sistema AIP, potrebbe operare per missioni di pattugliamento o deterrenza per 30/40 giorni. I Dolphin disporrebbero di dieci tubi lanciasiluri: sei da 533 millimetri e quattro da 650 millimetri, un unicum nel panorama occidentale. Soltanto la marina sovietica si era dotata di siluri pesanti che richiedevano tubi da 650 millimetri. Appare evidente che quei tubi da 650 millimetri sono stati pensati per lanciare missili da crociera. Sappiamo che gli israeliani hanno sviluppato il missile Popeye Turbo in grado di colpire un bersaglio a 1600 km di distanza con una testata nucleare da 200/250 Kilotoni. La loro profondità operativa dichiarata si attesta sui 200 metri ad una velocità massima di 25 nodi (solo per i Dolphin II). Ogni Dolphin ha un costo di 650 milioni di euro. Berlino ha interamente coperto i costi di costruzione per i primi due sottomarini classe Dolphin I: il capofila Dolphin ed il Leviathan. La Germania ha poi coperto anche un terzo dei costi per altri tre sottomarini: il Tekumah ed i nuovi Dolphin II, il Tanin (foto) ed il Rahav. Il sesto sottomarino, infine, costerà ai contribuenti tedeschi 135 milioni di euro.
La linea Dolphin sostituisce la precedente classe Gal (formata da tre sottomarini), costruita nel 1970 presso il cantiere Vickers, in Gran Bretagna, sulla base dei progetti tedeschi 206. Ad oggi soltanto un Gal rimane in riserva. Sarà demolito entro i prossimi anni così come avvenuto per l’intera classe.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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