L'annuncio dell'Iran: "Avviato arricchimento dell'uranio"

L'Iran annuncia, dopo le ulteriori e più stringenti sanzioni Usa e dopo la fine dell'ultimatum dato all'Ue di smarcarsi dalla linea di Washington, un ulteriore arricchimento dell'uranio: l'accordo del 2016 è sempre più appeso ad un filo

L'annuncio dell'Iran: "Avviato arricchimento dell'uranio"

L’Iran dunque si sfila ufficialmente dal trattato sul nucleare siglato nel 2016. Potrebbe trattarsi della fine definitiva proprio di quell’accordo, firmato all’epoca dagli Usa di Obama e dall’Ue, nell’ottica di un dialogo con Teheran che, fin da subito, al contrario l’amministrazione di Donald Trump ha sempre visto in una chiave negativa.

E così, dopo l’inasprimento delle sanzioni da parte di Washington, in Iran il governo annuncia un ulteriore parziale dietrofront dall’accordo. Del resto, venendo meno gli impegni presi dagli Usa quando alla Casa Bianca siede il predecessore di Trump, da Teheran la prima reazione è proprio quella di iniziare a sfilarsi dall’intesa sul nucleare.

Ma l’Iran dal canto suo, ha anche contemporaneamente aspettato le decisioni dell’Ue in merito, confidando in uno scollamento tra Bruxelles e Washington grazie ai tanti interessi economici dei paesi del vecchio continente a Teheran.

Ecco perché il governo del presidente Rohani fissa un ultimatum di sessanta giorni all’Ue per avviare quei meccanismi in grado di aggirare le sanzioni Usa. Ma anche questo tentativo sembra cadere nel vuoto: in questa domenica scade l’ultimatum e quindi l’Iran annuncia l’avvio della seconda fase post accordo.

Ossia, ed è forse questo il punto di non ritorno, l’aumento del livello di arricchimento di uranio stabilito dall’intesa del 2016.

Quell’accordo, tra le altre cose, fissa al 3.67% il limite entro il quale l’Iran può arricchire il suo uranio: si tratta di una percentuale in grado di assicurare un uso pacifico del nucleare e di non arrivare a scopi diversi da quelli civili.

Adesso con l’annuncio dello sforamento di questo limite, viene certamente meno un punto cardine dell’accordo: quella di queste ore è la risposta più importante alle sanzioni Usa ed al loro ulteriore inasprimento deciso da Donald Trump nelle settimane scorse.

Ad annunciare questo importante passo, che potrebbe avere conseguenze imprevedibili nella regione mediorientale, è il portavoce del governo di Teheran Ali Rabiei. È lui a ribadire, nel corso di una conferenza stampa, l’impossibilità di andare avanti con quell’accordo, visto che dopo sessanta giorni dall’Europa non arriva alcun segnale distensivo o di discontinuità dalle parole di Trump.

I margini per ricucire lo strappo adesso sono sempre più ridotti: l’Iran fissa un ulteriore ultimatum, anche questo di sessanta giorni, entro il quale l’Ue può avviare un dialogo su alcune delle richieste iraniane.

In particolare, l’introduzione di sistemi finanziari in grado di aggirare le sempre più stringenti sanzioni Usa, così come la continuità nell’acquisto del petrolio iraniano e la prosecuzione, tramite apposite linee di credito, dei rapporti economici relativi ai tanti appalti di diversi paesi europei in ballo in Iran. L’Italia ad esempio, con Teheran avrebbe un accordo da un miliardo di Dollari per il potenziamento delle ferrovie.

Se entro questi sessanta giorni non accadrà nulla, dichiarano dal governo iraniano, allora la Repubblica Islamica potrebbe avviare un ulteriore arricchimento dell’uranio. L’accordo del 2016 è sempre più appeso ad un filo.

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