Il ricordo dell'11 settembre diventa maggiorenne. Per il 18esimo anno New York ha organizzato la commemorazione delle quasi 3 mila vittime - l'ultima delle quali identificata ad agosto - degli attentati del 2001 alle Torri Gemelle. Nell'area del World Trade Center si terranno sei minuti di silenzio, mentre i familiari leggeranno i nomi di quel giorno perse la vita. Ogni minuto di silenzio sarà rispettato in concomitanza con gli episodi principali di quella terribile giornata. Inoltre, tra oggi e domani, tra le strade West e Morris, a Lower Manhattan, sarà proiettato un doppio fascio di luce blu a rappresentare le due torri crollate nell'attentato progettato e attuato dai terroristi di Al Qaeda. Come ogni anno, sarà una cerimonia all'insegna della commozione e del ricordo. E proprio il ricordo dei sopravvissuti, e di chi ha assistito suo malgrado alla più grande tragedia della storia contemporanea, è al centro del libro "The only plane in the sky", ovvero "L'unico aereo nel cielo", pubblicato dal giornalista americano Garrett M. Graff.
Il Corriere della Sera ne ha diffuso alcuni stralci. Che raccontano come meglio - o peggio - non si potrebbe il dramma vissuto dal popolo americano e da tutto il mondo che guardava, attonito, le torri crollare in diretta tv.
11 settembre - PRIMA: "il cielo limpido e blu"
Bruno Dellinger, presidente della Quint Amasis North America, Torre Nord, 47° piano: "Il cielo era così limpido. L’aria così frizzante. Era tutto perfetto". Capitano Jay Jonas, unità di soccorso Ladder 6, Dipartimento dei Vigili del Fuoco (FDNY): "Era come se l’aria fosse stata tirata a lucido". Luogotenente Jim Daly, Dipartimento di Polizia della Contea di Arlington (Virginia): "Un blu meraviglioso". Joyce Dunn, insegnante, Distretto scolastico di Shanksville-Stonycreek (Pennsylvania): "Un blu puro".
11 settembre - DURANTE: le torri colpite
Capitano Jay Jonas, unità di soccorso Ladder 6, FDNY, in attesa di ordini nel posto di comando dell’atrio al piano terra della Torre Nord: "Ero lì in piedi. Come si può immaginare c’era un gran chiasso, l’acustica nell’atrio del World Trade Center non era delle migliori, c’era molta eco. Poi, tutto d’un tratto, calò il silenzio. Uno dei vigili del fuoco della squadra speciale Rescue 1 guardò verso l’alto e sentenziò: "potremmo non arrivare a domani". Lo guardammo e poi, scambiandoci un’occhiata, ammettemmo che aveva ragione. Ci stringemmo la mano augurandoci buona fortuna e ripetendoci a vicenda "Spero di rivederti, dopo".
Anthony R. Whitaker, comandante in servizio al World Trade Center, Dipartimenti di Polizia Portuale (PAPD), Torre Nord, atrio a piano terra: "Con la coda dell’occhio ho visto due persone alla mia sinistra. Stavano andando a fuoco. Correvano verso di me e poi mi sono passati a fianco. Non emettevano alcun suono. Tutti i vestiti erano bruciati, e loro erano divorati dalle fiamme".
Harry Waizer, consulente fiscale della Cantor Fitzgerald, Torre Nord: "L’ascensore cominciò a cadere, incendiandosi. Sono stato colpito al volto da una palla di fuoco che era entrata dallo spazio tra le porte e la cabina dell’ascensore. Ho visto questa palla arancione arrivarmi in faccia e poi ho avuto la sensazione - non posso chiamarlo bruciore - che mi toccasse e poi è sparita".
Michael Lomonaco, executive chef presso Windows on the World nel complesso commerciale delle Torri: "Pensai, Dio mio, stiamo tutti lavorando. Cosa sta succedendo al 106? Poi mi dissi di stare calmo, che sarebbero scesi dalle scale antincendio. Avevo piena fiducia che tutti sarebbero riusciti a scendere. "David Kravette, broker di borsa della Cantor Fitzgerald, atrio a piano terra, Torre Nord: "Il fatto che io sia vivo è un puro caso del destino. Quel giorno tutti i miei colleghi su in ufficio hanno perso la vita. Erano intrappolati, non c’era modo di uscire".
Bill Spade, vigile del fuoco della squadra speciale Rescue 5, FDNY: "Nella Torre Nord c’erano delle porte automatiche, che continuavano ad aprirsi e chiudersi per i corpi che cadevano giù". William Jimeno, agente della PAPD: "Una persona mi ha colpito più di tutti, era come se potessi concentrare lo sguardo solo su di lui: era un signore biondo con i pantaloni color cachi e la camicia rosa tenue. Si gettò da lassù, e quando lo fece ricordava quasi Gesù sulla croce, dalla posizione, perché mentre precipitava era rivolto verso l’alto".
Beverly Eckert, moglie di Sean Rooney, viceresponsabile della gestione del rischio presso la Aon Corporation, Torre Sud, 98° piano: "Sean mi ha chiamato verso le 9:30 di mattina. Ha detto che era al piano 105, e capii subito che non sarebbe tornato a casa. Sotto i suoi piedi c’era un intero edificio in fiamme, e lui non batté ciglio. Mi parlava senza mai perdere la sua compostezza, come in un giorno qualsiasi, e per questo suo modo di affrontare la morte avrà per sempre la mia ammirazione. Non c’era in lui ombra alcuna di paura, nemmeno quando le vetrate tutto intorno si erano surriscaldate ed era impossibile toccarle, e il fumo aggrediva i polmoni. (...) A un certo punto, quando sentii che faceva più fatica a respirare, gli chiesi se sentiva dolore. Dopo un attimo di pausa rispose di no. Mi amava tanto da mentirmi. Alla fine, quando la nube di fumo divenne troppo densa, continuò semplicemente a sussurrarmi 'Ti amo' all’infinito".
11 settembre - DURANTE: il crollo delle torri
"Donna Jensen, residente nel quartiere di Battery Park City: "Si sentiva il rat-tat-tat-tat-tat-tattat-tat degli scoppi che si susseguivano perfettamente ritmati, un rumore potente, secco e crepitante". Bruno Dellinger, presidente della Quint Amasis North America, Torre Nord, 47° piano: "Ho sentito un rumore che ora non riesco a ricordare: è stato così forte, un frastuono talmente assordante che la mia mente l’ha bloccato. Mi ha spaventato a morte, e l’ho rimosso, non riesco a riportarlo alla coscienza".
Detective Steven Stefanakos, mezzo mobile 10 dell’unità speciale emergenze ESU, NYPD: "Come lo schianto di mille treni merci".
Kenneth Escoffery, vigile del fuoco dell’unità di soccorso Ladder 20, FDNY: "Come se ci avesse colpiti un missile"- Catherine Leuthold, fotoreporter indipendente: "Come trentamila jet che decollano in contemporanea".
Tracy Donahoo, agente del reparto trasporti, NYPD: "Il colpo fu talmente violento che sono stata sbalzata lontano. Non so a quale distanza, ma mi staccai letteralmente da terra, sentivo di essere sospesa in volo. Atterrai sulle ginocchia e su una mano. Non c’era più luce, era tutto buio pesto, non vedevo nulla e non riuscivo a respirare. Era soffocante". Bruno Dellinger, presidente della Quint Amasis North America, Torre Nord: "Credo nel giro di cinque secondi, su di noi calò l’oscurità con una violenza incredibile. Ma, cosa ancora più singolare, non c’era alcun rumore. I suoni non riuscivano più a propagarsi perché l’aria era troppo densa".
11 settembre - DURANTE: gli eroi del volo United Airlines 93
Deena Burnett, moglie di Tom Burnett, passeggero: "Nel silenzio sentivo il cuore battere all’impazzata. Tom disse che stavano aspettando di sorvolare una zona di campagna, e che avrebbero ripreso il controllo dell’aereo. La cosa mi spaventò enormemente e iniziai a supplicarlo: 'No Tom, no. Stattene seduto tranquillo e non attirare l’attenzione'. Ma non volle saperne, disse 'Se vogliono far schiantare l’aereo, dobbiamo fare qualcosa'. Allora proposi di lasciar fare alle forze dell’ordine, ma rispose: 'Non possiamo aspettare l’intervento delle autorità, e in ogni caso non so cosa riuscirebbero a fare, dobbiamo pensarci noi. Penso che possiamo farcela'. Rimanemmo in silenzio per qualche istante, poi fui io a riprendere: 'Cosa vuoi che faccia? Cosa posso fare?' gli domandai. 'Prega, Deena, prega e basta'. Dissi che l’avrei fatto e che l’amavo, e prima di riagganciare Tom ripeté di non preoccuparmi, che non sarebbero rimasti con le mani in mano. Non ha mai richiamato".
11 settembre - DOPO
Tenente Michael Day, Guardia costiera degli Stati Uniti: "Entrai a Ground Zero e ricordo che c’erano resti umani ovunque. Ricordo di aver pensato di essere in guerra. Abbassai lo sguardo e vidi un piede in una scarpa. Rimasi a guardarlo per qualche minuto. Sembrava un assedio: sulle strade di Manhattan si incontravano i militari della Guardia Nazionale con i fucili d’assalto, era saltata la corrente in tutta la zona, in molti altri edifici erano divampati incendi e ovunque pioveva un’inquietante polvere grigiastra".
Beverly Eckert, moglie di Sean Rooney, vice responsabile della gestione del rischio presso la Aon Corporation, Torre Sud, 98° piano: "Ci siamo incontrati a soli sedici anni, al ballo della scuola; quando è morto ne avevamo cinquanta.
Per quanto terribile fosse quella giornata, ricordo che non volevo che finisse, non volevo andare a dormire: finché fossi rimasta sveglia, quel giorno condiviso con Sean non sarebbe finito. Mi aveva salutato con un bacio prima di andare al lavoro, e potevo ancora dire che era successo poco tempo prima, la mattina di quello stesso giorno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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