La Nord Corea ammette: "I campi di lavoro esistono"

Il ministro degli Esteri ne ha ammesso l'esistenza davanti alla comunità internazionale: "Ma nessun lager o cose simili..."

Il "supremo leader" della Corea del Nord Kim Jong-un
Il "supremo leader" della Corea del Nord Kim Jong-un

Per la prima volta un rappresentante del regime nordcoreano ha riconosciuto l'esistenza di "campi per la rieducazione tramite il lavoro" nel Paese. L'ammissione, riportata da Al Jazeera, è avvenuta davanti alla comunità internazionale ed è storica.

In Nord Corea, secondo il ministro degli Esteri Choe Myong Nam, non ci sarebbe "nessun lager o cose simili, ma campi di rieducazione tramite il lavoro". "Sono campi - specifica Myong Nam a New York - dove la rieducazione passa dal lavoro, dove le persone migliorano riflettendo sulle loro azioni". In questi luoghi sono destinati i progionieri politici e i criminali. Shin Dong-hyuk, l'unica persona nata, cresciuta e che è riuscita a fuggire da un campo di concentramento in Nord Corea, aveva raccontato la vita all'interno di quei posti. "Là dentro quasi nessuno arriva a 50 anni - ha raccontato l'evaso - perché si muore prima per denutrizione, fatica, infezioni, le gengive nere senza più denti, le ossa indebolite che si rompono. Ho visto fucilare mia madre, che peraltro odiavo per avermi fatto nascere, e mio fratello maggiore, mentre mio padre è tuttora rinchiuso per quanto ne so. Quando ho appreso da nuovi prigionieri che fuori dal campo si poteva mangiare ciò che si voleva, ho deciso di scappare.

“Poi mi uccideranno ma almeno morirò contento”". In questi campi, secondo la Corea del Sud, sono rinchiuse oltre 150mila persone, mentre i reclusi salgono a 200mila per gli Stati Uniti.

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