L'Isis sbarca anche in America: spari alla mostra su Maometto

Freddati i due attentatori: sono simpatizzanti dell'Isis. Volevano colpire la mostra sulla libertà di espressione in cui erano esposte vignette su Maometto. Sostieni il reportage

L'Isis sbarca anche in America: spari alla mostra su Maometto

A quattro mesi dagli attacchi di Parigi contro il settimanale Charlie Hebdo la paura arriva fino negli Stati Uniti. Ieri sera a Garland, un sobborgo di Dallas, due terroristi simpatizzanti dello Stato islamico hanno cercato colpire il Curtis Culwell Center, dove era in corso la mostra di vignette sul profeta Maometto a cui partecipava il politico ultraconservatore olandese Geert Wilders. La manifestazione, organizzata dalla American Freedom Defense Iniziative, era stata preceduta da infuocate polemiche perché bollata come "islamofoba".

Due uomini a bordo di un’auto hanno raggiunto la sede dell’evento, il Curtis Culwell Center, poco prima della sua conclusione e, dal parcheggio antistante l’edificio, hanno aperto il fuoco con fucili d'assalto ferendo un addetto alla sicurezza disarmato. I poliziotti hanno risposto agli spari uccidendo i due uomini. Una squadra di artificieri è stata chiamata sul posto per ispezionare l’auto nel timore che vi potessero essere esplosivi e, a quanto si apprende, sul luogo della sparatoria è poi entrata in azione anche l’Fbi. La zona è stata immediatamente transennata mentre all'interno dell’edificio sono rimaste una quarantina di persone che avevano partecipato all'evento organizzato a difesa della libertà di espressione. All’evento era legata la mostra Mohammad art exhibit and contest, che esponeva vignette raffiguranti Maometto, e una competizione che avrebbe premiato il disegno più efficace con 10mila dollari. Gli organizzatori hanno affermato di aver ricevuto per il concorso "oltre 350 vignette di Maometto provenienti da tutto il mondo".

Gli assalitori sono simpatizzanti dell'Isis. Uno dei due, in particolar modo, aveva gurato fedeltà al Califfato poco prima dell'attacco. Si tratterebbe di Elton Simpson, residente a Phoenix (Arizona) e già finito nella lente degli agenti federali che, 5 anni fa, lo accusarono di volersi recare in Africa per unirsi a un gruppo terroristico. "Io e mio fratello abbiamo giurato fedeltà a Amir al Mùmineen ("comandante dei fedeli", titolo tradizionale del califfo) - ha scritto in un tweet con l’hashatag #texasattack - possa Allah accettarci come mujaheddin". Site, l’organizzazione americana specializzata nella sorveglianza dei siti jihadisti, ha rilanciato una serie di tweet del 3 maggio in cui un Abu Hussain al Britani conferma che "due fratelli hanno aperto il fuoco contro l’esposizione artistica del profeta Maometto in Texas". "Pensavano di essere al sicuro in Texas dai soldati dello Stato Islamico", aggiunge lo scrivente il cui pseudonimo, secondo Site, nasconde l’identità del jihadista britannico dell’Isis, Junaid Hussain. L’uomo ha retwittato la rivendicazione degli assalitori che si qualificano come mujaheddin.

Il secondo uomo è invece Nadir Soofi. A scriverlo è il Washington Post, che lo identifica come un 34enne, coinquilino del primo attentatore.

Le forze di sicurezza a Garland ritengono che non vi siano altre persone coinvolte nell’attacco. In vista dell’evento era stato previsto un rafforzamento della sicurezza attorno all’edificio, tra i poliziotti in servizio e guardie private impiegate per l’occasione. Prima di ieri sera, però, non ci sono state minacce o sentori di pericolo prima dell’evento.

Non resta che capire se si sia trattato di "lupi solitari" come accaduto a Copenaghen o se sia stata un’azione legata ad

una organizzazione. Fonti del Fbi sentite dal quotidiano Washington Post sembrano dare forza alla prima ipotesi. I due "non erano direttamente legati" a nessuna organizzazione internazionale di stampo terroristico.

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