Guerre, epidemie, crisi generale, rallentamento delle economie trainanti: il quadro complessivo che viene presentato è immancabilmente questo. E l’Italia rappresenta un simbolo internazionale di questa crisi che coinvolge tutti. Forse non proprio tutti. «Perché quest’anno – assicura Gian primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor – si chiuderà con il nuovo record di immatricolazioni di vetture nuove, superando i 62,6 milioni del 2013».
Indubbiamente sono i Paesi di nuova motorizzazione a far registrare gli incrementi più consistenti. Sia in percentuale sia in valori assoluti. Ma c’è anche un vecchio mondo che, Italia a parte si sta riprendendo. Francia e Germania, che ora stentano, avevano comunque raggiunto i livelli antecrisi già nel 2013. Sono i Paesi dell’Europa del Sud a rimanere distanti dai numeri del 2007. Italia, ma anche Spagna, Grecia, Portogallo, Cipro.
Però con una differenza sostanziale. Alla fine dei primi 8 mesi di quest’anno, il Portogallo registrava un incremento delle immatricolazioni pari al 37%, la Grecia era in crescita del 21,4%, Cipro del 16,8% e la Spagna del 16,4%. L’Italia? In progresso del 3,27%, con una flessione del 47% rispetto al 2007.
Un quadro desolante, che ha portato all’aumento dell’età media del parco circolante ed alla chiusura di 500 concessionarie con la perdita di 15mila posti di lavoro. Calano le vendite e si è ridotta anche la produzione interna di autovetture. Utilitarie di Fca prodotte all’estero, stabilimenti chiusi in attesa di nuovi modelli. Mentre dall’estero arrivano gruppi che scommettono sull’Italia non solo come eventuale polo produttivo, ma anche – e da subito – come mercato a cui non rinunciare. Suzuki sfida Fca proprio a Torino, sponsorizzando la squadra di calcio del Toro. Jaguar Land Rover (ora sotto controllo indiano) gira, sempre a Torino, uno spot per lanciare un nuovo modello, con sottofondo di musica popolare italiana.
Proprio mentre Fca presenta lo spot, in inglese e con un rapper, della nuova vettura a marchio Jeep. Effetti curiosi di una globalizzazione che ha portato gli ex fornitori italiani della Fiat a produrre componenti per gruppi tedeschi, francesi, russi, cinesi, giapponesi. E gli stilisti torinesi disegnano auto per il mercato cinese non più con il gusto subalpino ma con quello di Pechino.
Alessandro Grandi
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