L'inferno delle rapite dall'Isis: in molte scelgono il suicidio

Percosse, abusi, torture e stupri: così le yazide concesse come trofei ai miliziani o vendute come schiave sessuali

L'inferno delle rapite dall'Isis: in molte scelgono il suicidio

Molte donne della minoranza yazida che sono state rapite dai jihadisti dei violenti miliziani dello Stato islamico scelgono il suicidio piuttosto che sposare o diventare schiave sessuali dei miliziani. Il rapporto diffuso da Amnesty International è un vero pugno allo stomaco. Percosse, abusi, torture e minacce. E, ovviamente, violenze sessuali. È così che i fedeli del califfo Abū Bakr al-Baghdādī.

Dopo che migliaia di uomini, donne e bambini della minoranza nord-irachena sono finiti nelle sanguinarie mani dei jihadisti dell'Isis, il sangue di innocenti ha iniziato a scorrere. Secondo le testimonianze, gran parte degli uomini vengono uccisi o costretti a convertirsi all'islam. Le donne, invece, vengono in genere concesse come trofei ai jihadisti oppure vendute come schiave sessuali. Nel report Fuga dall'inferno Amnesty International ha raccolto le testimonianza di una trentina di donne tra le 300 circa che sono riuscite a fuggire dal Califfato.

Jilan aveva solo 19 anni quando è stata catturata. La sua famiglia ha poi saputo che si è suicidata. "Eravamo 21 ragazze in una stanza - ha raccontato la 20enne Luna alla ong - due di loro erano giovanissime, di 10 o 12 anni. Un giorno ci sono stati dati vestiti da danzatrici e ci è stato detto di fare un bagno e di indossarli. Jilan si è uccisa nel bagno. Si è tagliata ai polsi e si è impiccata. Era molto bella e sapeva che sarebbe stata portata via da un uomo. Per questo si è uccisa". Altre testimoni hanno raccontato di percosse, abusi, torture e minacce, oltre che di stupri. Alcune donne erano concesse a uomini già sposati, spesso combattenti stranieri arrivati da paesi occidentali per unirsi all'Isis. Alcune delle yazide fuggite hanno raccontato come le mogli spesso cercassero di aiutare le prigioniere, ma non avevano il potere di intercedere per loro. In alcuni casi, invece, riuscivano ad aiutarle a fuggire. "Per noi era più di una madre - ha raccontato una ex prigioniera a proposito di una donna dell’Is che ha aiutato alcune prigioniere a fuggire, rischiando la propria vita - Non potrò mai dimenticare quella donna, ci ha salvate".

Al contrario di ebrei e cristiani, che per i musulmani appartengono come loro alle "religioni del libro", gli yazidi vengono considerati dagli estremisti dell'Isis come gente senza alcun diritto, in quanto adoratori del diavolo.

Per questo, il gruppo terroristico considera legittimo ucciderli, abusare di loro o usarli come schiavi. Un numero di Dabiq, la rivista al soldo del Califfato, è stato dedicato proprio alla schiavitù illustrandone la legittimità e i vantaggi.

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