La nave "Open Arms" con il suo carico di migranti ha gettato l'ancora nel porto di Palma di Maiorca, il principale delle Isole Baleari. E dall'ong spagnola "Proactiva Open Arms" già annunciano di avere intenzione di presentare una denuncia contro la Guardia Costiera libica e quella italiana per il modo in cui vengono soccorsi i migranti in mare.
Nelle scorse settimane la "Open Arms" aveva incrociato nel Mediterraneo centrale alla ricerca dei barconi in difficoltà e in una delle ultime operazioni al largo del Nordafrica aveva anche recuperato i corpi senza vita di un bimbo piccolo e della madre. Secondo il racconto di un'altra donna recuperata ancora in vita dopo ore trascorse fra le onde a lottare fra la vita e la morte, la Guardia Costiera libica avrebbe abbandonato alcuni naufraghi al proprio destino dopo che diversi migranti si erano rifiutati di essere riportati nuovamente in Africa, dove li avrebbero attesi condizioni di detenzione non certo piacevoli.
La nave, che aveva rifiutato di attraccare nel porto siciliano di Catania, ha diretto la prua verso le Baleari ed è entrata oggi nella rada di Maiorca. Qui, non appena arrivata in porto, è stata accolta dal comunicato dal fondatore di "Proactiva Open Arms", Oscar Camps, che su Twitter ha annunciato: "Dopo quattro giorni di navigazione la nave entra finalmente nel porto sicuro di Palma di Maiorca". Quindi la ong ha presentato denuncia presso il tribunale di Palma di Maiorca: "Spero che la procura spagnola indaghi sulla Guardia costiera libica e italiana", ha detto Camps.
La nave porta a bordo, oltre al cadavere della donna e del bambino africani recuperati in mare al largo della Libia, anche Josefa, la donna camerunense che è stata testimone oculare del naufragio. Dopo le cure in ospedale, sarà presa sotto la protezione delle autorità spagnole e ascoltata. Ancora non cammina ma un portavoce della Ong ha riferito che la donna "si sta lentamente riprendendo dal punto di vista fisico".
Anche Josefa, che riceverà lo status di rifugiata in Spagna, avrebbe intenzione di denunciare la guardia costiera della Libia per aver speronato la barca a bordo della quale si trovava, e l'Italia per il suo rifiuto di sbarcare i corpi nel porto di Catania: lo riferisce il quotidiano spagnolo Diario de Mallorca.
Alle accuse di Josefa e della ong però fonti del Viminale replicano così: "Se la Ong spagnola ha preferito rifiutare l'approdo in Italia per scappare
altrove, è un problema suo. I porti siciliani erano aperti anche per accogliere i cadaveri a bordo, e per questo alla Ong era stata esclusa l'opzione Lampedusa: l'isola è infatti sprovvista di celle frigorifere per i corpi"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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