Ecco tutti i rischi del #metoo

Anni di abusi e soprusi, poi lo scandalo Weinstein e l'esplosione del movimento #metoo che sta radicalmente cambiando la società americana, non senza dismisure

Ecco tutti i rischi del #metoo

Quando nel 1998 Gwyneth Paltrow, durante il Late Show di David Letterman, disse che Harvey Weinstein "può obbligarvi a fare una o due cose", nessuno avrebbe mai immaginato lo tsunami che si sarebbe abbattuto di lì a una ventina di anni su Hollywood, sugli Stati Uniti e via via sul mondo interno. Al tempo era del tutto inimmaginabile che una giuria di New York avrebbe potuto condannarlo a 23 anni di carcere dopo averlo ritenuto colpevole di "stupro di terzo grado e atti sessuali criminali di primo grado". Alla fine a inchiodarlo fu la denuncia di una sola attrice, Jessica Mann, ma, da quando nell'ottobre del 2017 il New York Times e il New Yorker diedero voce a una dozzina di donne che a vario titolo lo accusavano di molestie, aggressioni e violenza, il numero delle vittime è lievitato di giorno in giorno arrivando, secondo Claire Tervé dell'Huffington Post, a una novantina abbondante.

Cosa avrà provato, quando gli si sono chiuse definitivamente addosso le porte del carcere, un uomo come Harvey Weinstein, che fino a un attimo prima teneva il mondo stretto nel palmo delle proprie mani? Non è dato saperlo. Chissà se nel momento in cui il giudice ha emesso la sentenza ha colto la portata dell'effetto domino che la sua condanna avrebbe scatenato. Secondo Emma Cline, che qualche anno fa ha già avuto modo di farsi notare sollevando non poche polemiche col libro (Le ragazze, edito in Italia da Einaudi) sulle giovanissime che bazzicavano la comune di Charles Manson e che si sono macchiate del massacro nella villa di Sharon Tate a Los Angeles, fino all'ultimo Weinstein era convinto di potercela fare. "Non c'erano alternative", scrive nel suo ultimo romanzo, Harvey (Einaudi), in cui immagina l'ultimo giorno di libertà prima della sentenza. "L'avrebbero prosciolto. Come poteva essere diversamente? Era l'America, quella. Forse c'era stato un momento, un giorno, due, in cui tutto era cominciato, in cui aveva creduto che fosse arrivata, eccola lì, la fine della strada". Certo, c'era il precedente di Jeffrey Epstein, morto in cella l'anno prima in circostanze che non sono state ancora del tutto chiarite. Ma quella era una storiaccia di abusi sessuali su minorenni date in pasto a politici. Nulla a che fare con lui, eppure... Eppure, come scrive la Cline, "capiva Epstein che si era impiccato in cella, perché come sarebbe stata la vita, dopo? Niente più cene, niente più rispetto, niente più paura e ammirazione a fare da respingenti tenendoti in una specie di piacevole trance, il mondo che si sagomava intorno a te. Avere avuto tutto questo e poi perderlo era impensabile, intollerabile".

Harvey Weinstein

Un campanello d'allarme, nella testa di Weinstein, avrebbe potuto anche accendersi nel 2015 quando la polizia lo aveva interrogato dopo che una modella 22enne, Ambra Gutierretz, lo aveva accusato di palpeggiamenti. L'accusa finì presto in niente. Almeno finché nel 2017 il New York Times e il New Yorker non l'hanno inchiodato intervistando altre vittime. A quel punto non è più riuscito ad arginare il maremoto che gli si è riversato contro. Se il caso Epstein ha solo lambito alcuni politici, che probabilmente hanno gradito le ragazzine fornite dall'imprenditore newyorchese sulla sua isola privata di Little Saint James o nella sua villa di Miami, lo scandalo Weinstein ha scatenato un movimento contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne che ancora oggi sta profondamente modificando la società statunitense. Il #metoo è esploso in tutta la sua potenza il 15 ottobre del 2017 quando, riprendendo un'espressione dell'attivista Tarana Burke, Alyssa Milano ha invitato su Twitter tutte le donne a "dare alle persone un'idea della grandezza del problema". "Alla fine della giornata - si legge su Wikipedia - (l'hashtag, ndr) era stato già rilanciato 200mila volte e 500mila volte dopo due giorni. Su Facebook è stato usato da più di 4,7 milioni di persone in 12 milioni di post nelle prime 24 ore".

Proteste contro Weinstein

Per capire cosa è diventato oggi il #metoo bisogna leggere Questo è il piacere (Einaudi). Una novantina di pagine in tutto, poco più di un racconto, eppure l'ultimo lavoro di Mary Gaitskill rende molto bene l'idea di un fenomeno i cui confini non sono sempre definiti. "Mi rendo conto che il modo in cui mi sono sempre comportato nel mondo non è sempre stato piacevole per chi mi stava intorno". A parlare è Quinn, un editor in gamba e di successo travolto da uno scandalo che non solo gli porterà via il lavoro ma che lo farà anche diventare un paria all'interno del proprio ristretto, esclusivo circolo. "Appartengo a una generazione che colloca libertà e schiettezza al di sopra delle buone maniere - ammette lui - stesso e ho agito in base a questi principi, tavolta provocando, magari addirittura sbeffeggiando. Talvolta forse mi sono spinto troppo in là, sono stato troppo curioso, troppo socievole, magari un tantino troppo arrogante. Ma...". Ma lui alle donne non ha mai fatto del male. Certo, ha valicato (anche se di poco) quel limite che un uomo sposato o un capo corretto non dovrebbero mai e poi mai superare, ma non ci troviamo ad avere a che fare con un predatore. Tanto che la mogli glielo rinfaccia: "Non sei manco un predatore. Sei un buffone. Un gretto, strisciante, subdolo buffone. È questa la cosa insopportabile". La domanda è semplice: basta a condannarlo? Secondo la sua migliore amica, no. Anche perché tra chi sottoscrive l'appello per bandirlo dal mondo dell'editoria ci sono una scrittrice che Quinn ha scoperto ed aiutato a pubblicare il primo romanzo e un'ex collega che lui stesso ha aiutato a crescere professionalmente. "È così terribile, così assurdo - ammette lui stesso - assurdo che io abbia fatto certe cose, sì. Assurdo anche che Caitlin occupi una posizione che l'ho aiutata io a raggiungere e che, da quella posizione, mi accusi di cose di cui si è resa complice. Più assurdo ancora che la definiscano coraggiosa".

Molte delle donne che accusano Quinn non lo frequentavano solo in ufficio. Ci andavano fuori a pranzo, venivano costantemente invitate ai party esclusivi che era solito organizzare a casa, conoscevano piuttosto bene la moglie e solo di rado avevano esternato il proprio fastidio nei suoi confronti. È in questo modo che la Gaitskill mette il lettore davanti a certi eccessi generati dal #metoo e lo obbliga a chiedersi se una lotta sacrosanta non possa finire a creare dei mostri.

Lo stesso Quinn, ripensando a quando il #metoo non esisteva ancora, si chiede come avrebbero reagito le ragazze di allora: "Se quelle ragazze fossero ragazze di oggi, mi chiedo, si definirebbero 'aggredite' se qualcuno mettesse loro la mano sul ginocchio? Direbbero che erano troppo 'impietrite' dalla costernazione per fermarlo? Com'era diversa la storia che raccontavamo di noi, allora. Quanto eravamo consapevoli che era una storia".

Questo è il piacere di Mary Gaitskill

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