Si sono date appuntamento sull'iconica spiagga di Ipanema in quel di Rio de Janeiro, pronte a denudarsi per protestare contro il divieto del topless in spiaggia. Sono un gruppo di giovani attiviste e altrettante modelle, riunite in quel che già è stato ribattezzato come il movimento Toplessaço, la lobby del seno libero. Già attive da oltre un anno, con l'ultima rappresaglia mediatica risalente allo scorso dicembre, chiedono alle istituzioni brasiliane di risolvere una fondamentale contraddizione: perché vietare il topless, per poi approvare tanga invisibili?
«Fate il topless, non la guerra: liberiamo il seno»: è questo lo slogan dell'ultima dimostrazione pubblica, risalente a un paio di giorni fa e ripresa dagli organi di stampa internazionali. Sì, perché l'obiettivo dichiarato del movimento Toplessaço è quello di far rimbalzare la questione sulle TV di tutto il globo, per dimostrare quel che sostengono sia la più grande contraddizione del Brasile: la nazione dei corpi statuari, della sensualità tutt'altro che celata, pronta a vietare una pratica ormai decisamente comune in tutto l'occidente.
«Crediamo ci vorrà del tempo», spiega un'attivista ai microfoni di Reuters, «perché questo è un movimento culturale. Ma non ci fermeremo: cerchiamo di essere gioiose, di coinvolgere le persone affinché vedano il tutto come qualcosa di naturale più che una protesta». Le modelle si dicono convinte che in Brasile esistano ancora dei forti preconcetti sul corpo femminile: il seno sarebbe considerato come qualcosa di peccaminoso, di volgare, da nascondere e relegare alle mere funzioni materne. «Ci sono molti tabù e pregiudizi sulla donna e sui suoi seni», conferma una ballerina a una troupe di Russia Today, «noi li infrangeremo!».
Senza troppe sorprese, la protesta pubblica ha attirato sulla spiaggia un nutrito gruppo di curiosi, pronti a immortale con smartphone e videocamere i fisici scolpiti e scoperti in bella mostra.
E nonostante l'invito delle attiviste a denudarsi per ottenere un'abbronzatura perfetta, fra le donne presenti poche si sono lasciate convincere. Nel frattempo, alla manifestazione non ha fatto seguito nessuna dichiarazione delle istituzioni: il divieto rimane tutt'oggi in vigore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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