L'ondata di protesta dei gilet gialli è montata grazie ai social network. E le nuove impostazioni di Facebook potrebbero aver dato un contributo inaspettato alla rivolta.
È quanto sostiene l'agenzia Agi in un articolo firmato dal direttore Riccardo Luna. Tutto nasce con lo scandalo Cambridge Analytica, scoppiato a marzo 2018. Allora Mark Zuckerberg, numero 1 del social network più utilizzato nel mondo, ammise che l'azienda di consulenza specializzata in marketing online aveva ricevuto e utilizzato in modo improprio un’enorme quantità di dati prelevati proprio da Facebook.
Di qui la decisione di Zuckerberg: Facebook avrebbe modificato il suo algoritmo per mostrare sulle bacheche degli utenti meno notizie e più contenuti prodotti dalla propria cerchia di amici, in particolare di argomento simile. Tra questi ci sono post di gruppi che condividono idee politiche e sociali, o interventi su campagne e mobilitazioni che coinvolgono gli utenti.
È qui che s'inserisce il movimento di protesta contro il caro carburante in Francia. L'Agi ricostruisce che tutto nasce da una petizione su change.org proposta da Priscilla Ludovsky, la "mente" della protesta. Quell'appello ha raccolto a oggi quasi un milione di firme. Ma la diffusione a macchia d'olio del movimento inizia più tardi.
Precisamente all'inizio dell'autunno, quando si diffonde la moda dei video-selfie per inviare messaggi al presidente Macron. Il più famoso è di un'altra donna, Jacline Mouraud: il suo monologo di 4 minuti e mezzo viene visto da 6 milioni di utenti.
Video e post polemici rimbalzano sui gruppi, oltre 1500 sorti spontaneamente in ogni città. L'idea del gilet giallo però non è ancora nata. Verrà alla luce in seguito alla mossa che aggrega definitivamente tutto il malcontento social: la creazione, da parte di Eric Drouet dell'evento Facebook che lancia la manifestazione del 17 novembre. Tra i commenti, un utente propone di indossare il gilet: ora ci sono tutti gli ingredienti per una mobilitazione ben riconoscibile.
E così arriviamo alla cronaca.
Il 17 novembre la prima manifestazione spontanea con blocchi in tutto il Paese. Poi, il 24 novembre, la seconda giornata di proteste che porta alla guerriglia nel centro di Parigi. Lo sdegno cresciuto sui social, forse anche per le nuove regole di Facebook, da virtuale è diventato reale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.