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Per salvare il settore turistico l'Egitto spedisce gli imam in spiaggia

Il disastro aereo nel Sinai potrebbe costare caro. Il ministero mette da parte il pudore e spedisce al mare il clero

Per salvare il settore turistico l'Egitto spedisce gli imam in spiaggia

In Egitto sono preoccupati. Tanto e giustamente. Il disastro aereo che ha causasto la morte di 224 persone nel Sinai rischia di ripercuotersi pesantemente sull'industria turistica, soprattutto su Sharm el-Sheikh, e le previsioni di perdita parlano di un danno da calcolare in centinaia di milioni di dollari.

Se lo stop ai voli sullo scalo egiziano imposto da diverse compagnie dovesse continuare per tre mesi, avvertono, le perdite potrebbero ammontare a 800 milioni di dollari. Una cifra che annuncia il ministro del Turismo egiziano, Hisham Zaazou, e un rischio che il regime proverà ad arginare con un piano da 5 miliardi annunciato ieri sera, che comprende anche uno sforzo promozionale diretto al mercato britannico e russo.

Non tutte le compagnie hanno fermato i voli su Sharm. La compagnia di bandiera EgyptAir ha annunciato da questo sabato un regime di sconti che durerà fino a metà dicembre, approvato dal ministro dell'Aviazione Hossam Kamal, e anche gli altri uomini del gabinetto di Sisi si stanno muovendo per contrastare le potenziali perdite al settore turistico.

Tra le iniziative più curiose quella del ministero per gli Affari religiosi, che ha dato agli imam il permesso di "mescolarsi" ai turisti stranieri, anche se in spiaggia dovessero

esserci donne occidentali dai costumi poco casti e deciso di organizzare una serie di viaggi verso le località turistiche, resort del Mar Rosso compresi, per il "clero" egiziano e gli impiegati statali con le loro famiglie.

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