"In Cecenia lager per gay". Fatwa contro giornale che denuncia

Gravi minacce contro la Novaya Gazeta. "Almeno tre persone sono già morte"

"In Cecenia lager per gay". Fatwa contro giornale che denuncia

Retate, arresti e torture, una campagna definita senza precedenti dalle pagine della Novaya Gazeta, settimanale d'opposizione russo secondo cui almeno tre persone omosessuali sarebbero morte in Cecenia, dove almeno un centinaio di persone sono detenute illegalmente ad Argun, a meno di venti chilometri dalla capitale Groznyj.

Molte le denunce raccolte dalla stampa, da Ilga, importante associazione europea che si occupa di diritti di gay, lesbiche e persone transgender e dalla Rete Lgbt Russia, che parlano di quello che senza mezzi termini è stato definito un "campo di concentramento" per omosessuali.

Le autorità ufficialmente ne negano l'esistenza, con il presidente Ramzan Kadyrov che, attraverso il suo portavoce, sostiene pubblicamente che a dimostrare l'infondatezza della notizia ci sarebbe un fatto inconfutabile: "In Cecenia non ci sono gay".

"Se questo tipo di persone esistessero la polizia non avrebbe bisogno di occuparsene perché ci avrebbero già pensato i loro parenti a mandarli là dove non possono più ritornare", aveva aggiunto Kadyrov nei giorni scorsi.

Ma la smentita delle autorità si scontra contro il numero di testimonianze raccolte, "troppe perché la cosa non sia vera" e troppo simili tra di loro, secondo quando detto al New York Times da Ekaterina L. Sokiryanskaya, coordinatrice dell'International Crisis Group per la Russia, che sottolinea tuttavia come al momento sia impossibile ottenere notizie certe.

L'inchiesta pubblicata il primo aprile, che ha svelato il grado di repressione e violenza a cui la comunità Lgbt è sottoposta nella regione, ha scatenato minacce pesanti contro i giornalisti della Novaya Gazeta, che ora temono per la loro sicurezza, con una fatwa lanciata dai leader musulmani della regione.

"Promettiamo che il castigo ricadrà sugli autentici istigatori, chiunque essi siano e dovunque siano, senza prescrizione", dice una risoluzione adottata dalla comunità islamica in Cecenia,

con 15mila persone che si sono riunite nella capitale dopo la pubblicazione del rapporto. "Il castigo di Allah li raggiungerà irrimediabilmente", ha aggiunto in un'intervista radiofonica il muftì ceceno Salah-Haji Medjiyev.

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