"Non siamo dei criminali", tornano a casa i protagonisti ​della disavventura maltese

Tanto sconcerto per l'accaduto. Ma la vicenda ha portato "fan" e persino la proposta di partecipare ai provini per il Grande fratello...

"Non siamo dei criminali", tornano a casa i protagonisti ​della disavventura maltese

Hanno rischiato quattro anni di galera con la pesante accusa di terrorismo. O anche peggio. "In un altro aeroporto le forze di polizia avrebbero di sicuro aperto il fuoco", afferma l'avvocato Carlo Gervasi che assiste i due ragazzi della provincia di Lecce, Matteo Clementi, 26 anni, di Galatina ed Enrica Apollonio, 23, di Aradeo, che ieri pomeriggio hanno fatto rientro a casa da Malta, dopo 24 ore di isolamento in prigione e un processo lampo che gli è costato una multa di 2.329 euro.

Sono loro i protagonisti di una disavventura riportata da emittenti nazionali e internazionali. In partenza verso l'Italia, dopo una vacanza di qualche giorno sull'isola nel Mediterraneo, hanno trovato il gate chiuso in aeroporto, ma sono riusciti a raggiungere la pista e hanno cercato di bloccare l'aereo. Questo almeno quanto scritto da giornali e agenzie di stampa maltesi. Diverso il racconto dei ragazzi che lamentano: "Siamo stati trattati da criminali, ma non abbiamo fatto niente di male".

"Abbiamo preso l'autobus con un paio d'ore d'anticipo rispetto al decollo. Dovevamo percorrere poco più di 8 chilometri. Mai potevamo pensare di restare imbottigliati nel traffico come è accaduto", spiega il 26enne. Raggiunto l'aeroporto hanno fatto tutti i controlli di sicurezza. "Gli operatori hanno detto di sbrigarci che l'aereo stava per partire - prosegue - ma nessuno ci ha bloccato, come è stato scritto. Siamo arrivati davanti al nostro gate, il numero 9. Le hostess erano ancora lì vicino, ma non hanno voluto sentire ragioni. Preciso che l'aereo era fermo, e non in fase di decollo come è stato detto. Non siamo dei pazzi che rischiano la vita - commenta Clementi - né degli stupidi come in molti ci hanno descritto. Le hostess si sono messe a ridere e se ne sono andate. Ha fatto lo stesso anche il responsabile di un ufficio a cui ho provato a chiedere aiuto. Ci siamo sentiti presi in giro e derisi. La porta che conduceva alla pista era aperta, bastava spingere il maniglione antipanico. E così ho fatto. Mi è venuto spontaneo".

Una volta vicini al velivolo, "ma senza oltrepassare la distanza di sicurezza", precisano, alcuni operatori hanno fatto loro cenno di allontanarsi. "Il comandante ci ha visti, ha aperto il portellone – continua Clementi– e ha buttato giù la scala per permetterci salire. Enrica era già sul primo gradino quando ci hanno bloccati. C'erano agenti di polizia, stuart e militari. Da quel momento in poi non abbiamo capito nulla. Eravamo sconcertati. Nessuno ci parlava più in italiano. Nessuno ci ha detto di cosa eravamo accusati e dove ci stavano portando”.

Una volta in caserma, ascoltando una telefonata dell'ispettore, i ragazzi hanno intuito che l'ipotesi accusatoria fosse quella di terrorismo. Matteo è riuscito a comunicare con la madre che ha contattato il legale. Ed è partita l'attivtà di ambasciata, consolato e del difensore di fiducia nominato sul posto. Intanto i ragazzi sono stati messi in isolamento in due celle separate:“Ero preoccupatissimo per Enrica. Per 24 ore è stato blackout, non abbiamo saputo nulla".

Poi il processo e la condanna al pagamento, a rate, di una multa salata ma che ha risparmiato loro il peggio.

In Italia la notizia si è diffusa nel giro di poche ore. "Ci sono state un sacco di attestazioni di stima nei nostri confronti. Molti ci hanno criticato e tanti altri hanno manifestato il loro affetto". Ma c'è di più. Presto potremmo vederli sul piccolo schermo. "Enrica ha ricevuto un messaggio – conclude Clementi- da uno che dice di essere un dipendente della Endemol e che le ha proposto di partecipare ai provini per la prossima stagione del

538em;">Grande Fratello, spiegando che stanno cercando di formare un cast giovane con tante storie da raccontare".

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