Decine di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case e fuggire dalla zona a sud di Aleppo, in Siria, dove il regime di Bashar al-Assad ha lanciato la scorsa settimana una massiccia offensiva con il sostegno dell’aviazione russa e della forze a terra iraniane e di Hezbollah.
Il capo della Unione siriana delle organizzazioni di soccorso umanitario, Zaidoun al-Zoabi, ha riferito alla Bbc di aver visto, negli ultimi tre giorni, almeno 70mila civili in fuga nelle campagne a sud di Aleppo.
"Abbiamo visto persone senza tende, senza rifugio, nulla. La gente chiede da mangiare, non c’è soccorso medico", ha raccontato, aggiungendo che vi sono "forti bombardamenti e i cieli sono pieni di jet, elicotteri e le persone sono terrorizzate". Secondo Rami Abdulrahman, capo dell’Osservatorio Siriano per i diritti umani, nell’offensiva sono stati uccisi almeno 41 ribelli. Fra questi, anche il comandante delle brigate Nour al-Din al Zinki, Nasif Ismail.
Intanto, i ribelli affiliati al Libero Esercito Siriano - e sostenuti dagli Usa - hanno fatto sapere di aver ricevuto un carico di alcuni missili Tow che, però, sono giudicati insufficienti per rispondere all’attacco del regime. Aleppo si trova a circa 50 chilometri dal confine con la Turchia.
La città, un tempo "hub" commerciale e industriale della Siria, è stata letteralmente divisa in due dallo scoppio del conflitto; la metà occidentale è rimasta sotto il controllo del governo e quella orientale è caduta in mano dei ribelli. Domenica il premier turco, Ahmet Davutoglu, aveva avvertito l’Europa che l’offensiva a sud di Aleppo potrebbe causare "un’altra ondata di rifugiati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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