Gli Stati Uniti si schierano al fianco di Recep Tayyip Erdoğan. "Rifiutiamo categoricamente l’idea che la Turchia stia lavorando con l’Isis. È totalmente assurdo", tuona Steve Warren reagendo alle accuse di Mosca secondo cui Erdogan e la sua famiglia sono coinvolti "nel traffico illecito di petrolio" con i tagliagole dello Stato islamico. "La Turchia - insiste il portavoce del Pentagono - partecipa attivamente ai raid della coalizione contro i jihadisti". Dichiarazioni pesantissime che mirano ad alzare il tiro nel braccio di ferro tra Barack Obama e Vladimir Putin. Gli Stati Uniti procederanno, poi, al rafforzamento delle difese in Europa in risposta ai programmi militari di Mosca, in particolare contro la minaccia posta dei missili da crociera in via di sviluppo in Russia.
La prossima settimana Mosca presenterà ai giornalisti le informazioni in suo possesso sui quantitativi e le rotte usate dalla Turchia per inviare nel Califfato armi, munizioni, componenti di esplosivi, sistemi di comunicazione. Nel dossier, anticipato oggi dal capo del Centro nazionale per la difesa, Mikhail Mizintsev, ci saranno anche informazioni di addestramento di militanti in territorio turco. "Nessuno ha il diritto di calunniare la Turchia accusandola di comprare petrolio dall’Isis - ha replicato Erdogan - non ho perso i miei valori a tal punto di comprare petrolio da una organizzazione terroristica". Le prove in mano alla Russia, che hanno già iniziato a circolare, sono però schiaccianti. E non lascerebbero ombra di dubbio sul coinvolgimento della Turchia nel finanziamento dei tagliagole dello Stato islamico. Eppure gli Stati Uniti non le prendono nemmeno in considerazione e difendono a spada tratta il Sultano. Una posizione che indebolisce ancora di più l'Occidente nella guerra contro il terrorismo islamico, ma che spiegherebbe i dubbi obiettivi dei raid americani in Siria. "La coalizione internazionale a guida americana - ha accusato il vice capo di Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi, durante un vertice delle autorità militari - non conduce raid aerei contro le autocisterne e le infrastrutture dell’Isis in Siria per la produzione e il commercio del petrolio".
Oltre a fincheggiare Erdogan, gli Stati Uniti stanno aumentando la presenza militare in Eurooa in chiave anti russa. Tale rafforzamento è stato già annunciato in una audizione al Congresso da Brian McKeon della direzione per le politiche del Dipartimento della difesa. Per il momento non sono stati ancora chiariti gli elementi specifici, ma è stato giustificato come una risposta al rifiuto della Russia di rispondere alle preoccupazioni sollevate da Obama sulla violazione dell’accordo per il bando dei missili a medio raggio (INF) con lo sviluppo e la sperimentazione di missili da crociera. "Il nostro obiettivo principale rimane identico: assicurarci che la Russia non ottenga un vantaggio significativo dalle sue violazioni dell'Inf - ha dichiarato McKeon - nella nostra pianificazione prendiamo in considerazione il cambiamento dell’ambiente strategico in Europa e mettiamo insieme l’aumento delle capacità missilistiche della Russia, incluse le violazioni dell’Inf".
"Stiamo parlando di un sistema reale, non di capacità potenziali", ha denunciato il funzionario sottolineando che, secondo una valutazione classificata il dispiegamento del sistema aumenterebbe i rischi per gli alleati europei e, quindi, "la minaccia indiretta agli Stati Uniti". Peccato che sia proprio l'amministrazione Obama ad alzare il livello dello scontro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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