Un 64enne di Urumqi di etnia Wu trascorre i giorni come gli altri anziani in pensione, anche se, rispetto agli altri, è ben più occupato. Nei pressi di Erdaqiao ha un negozio di strumenti musicali, aperto con il proprio nome, piccolo ma molto rinomato. Tranne che per le grandi feste, l’anziano si reca ogni giorno in bottega per dare un’occhiata ai suoi preziosi strumenti, effettuare lui stesso alcuni passaggi del processo di lavorazione, mai dimenticando di portare a casa alcuni piccoli pezzi, sempre con ore di lavoro aggiuntive e... senza farlo sapere ai figli.
Si chiama Abdursopur, in passato ha lavorato per la Compagnia Artistica di Muqam, fabbricando strumenti musicali per i suonatori d’orchestra. Ad un certo punto della sua attività si è dovuto ritirare per malattia e, dopo la guarigione, non potendosi separare dalla propria passione, ha aperto quel piccolo negozio dove dice di andare a costruire strumenti musicali,ogni volta che può uscire di casa. Abdursopur è entrato per la prima volta in contatto con il dombra, uno strumento etnico, ai tempi della scuola elementare, gli piacque subito, iniziò a suonarlo per poi, pian piano, intraprendere la strada della costruzione artigianale di strumenti musicali. “Il dombra mi affascinò sin da bambino, quando lo presi in mano per la prima volta era il 1962 e da allora ho accumulato oltre 50 anni di esperienza. A casa mia c’era già una lunga storia di produzione di strumenti musicali dello Xinjiang. Ho studiato insieme ad altri giovani e sono stato un apprendista fino a quando ho aperto la mia bottega, passando dal costruire strumenti per gli altri al produrli in modo indipendente”.
Il dombra è uno strumento a corde, molto popolare in genere tra la popolazione di etnia kazaka e diffuso soprattutto ad Altay e Yili, aree kazake nel Nord dello Xinjiang. A Urumqi molti sono in grado di fabbricare gli strumenti tipicamente uiguri, tamburi e Rawap (uno strumento a corde dal lungo collo), mentre coloro che sanno costruire un dombra sono pochi. La costruzione è laboriosa e nel magazzino di Abdursopur vengono impiegate dalle 7 alle 10 persone per completarla. “E’ un procedimento complicato. Generalmente gli strumenti si dividono in tre categorie: per la fascia alta è necessaria una settimana di lavoro, per l’intermedia servono circa dai tre ai sei giorni, meno ovviamente per la qualità base. Il processo di fabbricazione consiste in una decina di fasi: due-tre giorni per fargli assumere la forma standard, quindi occorre lucidarlo, dipingerlo, aggiungere piroli e corde e, infine, accordarlo. Ad eccezione della lucidatura e della pittura l’intero processo è realizzato a mano”.
E le mani sono di Abdursopur, durante tutte le fasi fondamentali della fabbricazione. Ci parla dell’importanza della materia prima, spiegando che occorre trovare buon legno di pino o di gelso, scegliere una misura standard e procedere, infine, con una raffinata produzione artigianale. “Di solito ci dividiamo i compiti: in genere io mi occupo delle parti principali e gli apprendisti di quelle secondarie e più semplici, come la decorazione. L’accordatura, che è fondamentale, l’eseguo sempre io”. L’artigianato degli strumenti musicali etnici dello Xinjiang è arte e accuratezza: sulla cassa e sul manico sono visibili decorazioni in bianco e nero, create inserendo a scacchiera minuscoli tasselli. E non si può che restare ammirati del gusto estetico delle etnie uigura e kazaka.
“I dombra con mosaico a scacchiera in bianco e nero sono strumenti di qualità piuttosto elevata e vengono decorati usando corna e ossa di bue. Questa manipolazione richiede un grande impegno ma il risultato raggiunto dopo la lucidatura è davvero splendido, del tutto diverso dalle decorazioni in plastica. Sulla base delle richieste dei clienti possiamo fornire tre livelli di ornamenti: ossa di bue, plastica e carta. Le mini-decorazioni in ossa o plastica, dopo essere state tagliate a macchina, vengono comunque tutte inserite nel legno a mano”. Le corde del dombra solitamente sono due, originariamente prodotte con l’intestino di bue e ora, grazie ai progressi della tecnica, ne esistono di nylon. Abbdursopur spiega che usare questo materiale sintetico influenza però la qualità del suono dello strumento, motivo per cui... preferisce la tecnica di costruzione tradizionale.
Poiché nello Xinjiang lui è una celebrità, davanti alla sua bottega c’è sempre una lunga coda di musicisti giunti per commissionargli gli strumenti. E pare che per farsene costruire uno da lui occorra attendere almeno uno o due mesi. In genere ogni famiglia dello Xinjiang possiede uno o due strumenti di tal fatta e non mancano le richieste provenienti dagli Istituti Musicali della provincia, da altre regioni e addirittura dall’estero. Ruthanne Mahone è, tra gli occidentali, piena di ammirazione per il fascino degli strumenti etnici dello Xinjiang. Questa giovane donna statunitense, con specializzazione universitaria in lingue e cultura dell’Asia orientale, è entrata in contatto con la musica dello Xinjiang durante un viaggio in Cina del 1997 e, da al lora, il suo interesse è cresciuto talmente da portarla, nel 2006, ad una decisione: andare nello Xinjiang a studiare la musica etnica locale. Tenace per natura, Ruthanne ha deciso poi di restare ed ha intrapreso gli studi al Conservatorio dello Xinjiang. Ha addirittura imparato, da autodidatta, l’uiguro per potersi fondere meglio con la cultura locale.
Un giorno, per caso, s’imbatté nel negozio di Abdursopur. La solida scrupolosità, la sincerità e l’onestà di Abdursopur e l’infatuazione di Ruthanne per la cultura e la musica etnica orientale fecero sì che i due simpatizzassero sin dall’inizio e avviassero una collaborazione. Attualmente Ruthanne ha registrato un marchio di chitarre ed ha invitato Abdursopur a fabbricare, su ordinazione dei membri delle orchestre statunitensi, chitarre con caratteristiche uniche, realizzate seguendo le tecniche artigianali di costruzione di strumenti musicali etnici dello Xinjiang. Secondo Ruthanne, la chitarra, lo strumento a corde più diffuso in Occidente, può instaurare un dialogo culturale, che supera le distanze, con le etnie dello sconfinato Xinjiang.
“Ciò che spero è che s’arrivi a suonare l’antico strumento della chitarra con la tecnica degli uiguri e presentare così agli occidentali gli antichi strumenti uiguri con il loro stile e la loro tecnica unici, permettendo una maggiore comprensione della ricchezza della cultura musicale di quest’etnia. Magari potremo un giorno creare un nuovo strumento musicale e tramandare la nostra tradizione e la nostra cultura millenarie”. Accompagnato dal dombra da quasi mezzo secolo, l’anziano Abdursopur, un po’ timido durante l’intervista, spinto dall’abitudine, inizia a lucidare alcuni pezzi che ha in mano e, di tanto in tanto, va in un angolo per aggiungere carbone al forno dove si sta sciogliendo la colla. Dice che, altrove, gli strumenti etnici possono andare incontro a stagioni alte e basse ma che nello Xinjiang tutte le stagioni dell’anno sono alte e che “deve fare gli straordinari quasi quotidianamente”.
I suoi due figli maschi sono coinvolti nel tramandarne la tradizione e la fama: uno lavora nell’officina del padre mentre l’altro si è già fatto largo da solo, ritagliandosi un suo spazio con una propria officina. Per timore che il vecchio Abdursopur si affatichi sua figlia Aman lo interrompe più volte durante l’intervista, racconta che il padre ama davvero troppo questo strumento musicale e mentre realizza con attenzione ogni passaggio a nessuno è permesso di disturbarlo.
Ha un proprio studio personale, minuscolo, in cui realizza quasi tutti i passaggi chiave dell’intera procedura, inclusa l’accordatura, e se anche se qualcuno bussasse alla porta, lui non apre. In cuor suo, realizzare in serenità e in silenzio un dombra nel suo piccolo studio è la cosa più gradevole che possa esistere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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