Nel bottino di guerra anche il calice di Papa Wojtyla

Saccheggiato il santuario di Vorzel nella regione di Kiev dai soldati dello zar

Nel bottino di guerra anche il calice di Papa Wojtyla

Nel bottino di guerra dei russi anche il calice di Papa Wojtyla. Saccheggiato il santuario teologico cattolico di Vorzel, nella regione di Kiev. A darne la notizia è Vitaliy Kryvytskyi, vescovo della diocesi di Kyiv-Zhytomyr.

I soldati dello zar, come rivelato dal prelato, sarebbero entrati nel monastero dopo averne forzato il cancello dell’ingresso principale con attrezzature pesanti. Rotti, inoltre, i vetri dell’edificio, nonché quelli di un pulmino che i frati utilizzavano per spostarsi durante le varie cerimonie. Distrutta, perfino, una statua della madonna, il cui volto è stato ridotto a pezzi, come testimoniano le immagini diffuse sui social dalla diocesi.

L’obiettivo dei militari di Putin, secondo il vescovo, sarebbe stato quello di appropriarsi degli oggetti ritenuti di valore e poi rivenderli sul mercato al momento del ritorno in patria. Tra le cose rubate non solo l’oro, ma anche lavatrici, personal computer, condizionatori e arnesi da cucina. Sarebbe stato preso finanche un paio di scarpe di marca appartenenti al rettore del convento.

Nella refurtiva, però, anche il calice commemorativo della messa celebrata da Papa Giovanni Paolo II nel 2001 in Ucraina. Non solo un cimelio pregiato, ma soprattutto un simbolo per quanto riguarda i cattolici dell’Europa orientale. Tra i vari messaggi che furono lanciati durante quella celebrazione appunto la pace tra le religioni e i popoli, tanto auspicata in questi giorni.

Numerosi, quindi, i messaggi di solidarietà verso i sacerdoti derubati. Gli stessi religiosi, come hanno rivelato sui social, starebbero inoltre da giorni senza acqua, luce e gas. Alcuni locali del monastero sarebbero stati distrutti dai bombardamenti russi. Ecco perché sarebbe partita una vera e propria campagna umanitaria nei loro confronti.

Nelle ultime ore già sarebbero arrivati aiuti non solo dall’Ucraina, ma da tutto il mondo cattolico. Gli internauti, saputo dell’accaduto tramite Facebook, non hanno rinunciato a contattare la diocesi per sapere come potessero essere di aiuto e dimostrare la propria vicinanza in un momento difficile.

In Ucraina, come dimostra la storia del furto del calice di Papa Wojtyla, neanche chi prega può dormire di questi tempi sogni tranquilli. “È un miracolo – dichiara il vescovo della diocesi di Kyiv-Zhytomyr – se chi era ospitato sia ancora vivo”.

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