Sono le ultime schermaglie prima delle elezioni. L'ultima occasione, per Benjamin Netanyahu e per i suoi avversari, di attrarre voti prima che aprano le urne. E il primo ministro israeliano ne ha approfittato per un'intervista al sito Nrg, a cui ha detto la sua sulla questione palestinese.
Se vincerà le elezioni Netanyahu si opporrà - così ha detto - alla nascita di uno Stato palestinese, nonostante pressioni internazionali che puntano al "ritorno di Israele ai confine del '67" e alla "divisione di Gerusalemme". Non solo, durante una vista alla colonia di Har Homa, quartiere conteso a Gerusalemme, Bibi ha detto che "saranno costruite migliaia di case" a Gerusalemme Est, "per evitare future concessioni ai palestinesi".
Quelle del primo ministro sono le dichiarazioni degli ultimi attimi di campagna elettorale, prima che gli israeliani si presentino alle urne per scegliere i 120 nuovi membri della Knesset. Il suo partito, il Likud, è impegnato in un testa a testa con l'Unione Sionista di Livni e Herzog, che vede questi ultimi avanti di pochi seggi.
Proprio per recuperare alcuni punti Tzipi Livni, una dei due leader di Unione sionista, ha annunciato di essere pronta a rinunciare all'alternanza (due anni di premierato a testa), se questo aiutasse Herzog a diventare primo ministro e a costituire una coalizione di governo.
La vera scommessa, una volta concluse le elezioni, sa quella di formare una coalizione in
grado di governare. Da tenere d'occhio non c'è soltanto la sfida tra Unione Sionista e Likud, ma pure una coalizione dei partiti arabi che ha scelto di presentarsi unita e che potrebbe portare a casa un buon numero di seggi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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