Kosovo, rimosso vice ministro, definì genocidio le bombe ​Nato del 1999

Il premier del Kosovo Ramush Haradinaj ha oggi sollevato da ogni incarico governativo la vice ministra della giustizia Vesna Mikic, colpevole di aver definito i bombardamenti Nato del 1999 un genocidio pianificato ai danni dei serbi

Kosovo, rimosso vice ministro, definì genocidio le bombe ​Nato del 1999

Sono stati momenti di tensione quelli vissuti in queste ore dal governo del Kosovo, dopo che una dichiarazione della vice ministra alla giustizia Vesna Mikic ha riaperto vecchie ferite appartenenti a un passato mai del tutto superato. In un post pubblicato domenica sul suo profilo Facebook personale, la vice ministra Mikic ha infatti voluto commemorare il ventesimo anniversario dell'inizio dei bombardamenti aerei della Nato sulla Serbia avvenuti nel 1999, affermando: "L'alleanza NATO ha commesso un genocidio deliberatamente pianificato contro un paese sovrano che stava combattendo il terrorismo albanese all'interno dei suoi confini". Parole forti che hanno immediatamente suscitato la reazione del Primo Ministro kosovaro Ramush Haradinaj, il quale ha oggi sollevato da ogni incarico governativo l'ormai ex vice ministra e dichiarando in seguito che: "Nel governo del Kosovo non ci sarà posto per gli individui, a prescindere dalla loro etnia, che denigrano i nostri valori euro-atlantici comuni". La Mikic è infatti un'esponente della minoranza serba del Kosovo, una comunità che rappresenta circa il 5 per cento dell'intera popolazione del paese.

I bombardamenti Nato del 1999, noti anche con il nome in codice di Operation Allied Force, sono comunemente considerati uno degli ultimi capitoli del sanguinoso conflitto etnico che per un decennio coinvolse gli stato appartenenti all'ex Jugoslavia. L'operazione militare in questione avvenne dal 24 marzo al 10 giugno del 1999 allo scopo di fermare la dura repressione della minoranza albanese nella regione del Kosovo - all'epoca ancora parte integrante della Serbia - da parte delle forze di sicurezza guidate dal Presidente Slobodan Milošević. Dopo 78 giorni di bombardamenti e circa 500 civili uccisi fu lo stesso Milošević a ordinare il ritiro dell'esercito serbo dalla regione e la sua sostituzione con un contingente Nato, tuttora presente con 4mila effettivi. Ancora oggi in Kosovo la maggioranza della popolazione valuta positivamente l'intervento militare del '99 a causa degli effetti che esso ha avuto nel porre fine allo stato di guerra che nell'aver aperto la strada all'indipendenza del Paese, avvenuta unilateralmente nel 2008 e attualmente non riconosciuta da Belgrado, che considera il Kosovo come territorio serbo a tutti gli effetti.

In risposta al suo allontamento dall'esecutivo, la Mikic ha indirettamente attaccato il Presidente Haradinaj accusandolo di utilizzare metodi poco democratici nel reprimere la libera espressione delle minoranze:

"Questa mossa del governo dimostra il livello di democrazia in Kosovo, ed il modo in cui i serbi che pensano con la propria testa e dicono la verità vengono trattati all'interno delle istituzioni del Paese".

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