Assatanati di sesso oppure monaci asessuati. Cacciatori di gonnelle o rigidi custodi dei costumi. A leggere le biografie dei presidenti degli Stati Uniti sembra quasi non ci siano vie di mezzo: o libertini e sciupafemmine come Kennedy o Clinton o morigerati e vagamente freddini come Nixon e Reagan.
Invece non è così. Anche l’uomo più potente del mondo è un tenero, anche alla Casa Bianca, centrale di comando del mondo, c’è un cuore innamorato che batte. Fanno testo, è il caso di dire, le lettere che i presidenti hanno scritto agli amori della propria vita, quasi sempre le mogli. Lettere conservate nei musei o vendute all’asta. Che nascondono segreti ma anche sorprese. Chi l’avrebbe mai detto per esempio che Richard Nixon, non sempre elegantissimo nel linguaggio da politico, scrivesse poesie alla fidanzata Pat, la maestrina che sarebbe poi diventata sua moglie e first lady: «Quando soffia il vento, cade la pioggia ed il sole splende tra le nuvole (come adesso) sento battere nel mio cuore la certezza che niente di più bello poteva accadermi che innamorarmi di te, mio dolce cuore». Il duro dal cuore tenero.Franklin Delano Roosevelt, l’uomo del New Deal e della seconda guerra mondiale, invece era terrorizzato dall’ipotesi, che esisteva solo nella sua testa, che l’amatissima moglie Eleanor morisse in un incendio. «Mi manchi in modo orribile e la casa è vuota senza te - scriveva alla moglie nel 1917 - Attenta agli incendi. Controlla ogni sera che i secchi siano pieni di acqua. E che i caminetti siano spenti prima di andare a letto». Un amore ardente. Ma senza esagerare.
Un altro grande romantico fu Dwight Eisenhower, il generale che diventò presidente dopo aver guidato gli Alleati alla vittoria nella seconda guerra mondiale. In una lettera scritta alla moglie Mamie proprio durante la campagna bellica, da aprire solo in caso di morte, Ike scriveva: «Ho amato solo te. Sono stato l'uomo più fortunato del pianeta nell'averti sposato. Sono orgoglioso di nostro figlio, se è la persona che oggi è, tutto il merito è tuo. Con tutto il mio eterno amore, il tuo eterno amante per tutti questi anni...». La più struggente però è quella di John Adams che prega la futura moglie, in una lettera scritta nel 1762, di concedergli dei baci prima del matrimonio. Il frustrato innamorato avrebbe firmato, 14 anni dopo, la Dichiarazione d'Indipendenza. Altri tempi. E Monica Lewinsky non esisteva ancora.
Anche Ronald Reagan, come Nixon, scriveva poesie. O almeno ci provava: «Anch'io sono qui seduto ad ascoltare la pioggia. Ma noi abbiamo più che la pioggia in comune... ora vorrei farmi un bicchierino con te». Così scriveva nel 1948 a Doris Lilly, la cronista mondana del New York Post, autrice, fra l'altro, del celebre «Come sposare un milionario». Pensava di rifarsi una vita con lei dopo il divorzio da Jane Wyman, non sapeva ancora che la donna della sua vita sarebbe stata Nancy Davis. In ogni caso lo scritto ha avuto fortuna visto che se lo comprò all’asta per 4000 il miliardario americano Malcom Forbes. Le lettere a Nancy arrivarono dopo. E hanno tutto un altro spessore. In occasione di un anniversario, quando già i Reagan erano alla Casa Bianca, Ronnie affida ad un bigliettino il ricordo dei tentativi di Nancy, 30 anni prima, «di salvare un uomo solitario dalla sua vita totalmente vuota, rifiutando di farsi respingere dalla sua stupidità, portando con pazienza e tenerezza la luce della comprensione alla sua mente ottusa, facendogli scoprire la gioia di amare qualcuno con tutto il suo cuore». Biglietti scritti a mano, con bella grafia, dai luoghi più disparati: la solitaria stanza di un hotel, l'ufficio di governatore della California, da bordo dell'Air Force One. Spesso accompagnato da cuoricini e pieno di nomignoli affettuosi (Nancy Poo Pants, Little Mommie per lei, Your In Luv Guv e First Poppa per lui), ma anche di squarci teneri sulla coppia. Nancy che si porta a letto una banana per non disturbare il sonno del marito nel caso di un attacco di fame notturno. Nancy che infila nel bagaglio di Ronnie un sacchetto dei suoi dolcetti favoriti, i jelly beans, insieme a bigliettini d’amore. «Vorrei sempre riempirti di baci - scrive un maturo Reagan alla moglie - sei la luce della mia vita, sei la compagna che adoro». E in'altra lettera: «Lo sai che quando dormi pieghi i tuoi pugni sotto il mento? Molte volte, ancor prima dell'alba, ti guardo, steso al tuo fianco sul letto e non riesco a resistere alla tentazione di sfiorarti, ma leggermente, perchè non ti voglio svegliare. Ma devo toccarti. Non posso resistere».E Kennedy? Anche le sue sono state trovate, ma spedite all’amante Gunilla von Post tra il 1954 e il 1956, non erano indirizzate alla moglie Jackie, ma all'amante Gunilla von Post. L'allora senatore e la rampolla dell'alta società svedese si incontrarono a Cannes, in Francia, nel 1953, poche settimane prima del matrimonio di Jfk.
«Se non ti sposi vorrei vederti», scriveva lui a lei appena saputo che anche Gunilla andava sposa: «Ho passato dei momenti meravigliosi la scorsa estate con te - continuava – Un ricordo gioioso della mia vita. E mi manchi». Sono andate all’asta anche queste. Ma chissà forse era meglio lasciarle in un cassetto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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