Madaya e le altre città della Siria dove i civili muoiono di fame

Migliaia di persone al freddo e senza cibo. Il costo di un kg di riso può raggiungere i 200 dollari e il latte in polvere 400. L'Onu: un convoglio umanitario potrà raggiungere la zona posta sotto assedio

La foto risale al 7 ottobre 2015 ed è stata scattata a Ghouta Est. Non si riferisce, dunque, al dramma di Madaya
La foto risale al 7 ottobre 2015 ed è stata scattata a Ghouta Est. Non si riferisce, dunque, al dramma di Madaya

Il governo di Assad ha permesso a un convoglio umanitario di raggiungere Madaya, una cittadina di montagna posta a circa 40 km a ovest di Damasco, da mesi circondata dalle milizie sciite di Hezbollah. La popolazione civile soffre la fame e il freddo: da giorni Madaya è sotto una coltre di neve e in città manca il combustibile per riscaldare le case. I mezzi umanitari dovrebbero arrivare nei prossimi giorni, come ha fatto sapere Melissa Fleming, portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati. Si è tornati a parlare del dramma di Madaya dopo che sui social network sono circolati diversi filmati che mostrano la gravità della situazione, con persone ridotte a pelle e ossa. L'autenticità dei filmati non è verificata in modo indipendente: precisazione d'obbligo visto che i sostenitori di Assad sostengono che in questo, come in altri casi, le denunce siano uno dei tanti strumenti di propaganda volti a delegittimare il regime.

Fonti mediche locali sostengono che nelle ultime settimane a Madaya sono morte di stenti almeno venti persone. "42mila persone - dice Yaqoub al Hillo, il più alto rappresentante dell'Onu presso il governo siriano - sono a rischio di inedia". Lo stesso Hillo rivela che questi 40mila sono solo un decimo delle persone da tempo intrappolate in diverse zone della Siria poste sotto assedio, o da parte delle truppe controllate dal regime, o dalle milizie dell'Isis. Anche la Mezzaluna Rossa parla di almeno 40mila persone a cui servono aiuti immediati: "Si tratta di un’area completamente circondata da montagne coperte di neve – spiega la portavoce Abeer Etefa -. Finora sole pochissime quantità di cibo potevano arriva da tunnel, ma a costi spaventosi". Il triste destino della fame e della sofferenza della guerra accomuna i cittadini di Madaya a quelli di Fuaa e Kafraya, nel nord ovest del Paese: qui i ribelli anti Assad e i loro alleati qaedisti assediano le due cittadine sciite, difese anche da Hezbollah.

"Noi che colpa abbiamo? I miei bimbi possono mangiare solo foglie ed erba. Stanno morendo. Portateci armi, portateci angeli. Per misericordia, aiutateci". Queste parole disperate arrivano da uno degli abitanti di Madaya. L’uomo che si vede nel video (uno dei tanti che circolano in rete? è disperato: "La gente sta morendo al rallentatore – racconta Louay, anche lei prigioniera da un mese -. Mangia foglie, fiori fatti crescere nei vasi in casa. Io ho mangiato un petalo, amarissimo, ma non abbiamo altro".

Secondo l'attivista Nasir Ibrahim, che si trova a Madaya, "il costo di un kg di riso in questa zona può raggiungere i 200 dollari e il latte in polvere è quasi un bene di lusso, per il quale si pagano circa 400 dollari. All'interno della città i civili provano a sopportare nel migliore dei modi possibili le basse temperature invernali, dal momento che non c'è combustibile per alimentare le stufe e si prova a riscaldarsi bruciando i pezzi di legno che si trovano. Per fortuna "l'acqua c'è perché la città è coperta di neve". Pure le medicine scarseggiano a Madaya: resta solo un ospedale da campo "con molti pochi strumenti e risorse".

Anche Medici senza frontiere (Msf) denuncia la grave situazione umanitaria che c'è a Madaya, sottolineando che l'ultima consegna di cibo risale allo scorso 18 ottobre. Secondo quanto risulta a Msf, sono 23 le persone morte di fame, sei delle quali bambini di meno di un anno, nel centro sanitario che riceve appoggio proprio dall'organizzazione dallo scorso 1° dicembre. Medici senza frontiere ha invitato a una consegna immediata di medicine, chiedendo l'evacuazione urgente dei malati.

La ong Save the children si è unita al coro degli appelli per aiutare Madaya e ha avvertito che "nei prossimi giorni moriranno ancora altri bambini a meno che in città non arriveranno beni di assistenza vitale come medicine, carburante e cibo".

Il dramma di Madaya

In questa cittadina di montagna rimangono asserragliati gli ultimi combattenti di Zabadani, il principale centro urbano che nel 2012 si era rivoltato contro Assad e che costituiva una seria minaccia ai lealisti. Dopo la distruzione quasi completa di Zabadani da parte di Hezbollah, l’estate scorsa, i resistenti locali erano stati lasciati fuggire a Madaya. L’accordo per l’evacuazione di Zabadani prevedeva anche la messa in salvo dei civili di Fuaa e Kafraya. Ma l’avvio della campagna aerea russa dal 30 settembre ha rallentato l’applicazione dei punti della tregua e, di fatto, le due cittadine sciite sono rimaste sotto assedio. Da qui, la decisione di Hezbollah e di Damasco di affamare Madaya per stroncare definitivamente le opposizioni.

Precisazione sulla foto

Lo scatto che ritrae il

bambino ridotto a pelle e ossa, contrariamente a quanto reso noto dalle agenzie di stampa in un primo momento, non si riferisce al dramma di Madaya. Sul web ne gira una uguale, con la dicitura Ghouta Est 7 Ottobre 2015.

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