Amnesty contro Trump: "Ha accolto quasi solo rifugiati cristiani"

L'amministrazione Trump ha ribadito la sua volontà di coniugare l'accoglienza dei rifugiati con l'esigenza di tutelare la sicurezza nazionale

Amnesty contro Trump: "Ha accolto quasi solo rifugiati cristiani"

L’amministrazione Trump è stata accusata da diverse ong umanitarie di praticare “discriminazioni etniche” nell’attribuzione dello status di rifugiato agli stranieri che ne fanno richiesta. In particolare, l’esecutivo federale è stato biasimato per avere finora concesso la protezione internazionale quasi esclusivamente a individui provenienti da Paesi a maggioranza cristiana.

Denise Bell, esponente dell’organizzazione Amnesty International nonché ricercatrice in materia di flussi migratori, ha infatti di recente incolpato Washington per avere accordato, dal gennaio del 2017 fino al 31 maggio di quest’anno, un vero e proprio “trattamento di favore” nei riguardi di richiedenti asilo originari dell’Europa orientale e del Sudamerica. Delle istanze di protezione internazionale accettate dagli uffici-immigrazione americani in tale arco temporale, ben l’84% sarebbe stato appunto presentato da soggetti appartenenti a quelle due aree geografiche, caratterizzate da popolazioni a schiacciante maggioranza cristiane.

Al contrario, appena il 16% delle richieste di asilo politico accolte negli Usa nel periodo considerato avrebbe avuto come beneficiari cittadini di nazioni islamiche situate in Africa e in Medio Oriente. Di conseguenza, la Bell ha affermato che i dati da lei raccolti circa le politiche di accoglienza sviluppate da Donald Trump dal giorno del suo insediamento dimostrerebbero l’ostilità verso i musulmani nutrita dall’attuale governo statunitense.

La netta prevalenza, tra i rifugiati ammessi negli Usa dal giorno dell’insediamento del tycoon, di individui cristiani rispetto a quelli di fede coranica è stata segnalata anche da Noah Gottschalk, dirigente dell’associazione pro-migranti International Rescue Committee. Costui ha quindi spiegato che la contrazione della percentuale di profughi maomettani accettati dalle autorità di Washington sarebbe cominciata in coincidenza con l’entrata in vigore del Muslim ban, ossia un provvedimento, varato nel gennaio del 2017 e riformato nel marzo dello stesso anno, che ha introdotto pesanti restrizioni all’ingresso in America da parte di cittadini di alcuni Paesi islamici “affetti da terrorismo endemico”.

L’amministrazione federale, per bocca del capo ufficio-stampa del dipartimento di Stato, ha subito replicato alle accuse di “discriminazione etnica” avanzate dalle ong. Morgan Ortagus, portavoce del dicastero in questione, ha infatti chiarito che la Casa Bianca non avrebbe fatto altro che “coniugare le politiche di accettazione dei rifugiati con la basilare esigenza di salvaguardare la sicurezza nazionale”.

Sempre ad avviso della donna, l’ordine pubblico negli Usa verrebbe messo seriamente a repentaglio da un’“accoglienza indiscriminata”, slegata da una rigorosa valutazione della “pericolosità sociale” di ciascun richiedente asilo giunto in territorio americano.

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