L'ambasciatore russo Sergey Razov, che opera in Italia, parla di "caccia alle streghe" sulla missione che la Russia ha predisposto nel Belpaese poco dopo lo scoppio della pandemia da SarsCov2.
La questione è balzata agli onori delle cronache in questi giorni, con molti dubbi sollevati nei confronti di "dalla Russia con amore" (il nome della missione): il Copasir ha tuttavia smentito che si sia trattato di un'operazione d'intelligence, ipotizzando al limite la propaganda quale una delle finalità. In ogni caso, alcuni ex membri del governo giallorosso, come l'ex ministro Teresa Bellanova, hanno anche rimarcato come l'ex premier Giuseppe Conte non abbia coinvolto il resto del Consiglio dei ministri sull'operazione dei russi. Il che può aver contribuito ad alimentare sospetti.
L'ambasciatore Sergey Razov, che ha parlato per mezzo di una conferenza stampa convocata a piazzale Clodio a Roma, ricorda il clima dell'epoca: "Due anni fa sono stato in aeroporto aeronautica militari con gli ufficiali che accoglievano questi voli. C'era il ministro degli Esteri e il capo di Stato maggiore italiano", ha detto questa mattina, così come ripercorso dall'Agi.
Poi la stoccata diretta a chi, stando al parere del diplomatico, non sarebbe riconoscente per quanto messo in campo dalla Federazione russa contro il Covid19: "Facevamo solo quello che veniva detto dai colleghi italiani - ha continuato - . La missione russa è terminata quando l'Italia ha proposto di terminarla. Le autorità italiane hanno espresso gratitudine nel 2020 per quanto fatto. Al popolo italiano è stata tesa una mano di aiuto, ma se qualcuno la morde non è onorevole". Razov ha anche sottolineato di aver rispettato le indicazioni delle autorità italiane sulle destinazioni della missione.
Sempre secondo quanto riportato dall'Agi, l'ambasciatore ha detto la sua anche sul perché, sempre dal suo punto di vista, la questione della missione russa in Italia sia tornata d'attualità: "Se dopo due anni riemerge questa storia è forse per motivi di politica interna sui quali noi non interferiamo - ha continuato -. Provo vergogna per questa caccia alle streghe. Ma sono cose vostre e la prima legge della diplomazia è non interferire in affari interni del Paese".
L'ambasciatore ha espresso la sua preoccupazione per l'invio delle armi anche da parte della nostra nazione: "Ci preoccupa che gli armamenti italiani saranno utilizzati per uccidere cittadini russi", ha dichiarato a stretto giro. Dopo aver specificato che la richiesta dei pagamenti in rubli corrisponde ad una contromossa rispetto alle sanzioni comminate, si è augurato un "buon esito" dei negoziati con l'Ucraina.
Per quanto riguarda i civili colpiti a Mariupol come in altre città della nazione presieduta da Zelensky, Razov ha detto quanto segue: "Per quel che riguarda la popolazione civile che è presente a Mariupol e nelle altre città, i militari russi
stanno proponendo di aprire dei corridoi umanitari per consentire a queste persone di lasciare le aree dei combattimenti. Dovreste sentire ambedue le parti e non seguire i messaggi propagandistici della parte ucraina".
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