La verità sul video modificato solo per infangare i poliziotti

La frase "cerchiamo di ammazzarli col fumo" modificata in "cerchiamo di ammazzarne qualcuno" per provocare una precisa reazione emotiva contro la Polizia

La verità sul video modificato solo per infangare i poliziotti

Da qualche ora circola un video, pubblicato dal portale Fanpage.it, effettuato durante le proteste di Milano avvenute poche ore fa. Il video originale, effettuato alle spalle di una linea di poliziotti in tenuta antisommossa, immortala le parole di un funzionario (probabilmente) che afferma: "Se, porca puttana, si avvicinano un'altra volta avanziamo tutti quanti, spariamo e cerchiamo di ammazzarli col fumo" (Guarda).

Frase riportata, testualmente, nel video originale pubblicato da Fanpage.it. Tuttavia in queste ore lo stesso video è stato digitalmente modificato da ignoti, alterando la parte finale del testo. La frase "cerchiamo di ammazzarli col fumo" è stata modificata in "cerchiamo di ammazzarne qualcuno". Chi ha modificato il video, divenuto immediatamente virale, lo ha fatto solo per uno scopo: provocare una precisa reazione emotiva nel popolo contro la polizia, espressione dello Stato sul campo.

I due screenshot allegati a corredo del testo spiegano bene l’intervento digitale effettuato. Nel primo possiamo leggere la trascrizione originale effettuata da Fanpage.it. Nel secondo il video modificato con la falsa trascrizione.

L'analisi del video

Chi ha modificato digitalmente il video era perfettamente consapevole delle capacità virali del materiale che avrebbe ottenuto. La scelta del video, infatti, non è casuale. Ciò denota una certa capacità IW in colui che ha materialmente proceduto alla modifica digitale. Procediamo ad una veloce analisi del materiale. La durata complessiva del video modificato è di nove secondi per un file che si è diffuso velocemente sui social grazie agli immediati tempi di download. Dal video è impossibile leggere il labiale del funzionario che parla davanti i propri uomini. Non abbiamo, quindi, un riscontro visivo delle parole pronunciate. L’unico riferimento è l’audio. L’utente, quindi, affiderà la massima attendibilità alla trascrizione di quell’audio percepito, ma non in forma integrale. Il poliziotto che pronuncia la frase dinanzi i suoi uomini si allontana dalla telecamera lungo la linea antisommossa, rendendo non chiara l’esatta comprensione di tutte le parole proferite. Le parole “ammazzarli col fumo”, infatti, sono state registrate in condizioni non ottimali. Se è nitida la comprensione della parola “ammazzarli”, poco chiara la frase che ne segue e, cioè, “col fumo”. La frase “col fumo”, registrata in lontananza tra colpi di tosse e tra diversi livelli di audio vivo in sottofondo, è cacofonicamente compatibile con la parola “qualcuno”. E’ un’associazione credibile considerando la trascrizione. Non avendo un riferimento visivo sul soggetto che parla, l’utente si affida alla trascrizione inserita senza alcun tipo di pregiudizio di conferma. Visto con i ritmi frenetici di oggi, in quel video il poliziotto sembrerebbe proprio dire “cerchiamo di ammazzarne qualcuno". Tuttavia se riascoltato più volte, ci si rende perfettamente conto che la trascrizione non è compatibile con l’audio pronunciato. Il cervello crede ciò che l’occhio vede e quel video è stato immediatamente condiviso.

"Cerchiamo di ammazzarli col fumo": la forma dalla sostanza

"Se si avvicinano un'altra volta avanziamo tutti quanti, spariamo e cerchiamo di ammazzarli col fumo". L’ultima parte della frase proferita dal funzionario è inopportuna. Potrebbe anche partire una indagine interna. Posto quanto appena affermato, dobbiamo scindere la forma dalla sostanza.

Un funzionario della Polizia di Stato, preposto al comando di agenti in tenuta antisommossa ed in pieno teatro operativo, si appresta a preparare i propri uomini ad avanzare. Non avrebbe dovuto dire, lo ripetiamo, l’inopportuna frase "li ammazziamo col fumo". Una metafora infelice il cui senso era "li disperdiamo col fumo". Adesso, però, analizziamo il contesto. La linea antisommossa si trovava a pochi metri da una manifestazione violenta in corso, con potenziale picchi di situazioni a rischio e probabilità di ingaggio elevatissima. Quel funzionario al comando aveva la responsabilità di valutare il contesto e decidere la tattica (ritirarsi, presidiare o confrontarsi per disperdere). Probabilmente, mentre davanti i suoi occhi una via di Milano veniva devastata, il poliziotto al comando non ha prestato attenzione al bon ton lessicale e non ha pensato a calibrare un contenuto linguistico diverso.

Polizia milano video

Quel funzionario comandava una prima linea antisommossa, non una banda musicale (con tutto il rispetto per i musicisti). Quei poliziotti erano stati schierati per sedare, potenzialmente, un’azione violenta a difesa del popolo e di coloro che esercitavano il diritto costituzionale di protestare pacificamente. La frase "li ammazziamo col fumo" è certamente inopportuna, ma valutiamo l'intero contesto. La presenza della Polizia di Stato, schierata nei punti strategici di Milano per il controllo antisommossa, ha fatto sì che le azioni violente non dilagassero, sigillando un perimetro per prevenire danni diffusi.

Il vero fine del video: alterare la percezione

Determinati eventi specifici possono servire come punti di svolta per catalizzare i movimenti sociali e portare le persone a ridefinire la loro comprensione dello scopo del gruppo dimostrante. Una nuova percezione della violenza diviene accettabile quando lo Stato risponde in modo ingiustificato e sproporzionato. Quando, invece, l’espressione dello Stato è vista come legittima, il disordine diminuisce. Nelle prossime ore potrebbero verificarsi altre proteste anti-restrizioni. Molte saranno pacifiche, altre potrebbero essere violente con episodi di vandalismo e violenza. Qualsiasi risposta dello Stato dovrà essere attentamente calibrata. E’ necessario un equilibrio nella risposta tattica dello Stato, nella consapevolezza che una determinata azione (confronto) o inazione (adattabilità) sul campo potrebbe innescare ulteriore violenza o disinnescarla del tutto. Il confine tra protesta pacifica e violenza caotica può essere offuscato in un istante.

Information Warfare entry level, ma dal grande potenziale

Il cyberspazio, sia nella sua forma immateriale attraverso le reti informatiche che nelle sue infrastrutture fisiche, è l’architettura dell'informazione globale. È la soggettiva percezione della realtà a determinare la creazione di modelli mentali e la formulazione di idee. Attraverso le interconnessioni nell’ambiente virtuale, le idee dell’utente si perfezionano.

Nell’ambiente virtuale gli utenti interagiscono, condividono idee e convinzioni senza instaurare un reale senso di fiducia per la qualità delle informazioni scambiate spesso progettate per influenzare il pensiero. Il dominio delle informazioni non si applica solo in tempo di pace ma è costante poiché strutturato per creare persistenza e profondità strategica.

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