Una scena da teatro dell'assurdo.
Abdelslam Salah in fuga da Parigi, reduce dall'appena concluso assalto al Bataclan. È la notte tra il 13 e il 14 dicembre, la polizia di mezza Europa è sulle tracce degli attentatori di Parigi e Salah, insieme a Mohammed Abrini, è il ricercato numero uno.
Insieme a due complici - emerge dagli ultimi sviluppi delle indagini - corre in autostrada verso Bruxelles, dove si sarebbe nascosto per alcune ore in un appartamento di Molenbeek. È terrorizzato, piange "come un bambino", minaccia al telefono i propri amici raccontando quello che era appena successo.
Dalle intercettazioni telefoniche emerge come Salah si trovasse in uno stato di grandissima agitazione. Ulteriori dettagli nelle indagini emergono dagli interrogatori degli amici contattati telefonicamente da Salah in quella notte da film dell'orrore. "Non mi tradire - avrebbe ripetuto ossessivamente - Piangeva e gridava raccontando quello che era successo – ha detto Hattou – ci ha detto che aveva commesso gli attentati di Parigi, che era la decima persona a compiere questi attentati”.
Sui sedili anteriori, i due complici avrebbero fumato marijuana: un dettaglio che, incredibilmente, non avrebbe insospettito i poliziotti che pure avrebbero fermato l'autovettura per ben tre volte.
"Ci dissero che quell'odore non andava bene, ma quella notte avevano cose più importanti a cui pensare - racconta nei verbali Hamza Attou, uno degli interlocutori di Salah- Salah era nel panico, piangeva e gridava raccontando quello che era successo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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