La retromarcia di Netflix. Così sfida il politicamente corretto

In una nuova sezione pubblicata sul sito internet della società di streaming è apparso l'invito a lasciare l'azienda se i contenuti prodotti dalla stessa risultano essere offensivi

La retromarcia di Netflix. Così sfida il politicamente corretto

La guerra culturale sul politicamente corretto costringe Netflix a fare un passo piuttosto sorprendente per una società che si era piegata in toto ai dogmi della correttezza politica e della cultura "woke" progressista. Il gigante dello streaming, infatti, ha invitato i suoi dipendenti a lasciare l'azienda se si sentono offesi dai contenuti che Netflix sta producendo. Lo scrive nero su bianco la stessa società in una nota, riportata per la prima volta da Variety, intitolata "Netflix Culture – Seeking Excellence". L'azienda osserva che intrattenere il mondo è "un'opportunità straordinaria" e anche una sfida perché gli spettatori hanno "gusti e punti di vista" molto diversi. Il gigante dello streaming offre dunque una "varietà di programmi TV e film, alcuni dei quali possono essere provocatori", si legge nella nuova sezione. "Per aiutare gli utenti a fare scelte informate su cosa guardare, offriamo valutazioni, avvisi sui contenuti e controlli parentali facili da usare".

La svolta di Netflix che mette in soffitta il politically correct

Tuttavia, "non tutti apprezzeranno - o saranno d'accordo - con tutto ciò che riguarda il nostro servizio", continua la piattaforma. Sebbene ogni titolo sia diverso, "ci avviciniamo ad essi sulla base dello stesso insieme di principi: sosteniamo l'espressione artistica dei creatori con cui scegliamo di lavorare; programmiamo per una varietà di pubblico e gusti; e lasciamo che gli spettatori decidano cosa è appropriato per loro, invece di avere Netflix che censura artisti o voci specifici". E a questo punto arriva la comunicazione indirizzata ai dipendenti dell'azienda, destinata a far discutere: "Sosteniamo il principio che Netflix offra una varietà di storie, anche se troviamo alcuni titoli contrari ai nostri valori personali. A seconda del tuo ruolo, potresti dover lavorare su titoli che ritieni dannosi. Se trovi difficile supportare la nostra ampiezza di contenuti, Netflix potrebbe non essere il posto migliore per te".

Secondo Netflix, tutti i dipendenti dell'azienda sono stati in grado di visualizzare e commentare gli aggiornamenti proposti per la sezione dedicata all'espressione artistica appena citata in un documento condiviso. Migliaia di dipendenti hanno partecipato al processo, che si è svolto in sei mesi.

Una risposta alle polemiche su Dave Chappelle

La società ha voluto mettere in chiaro le cose dopo le recenti polemiche sullo spettacolo di Dave Chappelle, The Closer. Gli attivisti lgbtq e transgender hanno chiesto nei mesi scorsi di cancellare dal palinsesto lo spettacolo di stand-up comedy, che i critici hanno etichettato come "transfobico" e offensivo. "Nel nostro Paese, puoi sparare e uccidere un nero, ma è meglio non ferire i sentimenti di una persona gay", ha detto il comico, facendo infuriare le associazioni Lgbt e altrettanti artisti. Il 20 ottobre scorso centinaia di dipendenti dell'azienda si sono riuniti davanti al quartier generale del gigante dello streaming a Los Angeles per protestare contro lo speciale di Chappelle, chiedendone l'immediato ritiro. Risultato? Per una volta tanto hanno vinto il buon senso e la libertà d'espressione e di satira.

Lo speciale del celebre comico è rimasto al suo posto e ora Netflix fa sapere che non ha intenzione di censurare artisti o altri contenuti, anche in futuro. Forse cercando di estirpare quel "woke mind virus" evocato da Elon Musk, una volta per tutte.

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