Il progetto è stato presentato ieri, nel corso della visita al Cairo di re Salman, sovrano dell'Arabia Saudita, e ha l'odore delle idee già sentite, perché la prima volta che se n'era parlato non era ancora il 2011 e nella capitale egiziana le cose erano in mano a Hosni Mubarak, poi deposto dalla Primavera.
Anni dopo si torna a parlare di un ponte per collegare via terra il Cairo e Riad, un'opera mastodontica che il re saudita e il presidente egiziano sembrano determinati a portare a termine e che porterebbe a collegare la parte meridionale del Sinai con la città di Ras Hamid, generando una serie di importanti vantaggi per entrambi i Paesi arabi.
Da un lato c'è la questione religiosa: in Arabia Saudita si trovano i due luoghi più santi dell'islam, le città di Mecca e Medina, e un ponte che porti all'Egitto, passando per l'isola di Tiran, consentirebbe ai pellegrini di evitare percorsi più lunghi e meno sicuri, come quelli garantiti dalla linee di traghetti che attraversano il Mar Rosso.
Non c'è tuttavia soltanto questa motivazione a giustificare il progetto da 5 miliardi di dollari, perché un ponte dal Sinai meridionale - questa almeno è l'intenzione - potrebbe essere uno strumento per sopperire al netto calo del turismo dovuto ai timori legati al terrorismo e garantire posti di lavoro ai beduini delle tribù, in una penisola che deve già convivere con il problema dell'islamismo degli uomini che furono di Bait al-Maqdis e ora sono il Wilayat Sinai.
"Questo passo storico per collegare i due continenti, Africa e Asia, - ha commentato re Salman in televisione - aumenterà il commercio tra i due continenti a livelli mai visti prima". Il ponte allo studio avrà il nome del re saudita. Vecchi progetti, che non è chiaro se saranno ripresi, parlavano anche di una linea ferroviaria accanto alla strada principale.
Se verrà realizzato, il ponte non sarà la prima maxi-opera del nuovo corso egiziano, che
ha già visto l'inaugurazione del "secondo" canale di Suez ad agosto 2015. È tuttavia un altro, chiaro esempio della vicinanza tra il Cairo e la monarchia saudita, che dal giorno del golpe sostiene a suon di petrodollari il presidente al-Sisi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.