Il Venezuela ha avviato in questi giorni un duro scontro diplomatico con la vicina Guyana. Caracas ha infatti cominciato a rivendicare con forza la sovranità sulle risorse petrolifere presenti in una regione posta al confine tra le due nazioni.
La Repubblica bolivariana ha di recente disconosciuto il verdetto, emesso da un tribunale internazionale nel 1899, che assegnava alla Guayana il territorio conteso, situato tra i fiumi Cuyuni ed Essequibo. L’esecutivo Maduro ha giustificato tale svolta accusando di “faziosità” la sentenza in questione ed evidenziando la “necessità del popolo venezuelano” di “accedere alla ricchezza” presente nel sottosuolo della regione rivendicata. Ad avviso del leader socialista, infatti, nella regione compresa tra i due corsi d’acqua vi sarebbero idrocarburi quantificabili in “cinque miliardi di barili”, risorse “imprescindibili” per risollevare la nazione bolivariana dalla drammatica crisi economica in cui versa. Caracas, al fine di “presidiare” il territorio situato tra il Cuyuni e l’Esequibo, ha quindi inviato al largo della costa della Guyana diverse “unità navali”.
Georgetown ha subito bollato come “aggressive” e “illegittime” le rivendicazioni venezuelane e ha lanciato un’offensiva diplomatica che si dispiega su più fronti. In primo luogo, la Guyana ha investito la Corte internazionale di giustizia del compito di stabilire in maniera definitiva chi è il vero detentore della sovranità sulla regione contesa. Tale Paese ha inoltre convocato di recente una riunione d’emergenza della Comunità caraibica (Caricom), la quale ha adottato una risoluzione di condanna nei confronti delle “gravi ingerenze” ordinate da Maduro ai danni di Georgetown.
Lo Stato confinante con la Repubblica bolivariana ha infine esercitato pressioni sulle autorità americane affinché queste lanciassero un forte avvertimento a Caracas. Il Dipartimento di Stato ha così emesso di recente un duro comunicato all’indirizzo della leadership chavista, accusata di “minacciare palesemente la sovranità di una nazione vicina”. Tale documento precisa che, se Maduro non “cesserà immediatamente” di reclamare le risorse petrolifere formalmente spettanti a Georgetown, gli Stati Uniti “interverranno con decisione a difesa della Guyana”.
Il comunicato del Dipartimento di Stato Usa è stato subito bollato dalle autorità di Caracas come una “brutale ingerenza” di Washington negli “affari interni dell’America latina”.
Il ministero degli Esteri della Repubblica bolivariana, tramite una nota, ha infatti definito “arroganti” le dichiarazioni rese dal governo statunitense a difesa di Georgetown e le ha poi bollate come il “simbolo dell’imperialismo Usa“.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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