E’ stato in seguito alla tregua concordata tra i leader di Russia e Turchia per la cosiddetta “zona di de-escalation” a Idlib in Siria, che l’attenzione dei media si è di nuovo spostata sull’Esercito del Turkestan. I suoi combattenti uiguri rappresentano la colonna portante delle milizie dell’organizzazione terroristica (la filiale siriana di Al Qaeda). Entrambi i gruppi hanno rifiutato più volte qualsiasi accordo con il governo siriano e infranto ogni cessate-il-fuoco raggiunto da Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan.
Si sa poco dei miliziani uiguri, della loro dottrina, dei loro mandanti e delle loro strategie, in quanto si tratta di un’organizzazione terroristica internazionale in continua espansione, spesso in competizione con lo stesso Stato islamico. Nella regione di Latakia, un’area montuosa sulla costa mediterranea della Siria, i combattenti uiguri hanno commesso crimini orribili verso la popolazione inerme: con una violenza selvaggia senza precedenti nella regione.
Da dove vengono gli uiguri. Le radici storiche
Nel corso della storia, il termine uiguro ha abbracciato una serie sempre più ampia di definizioni. Inizialmente indicava soltanto una piccola coalizione delle tribù Tiele che attraversava il nord della Cina, la Mongolia e i monti Altaj. In seguito il termine suggeriva l’appartenenza al Khaganato uiguro e, infine, è stato allargato a un’etnia che nasce proprio con la caduta del Khaganato uiguro nell’anno 842 che ha costretto gli uiguri a migrare dalla Mongolia al bacino del Tarim.
Studiosi contemporanei ritengono che gli uiguri di oggi discendano da una serie di popolazioni tra cui gli antichi uiguri della Mongolia, le tribù iraniche Saka e altri gruppi indoeuropei nella zona del bacino del Tarim prima dell’arrivo degli uiguri di origine turca. In breve, gli uiguri sono musulmani di lingua turca che arrivano dall’Asia centrale. Il gruppo più consistente vive nella regione autonoma dello Xinjiang, nella Cina nordoccidentale. Ma gli uiguri sono solo una delle diverse minoranze musulmane dello Xinjiang, tra cui i kazaki, gli uzbeki, i tagiki, i kirghisi e gli Hui. Circa 3mila uiguri vivrebbero anche in Australia.
Un esercito terrorista e “macchina da Jihad” in Siria
La prima testimonianza di partecipazione uigura nel conflitto siriano risale al 2013. Le milizie collegate ad Al Qaeda si unirono alla “jihad” in Siria sotto l’ombrello del Tip (Partito islamico del Turkestan) e, per prima cosa, rasero al suolo Jisr al-Shughur, a Idlib, nel 2015. Centinaia di soldati e civili vennero brutalmente uccisi e i loro cadaveri, raccontano le testimonianze, furono gettati nel fiume Oronte mentre altri vennero trovati in seguito in una fosse comune. La “Brigata del Turkestan” fu poi formata per includere, oltre ai combattenti uiguri anche l’Emirato del Caucaso, i militanti uzbeki ed il Partito islamico del Turkestan.
La principale roccaforte del Tip resta quella di Idlib, situata ad ovest di Aleppo e a nord di Latakia, al confine con la Turchia. Il Tip non vedeva l’ora di issare la propria bandiera sulla croce della chiesa di Jisr al-Shughur in seguito alla battaglia per conquistare il villaggio siriano. Ma non solo: ha anche fatto circolare spesso dei filmati di combattenti mentre distruggono e profanano chiese, espropriano e uccidono famiglie cristiane nelle province di Idlib, Hama e Homs. Diversi analisti hanno inoltre fatto sapere che il Partito islamico del Turkestan avrebbe sfruttato il servizio postale turco e le banche turche per sollecitare donazioni attraverso l’organizzazione “Türkistan İslam Derneği” tramite il sito web “Doğu Türkistan Bülteni”.
Come sono arrivati gli uiguri in Siria?
Non c’è ombra di dubbio che i combattenti uiguri abbiano sfruttato le loro conoscenze turche per raggiungere la Siria. L’Etesa (Associazione della Turchia orientale di educazione e solidarietà), istituzione situata in Turchia e teoricamente a scopo umanitario, ha inviato uiguri in Siria appoggiando l’assassinio dell’imam pro Cina Juma Tayir. Esponenti dell’organizzazione hanno inoltre elogiato gli attacchi in Cina, pubblicandoli sul sito web della stessa associazione. Questo sistema di contatti, reti criminali e fazioni islamiste si è concentrato in particolare su Idlib.
Le organizzazioni terroristiche come Ajnad al Qawqaz, Jund al-Sham, Katibat al-Tawhid wal Jihad, Ahrar Ash-sham, il Partito islamico del Turkestan, Jund al-Aqsa e Jabhat al Nusra hanno sviluppato un “piano d’emergenza” per trasformare Idlib nella versione siriana del complesso di Tora Bora in Afghanistan. Un vero e proprio santuario del jihad. I soldati del Tip arrivano in Siria e Turchia passando dal Laos, dalle Filippine e dalla Thailandia, spesso portando con sé le proprie famiglie. Per sei anni consecutivi l’esercito siriano guidato dal presidente Bashar al Assad ha combattuto gli uiguri e altre gruppi terroristici avendo la meglio e facendo enormi passi avanti nelle periferie di Hama e Homs, nonché - negli ultimi mesi - in alcune aree della provincia di Idlib. La Turchia rappresenta il principale corridoio di rifornimento e contrabbando attraverso il quale sono arrivate in Siria decine di migliaia di terroristi da oltre 80 Paesi del mondo, per una stima totale di 300mila jihadisti. Le autorità turche hanno spesso chiuso un occhio su questa autostrada del jihad che collega lo Xinjiang alla Siria, fornendo informazioni e altre tipologie di supporto al Tip, all’Esercito siriano libero e a fazioni affini, ben prima dell’intervento diretto turco nel conflitto.
La guerra dell’esercito siriano
Con il supporto dei jet russi, l’esercito arabo siriano ha spesso preso di mira terroristi uiguri nella Siria occidentale e nordoccidentale. I loro accampamenti principali fuori Hama e vicino a Khan Shaikhun e a Idlib sono stati completamente rasi al suolo alcuni mesi fa durante la più grande offensiva dell’esercito siriano. Mentre molti terroristi dell’Esercito del Turkestan erano pronti ad arrendersi, altri 10mila irriducibili jihadisti uiguri — legati all’organizzazione terroristica di Al Qaeda — hanno giurato di combattere fino alla morte. L’accampamento uiguro nella città di Zanbaki (a cavallo sul confine turco-siriano) si è trasformato in una vera e propria colonia che ospita circa 18mila jihadisti e le loro famiglie. L’enclave terroristica è una zona inaccessibile a chi non è uiguro. Molti degli abitanti di questa colonia parlano turco anziché cinese, e si rifiutano di tornare in Cina.
Descrivendo i combattenti stranieri provenienti dalla Cina e dai paesi dell’Asia centrale ora concentrati ad Idlib, Murat Yetkin, caporedattore del famoso quotidiano turco Hürriyet, calcola che “nella provincia di Idlib vi siano 60mila jihadisti, 15mila dei quali ‘stranieri’: circa 600 da Paesi Europei, circa 6mila dalla Cecenia e dal Caucaso russo, e circa 7mila dall’Asia centrale, di solito dal Kazakistan, dall’Uzbekistan e anche dalla Cina”. Visto il pericoloso programma elaborato dai militanti uiguri per espandersi in diversi Paesi asiatici, africani ed occidentali, molti osservatori si domandano se la fine della guerra in Siria possa dare il via a un terribile incubo per la Cina. Molti combattenti uiguri hanno infatti dichiarato di essere venuti in Siria “solo per imparare a combattere e maneggiare armi, per poi tornare in Cina”, dove altri militanti uiguri hanno già ucciso centinaia di persone.
Sebbene gli uiguri (e diversi Paesi e corpi occidentali) abbiano risposto alla mano dura delle misure adottate dal governo cinese sporgendo accuse di repressione ai danni di una minoranza etnica, rimane il fatto che i loro esercito armato e militante, insieme all’Emirato islamico del Tip, sta diventando una replica della base terroristica dell’Al Qaeda di Osama Bin Laden. Una minaccia di terrorismo ed estremismo che va ben oltre Idlib, la Siria e l’intera regione e che può minare la sicurezza e la pace a livello internazionale.L’autore è l’ex ambasciatore siriano in Turchia
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