Dopo mesi di tira e molla frustranti sullo strombazzato decreto anti-musulmani, Donald Trump può cantare almeno un pochino di vittoria. Il tanto discusso Muslim Ban, l'ordine esecutivo dello scorso 6 marzo che vieta l'ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sei Paesi a maggioranza musulmana (Iran, Somalia, Yemen, Sudan, Siria e Libia) con motivazioni di sicurezza nazionale, potrà entrare in vigore almeno in alcune sue parti entro i prossimi tre giorni.
Questo non significa che i magistrati federali americani abbiano modificato le loro opinioni in merito alla sua incostituzionalità: soltanto, la Corte Suprema ha finalmente deciso di esaminare nel dettaglio il tanto criticato bando, e quindi nel frattempo alcuni dei suoi capitoli potranno essere attuati, in attesa di un pronunciamento definitivo (che ovviamente potrà essere anche negativo) sul provvedimento nel suo insieme.
Il documento di 13 pagine firmato ieri dai giudici della Corte Suprema impedisce di fatto per 90 giorni l'ingresso negli Stati Uniti dei cittadini delle sei nazioni in questione, e sospende per 120 giorni il programma di accoglienza dei rifugiati. D'altra parte la Corte ha sancito che il divieto non si applicherà «agli stranieri che possono sostenere in buona fede di avere rapporti con un persona (un parente o un amico, ndr) o un'entità (caso che riguarda gli studenti universitari, ndr) negli Stati Uniti». I nove giudici hanno fatto sapere che ad ottobre, alla ripresa dei lavori, rivedranno l'intera materia.
Per Trump si tratta comunque di un successo politico, che il presidente degli Stati Uniti - sempre nel mirino di media pregiudizialmente ostili - non ha mancato di enfatizzare. Si è trattato - ha scritto Trump in uno dei suoi ormai classici tweet - di «una chiara vittoria per la nostra sicurezza nazionale. Come presidente non posso consentire l'ingresso nel nostro Paese di persone che vogliono farci del male. Voglio invece le persone che possono amare gli Stati Uniti e i suoi cittadini e che possono essere lavoratori duri e produttivi». Un classico esempio del linguaggio semplice e diretto con il quale Trump ha saputo conquistare una fetta importante, e solitamente snobbata da una elite altezzosa, dell'opinione pubblica americana.
Trump ha spiegato nel suo messaggio che «la mia responsabilità numero uno da Commander in chief è di tenere al sicuro il popolo americano.
La decisione odierna mi permette di usare uno strumento importante per proteggere la nostra nazione». I nove giudici che compongono la Corte Suprema (di differente orientamento politico) hanno votato nello stesso modo, cosa di cui Trump si è detto «grato». RFab
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