Non si ferma la polemica tra Austria e Turchia per le dichiarazioni del cancelliere austriaco, Christian Kern, che nei giorni scorsi aveva chiesto all’Unione Europea di interrompere i negoziati di adesione con Ankara a causa delle misure repressive messe in atto dal governo turco dopo il tentato colpo di Stato del luglio scorso.
“Non più che una fiction”. Così aveva, infatti, definito i negoziati di adesione della Turchia all’Ue il cancelliere austriaco, il quale aveva anche affermato che “un'adesione della Turchia all'Ue non sarebbe possibile neppure nel giro di decenni”. Anche, e soprattutto, a causa di quegli standard democratici, considerati troppo bassi e lontani “dall'essere sufficienti per giustificare l'adesione", aveva proseguito Kern con riferimento al pugno duro usato dal governo nelle scorse settimane contro i cittadini considerati vicini alla presunta mente del colpo di Stato fallito, l’imam Fetullah Gulen. Per questo, il cancelliere austriaco aveva annunciato, inoltre, di essere deciso a chiedere "un piano alternativo" all'adesione di Ankara all'Ue già al prossimo vertice del Consiglio europeo.
La replica di Ankara è stata durissima. Già nella giornata di ieri, il ministro turco per gli Affari Ue, Omer Celik, aveva criticato le affermazioni di Kern, bollandole come “simili a quelle degli estremisti di destra in Europa". E nella giornata di oggi una dura stoccata è arrivata dal capo della diplomazia di Ankara, Mevlut Cavusoglu, che, durante un’intervista concessa all'emittente privata turca "Tgrt" non ha esitato a definire “sgradevoli” le affermazioni del cancelliere austriaco. Vienna è la “capitale del razzismo estremista”, ha poi rincarato il ministro degli Esteri turco, subito dopo aver affermato che "il razzismo è un nemico dei diritti umani e dei valori umanitari” e che “il cancelliere austriaco dovrebbe prima guardare in casa sua”. Da Vienna non si è fatta attendere la reazione del ministro degli Esteri, Sebastian Kurz, alle parole di Cavusoglu. Kurz ha invitato la Turchia a "moderare i termini e le azioni” e a fare “i compiti a casa". Un simile invito alla moderazione è arrivato anche, poco fa, dal portavoce del cancelliere Kern.
La posizione di Vienna sui negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione Europea sembra, tuttavia, non essere condivisa da Bruxelles. “Sarebbe un grave errore di politica estera chiudere le porte dell’Ue alla Turchia”, ha affermato, infatti, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker alla tv pubblica tedesca, Ard. Chiudere il negoziato in modo unilaterale non è “d’aiuto” e “non è la volontà degli Stati membri in questo momento”, ha aggiunto Juncker, ammettendo però che “allo stato attuale” Ankara non ha ancora le carte in regola per diventare uno Stato membro. Soltanto nell’eventualità della reintroduzione della pena capitale, ha detto Juncker, i negoziati si bloccherebbero “immediatamente”.
Allo stato attuale delle cose però, non c’è nessun passo indietro da parte di Bruxelles, sui negoziati di adesione. E neppure sull’accordo Ue-Turchia sui rifugiati, sul quale Berlino, ha detto il capo di gabinetto della cancelliera tedesca, Peter Altmeier, “non vede alcun motivo di pensare ad un piano b”. L'intesa sui migranti, fortemente voluta dalla Germania, resta salda, quindi, nonostante le turbolenze interne al Paese, dopo il fallito colpo di Stato militare.
Sulla richiesta dell’abolizione del regime dei visti per i cittadini turchi che si recheranno in Europa, Berlino però resta ferma sulle condizioni che Ankara è tenuta a rispettare. Tra queste, “la revisione della legislazione sul terrorismo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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