Le opzioni militari degli Stati Uniti sulla Corea del Nord sono tutte pessime, alcune disastrose. In ogni caso, gli Stati Uniti non dispongono di una opzione militare reale e pratica sulla Corea del Nord. La risposta nucleare statunitense dovrebbe essere consequenziale ad un attacco preventivo della Corea del Nord contro un territorio americano o un alleato. E’ uno scenario altamente improbabile: la dinastia Kim chiede il rispetto internazionale e cerca, soprattutto, di sopravvivere. Il rispetto internazionale si basa sul riconoscimento a potenza nucleare così da reimpostare le relazioni con i diretti antagonisti come la Corea del Sud e gli Stati Uniti. Le opzioni militari convenzionali Usa metterebbero in ogni caso a rischio milioni di civili nella capitale sudcoreana di Seul. In ultima analisi, il Pentagono dispone (ovviamente) di diverse opzioni militari, ma sono tutte pessime ed alcune potenzialmente disastrose. Il principio della deterrenza si basa sull’equilibrio tre le scarse informazioni diramate e quelle coperte da segreto militare. Informazioni sufficienti per spaventare il nemico. Il problema è che non sempre (come nel caso della Corea del Nord) si spaventa.
La forza militare della Corea del Nord
L’Esercito della Corea del Nord annovera un milione di soldati. 110 mila in forza all’Aeronautica e circa 60 mila in servizio con la Marina. Ventimila i pezzi d’artiglieria e circa tremila i carri armati. La forza aerea dovrebbe essere composta complessivamente da circa 500 velivoli, mentre la Marina si basa prevalentemente sui sottomarini, 70 in servizio. La forza missilistica in linea è sconosciuta, ma dovrebbero esserci poco meno di cento sistemi d’arma a corto e medio raggio sempre pronti al lancio su un inventario di circa mille vettori nascosti in bunker sotterranei. Impossibile valutare efficacia e prontezza operativa delle forze armate della Corea del Nord. Con un ragionevole grado di certezza, qualora scoppiasse un conflitto, Seul andrebbe perduta con lanci di rappresaglia in Corea del Sud ed in Giappone. L’equipaggiamento militare di Pyongyang è ritenuto obsoleto, ma ciò non gli impedirebbe di scatenare su Seoul uno sbarramento di artiglieria devastante. Se scoppiasse un conflitto, né l'esercito degli Stati Uniti, né le forze della Corea del Sud potrebbero sperare di azzerare tale minaccia, stimata in 13600 cannoni di diverso calibro pari (in linea teorica) a mezzo milione di granate in poco meno di sessanta minuti. Lo strumento più potente della Corea del Nord è l’artiglieria, solo in parte schierata al confine con la Corea del Sud. Tuttavia, l’artiglieria di Pyongyang è afflitta da un alto tasso di malfunzionamenti dovuto alle munizioni indigene ed allo scarso addestramento delle unità. Secondo Stratfor, il 25 per cento delle munizioni d’artiglieria della Corea del Nord non esplode sul bersaglio. Dubbi anche sulla cadenza di fuoco e sulla precisione dei sistemi. Il rateo di fuoco sostenuto è fondamentale per i sistemi di artiglieria: maggior numero di colpi sul bersaglio nel più breve tempo possibile prima di essere identificati e distrutti. Diverso il punto sui moderni sistemi a lungo raggio, come il lanciarazzi multiplo da 300 mm con una presunta gittata di 125 miglia: per potenza eguaglierebbe il BM-30 russo. Identificato durante l’ultima parata militare, è stato messo in produzione di massa dal regime da due anni. La Corea del Nord potrebbe quindi colpire Seul che si trova soltanto a 35 miglia dalla zona smilitarizzata con un fuoco di sbarramento pesante. Tatticamente parlando, un MLRS è più pratico ed economico rispetto ad un missile. L’aspetto nucleare della testata del missile, potrebbe essere tranquillamente sostituto da granate d’artiglieria combinate con armi chimiche. Secondo la Nuclear Threat Initiative, la riserva della Nord oscilla tra le 2500 e le 5000 tonnellate di agenti chimici. Il Paese sarebbe in grado di produrre agenti nervini come il Sarin ed il VX. Questi ultimi sono ritenuti al centro della produzione di armi chimiche del Paese. Se Pyongyang utilizzasse proprio tali asset e li esponesse al rilevamento ed al fuoco di contro-batteria, sarebbero certamente utilizzati nel targeting indiscriminato della capitale e dei suoi sobborghi.
I missili per la rappresaglia
I missili balistici nell’arsenale della Corea del Nord, compresi gli Scud e le versioni indigene a lungo raggio Nodong e Taepodong, sono potenzialmente in grado di colpire qualsiasi parte della Corea del Sud. I missili balistici fornirebbero una significativa potenza di fuoco supplementare diretta contro Seul e le postazioni militari statunitensi al di là della penisola coreana, come ad esempio in Giappone. Pyongyang potrebbe certamente imbarcare testate a diverso rendimento fino a ad un Kt con esplosivo ad alto potenziale e non convenzionali. I missili, a causa della carenze negli attuali sistemi di guida, verrebbero certamente indirizzati contro i centri urbani come atto di ritorsione. Diverso il ricorso ad un potenziale attacco con testate nucleari. Le stime sono discordanti. Probabilmente due, forse cinque già imbarcate sui Nodong. Tuttavia, un singolo attacco nucleare contro un centro urbano della Corea del Sud si tradurrebbe in un disastro catastrofico ed attiverebbe, irrimediabilmente, la linea leggera e pesante Ohio degli Stati Uniti, sempre in posizione di lancio. La ritorsione non convenzionale della Corea del Nord, innescherebbe un contesto da giorno del giudizio con conseguenze inimmaginabili. Il problema di qualsiasi azione militare statunitense contro la Corea del Nord è la certezza assoluta di perdere Seul e la sua area metropolitana di 25 milioni di persone.
Valutare il test di poche ore fa
Nonostante le minacce dell'amministrazione Trump e la condanna quasi universale (la Cina difenderà la Corea in caso di attacco preventivo Usa), Pyongyang continua a fare progressi con il suo programma nucleare anche se vi sono forti dubbi sia sulla miniaturizzazione che sul ciclo Icbm. Fino ad oggi, tutti gli sforzi per stringere la morsa sulla Corea del Nord (sanzioni, isolamento e minacce militari), non hanno sortito alcun effetto, mentre una più grave pressione economica potrebbe paralizzare il regime e spingerlo verso una catastrofe, contesto che la Cina non è disposta ad affrontare. Proprio come la crisi dei rifugiati siriani ha eroso le risorse dei paesi limitrofi causando diffuse lotte politiche in Europa, molti in Cina sono preoccupati dal contraccolpo che l'economia e la sicurezza del paese potrebbero subire da un conflitto sulla penisola coreana. L'amministrazione Donald Trump ha cercato di esercitare pressioni su Pechino per contenere il suo storico alleato, ma nonostante le ripetute condanne cinesi, i progressi compiuti sono stati scarsi. In tutte le simulazioni effettuate qualora scoppiasse un conflitto armato tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti, gli analisti cinesi prevedono centinaia di migliaia (se non milioni) di civili che si dirigerebbero verso la Cina del Nord.
Perché la bomba all’idrogeno
Una bomba all’idrogeno garantirebbe una testata più leggera ed una resa esplosiva maggiore rispetto alla dimensione e al peso. La Corea del Nord ha dichiarato nel gennaio dello scorso anno di aver testato una bomba all’idrogeno miniaturizzata. Tuttavia, si sarebbe trattato di dispositivo potenziato, una bomba atomica cioè che usa alcuni isotopi di idrogeno per generare una maggiore resa esplosiva. Una bomba all’idrogeno usa solitamente una bomba atomica primaria per innescare un'esplosione secondaria molto più grande. Tale arma, con la prima fase basata sulla fissione e la seconda sulla fusione, genera una resa esplosiva maggiore rispetto ai dispositivi di fissione pura. L'istituto delle armi nucleari della Corea del Nord ha dichiarato che il test di domenica ha verificato il funzionamento di una bomba all’idrogeno “inclusa la velocità di fissione e tutte le altre specifiche fisiche che riflettono il livello qualitativo di un'arma nucleare a due stadi”.
Il test rappresenta una minaccia immediata?
Poche ore fa Pyongyang ha annunciato al mondo di aver testato la sua più potente arma nucleare. E’ un’affermazione condivisibile per una resa esplosiva stimata di 100 kilotoni. L’U.S. Geological Survey ha rilevato il terremoto di magnitudo 6,3, con epicentro nei pressi del sito di Punggye-ri, senza però confermare l’esatta natura dell’esplosione. Per la Corea del Nord si sarebbe trattata di una bomba all’idrogeno, interamente realizzata in patria ed in grado di essere imbarcata sui vettori intercontinentali. Il test, tuttavia, non rappresenta una minaccia immediata. Il Nord, nonostante i proclami, deve ancora dimostrare di aver miniaturizzato con successo una testata e completato il ciclo della tecnologia di rientro. Il test ha dimostrato che Pyongyang è in grado di costruire un’arma, ma non che quest’ultima sia in grado di essere utilizzata immediatamente. L’unico modo per verificare la retorica della Corea del Nord, sarebbe un impiego reale del sistema d’arma per un immediato scenario termonucleare.
Prepararsi alla guerra
Una guerra non si vince solo con la forza aerea. Per sperare di avere successo nella penisola coreana, dopo il raid missilistico convenzionale ed imposto la supremazia aerea (l’aspetto più facile della campagna considerando le piattaforme in servizio nei due schieramenti), le forze terrestri dovranno invadere il Nord. Ad oggi, la componente americana presente nella regione, che agirebbe di concerto con l’esercito della Corea del Sud, non sarebbe in grado di invadere la Corea del Nord. Servirebbero settimane (se non mesi) per ammassare truppe, attrezzature, rifornimenti iniziali per raggiungere una capacità di invasione. Impossibile soltanto ipotizzare un raid aereo dagli Stati Uniti. B-2, B-52 e F-22 dovranno raggiungere Guam. Il Pentagono, infine, dovrebbe schierare ulteriori incrociatori, cacciatorpediniere e sottomarini armati con missili da crociera per sopprimere le difese aeree nordcoreane e garantire un costante fuoco di precisione. Potrebbero essere necessari anche dei mesi per allestire logisticamente una forza di invasione, stimata in almeno 250 mila soldati (parliamo della sola forza combattente terrestre). Nessun paese può eguagliare gli Stati Uniti nella proiezione di potenza. Se Washington decidesse di effettuare un attacco militare contro la Corea del Nord, anche se limitato, l'impatto sarebbe devastante per Pyongyang. Tuttavia, quando si considera l'azione militare, è importante riconoscere le variabili e le lacune di intelligence che complicano inevitabilmente il processo decisionale politico e militare. Il vantaggio degli Stati Uniti nella formazione, coordinamento e nelle attrezzature, non garantirebbe il successo della missione a causa delle lacune di intelligence. La Corea del Sud ospita un contingente permanente di 28.500 soldati statunitensi.
Le opzioni sulla Corea del Nord
Donald Trump dovrà adesso decidere l’opzione migliore per contrastare o sabotare il programma missilistico e nucleare della Corea del Nord. La Casa Bianca potrebbe ordinare una guerra informatica ed elettronica totale, ma senza alcun tipo di garanzia. Gli attacchi informatici (come quelli della tecnologia left of launch) sono efficaci se indirizzati contro obiettivi identificati. A differenza di quanto avvenuto con il worm Stuxnet in Iran (simmetricamente ideale), gli obiettivi della Corea del Nord sono molteplici e schierati su lanciatori mobili. In un approccio dove il tempismo è fondamentale, gli hacker del Pentagono dovrebbero disabilitare in remoto i sistemi missilistici, provocando il fallimento del test. Tuttavia, in un contesto operativo, anche se tutti gli attacchi informatici riuscissero a disabilitare i missili schierati in posizione di lancio, sarebbe impossibile hackerare i sistemi nascosti nei bunker sotterranei del paese. Ecco perché la Corea continua a sviluppare un Icbm mobile che, potenzialmente, sarebbe in grado di minacciare gli obiettivi in tutto il mondo. La pista diplomatica potrebbe congelare momentaneamente la questione nucleare e missilistica, ma il problema non si risolverebbe. Si potrebbero ancora di più acuire le sanzioni internazionali facendo leva sulla Cina che, tuttavia, teme una crisi umanitaria a ridosso dei suoi confini qualora cadesse il regime. L’opzione militare sarebbe quella più pericolosa, considerando che le forze missilistiche della Corea del Nord sono altamente mobili. Un massiccio attacco preventivo colpirebbe molti siti di lancio, ma non escluderebbe un attacco di rappresaglia contro la Corea del Sud. La possibilità di reintrodurre armi nucleari tattiche in Corea del Sud, ritirate più di 25 anni fa, sarebbe altamente provocatoria.
Attaccare la Corea del Nord: i piani di attacco dell’Air Force
Qualsiasi tipo di attacco contro la Corea del Nord sarebbe un azzardo nei confronti di milioni di vite coreane e giapponesi. In quanto tale, la soluzione diplomatica è l’unica pista praticabile.
In caso di attacco preventivo, gli Stati Uniti utilizzerebbero i principali asset a bassa osservabilità ed i missili da crociera lanciati dai sottomarini e dalla unità di superficie. La Corea del Nord possiede una stratificata rete di difesa, ma è ritenuta obsoleta ed in gran parte incapace di difendersi in modo adeguato. Anche la rete di rilevamento di Pyongyang non sarebbe ritenuta in grado di identificare i bombardieri B-2, B-1, i caccia F-22 e la piattaforma tattica F-35. La forza iniziale stimata per un attacco preventivo contro Pyongyang sarebbe di dieci bombardieri strategici B-2 e 24 F-22 che decollerebbero dagli aeroporti in Giappone e Corea del Sud. Sebbene il Raptor possa trasportare due JDAM GBU-32 da 450 chili, la fase iniziale dell’attacco richiederà una potenza maggiore affidata alle GBU-31 e GBU-57 trasportate dai B-2 Spirit. La capacità Tomahawk degli Stati Uniti non ha termini di paragone. I BGM-109 verrebbero lanciati a ondate da diverse piattaforme, compresi almeno due sottomarini classe Ohio riconvertiti in ruolo SSGN. Se combinassimo le capacità Tomahawk di due sottomarini classe Ohio alle cacciatorpediniere della Settima Flotta, il numero supererebbe i 600 missili da crociera.
L’attacco
La prima ondata spetterebbe ai bombardieri strategici B-2. Una forza stimata di dieci GBU-57 ed ottanta GBU-31, dovrebbe essere in grado di danneggiare gravemente tutte le infrastrutture connesse con il programma nucleare della Corea del Nord, così come tutte le armi stoccate nei siti corazzati e le principali strutture comando dell’esercito. L'efficacia della prima ondata B-2, innescherebbe la forza F-22, nel duplice ruolo di superiorità aerea e piattaforma di scoperta oltre il raggio visivo. Non meno di 500 missili Tomahawk colpirebbero la triade difensiva della Corea del Nord e le basi dei bombardieri H-5 di Uiju e Changjin-up. Tuttavia, sarebbe impossibile riuscire a distruggere gli oltre 200 lanciatori sparsi per tutto il paese. Un attacco preventivo convenzionale contro la Corea del Nord ridurrebbe certamente le capacità militare del paese, ma non escluderebbe la ritorsione. Gli Stati Uniti ignorano l’esatta ubicazione degli oltre duecento lanciatori, molti dei quali nascosti in bunker corazzati a profondità ignote. Il Pentagono, infine, non ha contezza della reale ramificazione del programma nucleare della Corea del Nord. Predire il successo di un attacco degli Stati Uniti, nonostante le forze in campo, resta difficile e dipenderà dal grado di affidabilità e certezza delle informazioni d’intelligence. La distruzione delle infrastrutture nucleari della Corea del Nord, potrebbe non essere sufficiente per annullare la ritorsione. Pertanto, anche se gli Stati Uniti possono essere ragionevolmente certi di arrestare un duro colpo all'infrastruttura nucleare nella prima ondata, sarebbe necessario un grado di cognizione assoluta per annullare ogni tipo di ritorsione. Realisticamente, non considerando l'opzione nucleare o l'invasione terrestre, gli Stati Uniti non potranno azzerare la rappresaglia della Corea del Nord.
La pista diplomatica, l’unica soluzione
Al Presidente degli Stati Uniti è concessa la facoltà di tramutare un conflitto convenzionale in nucleare. Le opzioni nucleari contro la Corea del Nord esistono da tempo. Sarebbero necessari meno della metà dei missili Trident II della linea leggera da attacco, testate W76/Mk4A da 100 Kt trasportati da un solo sottomarino Ohio, per cambiare per sempre il destino della Corea del Nord e del mondo. Nessuno sa quello che accadrà una volta avviati i lanci, mentre ancora più pericolose potrebbero essere le implicazioni sulla stabilità strategica mondiale. Escludendo l’opzione nucleare ed una inimmaginabile invasione terrestre (il fanatismo dei militari del Nord andrebbe considerato alla stregua delle forze giapponesi in patria durante la seconda guerra mondiale), ogni tipo di azione militare fisica o virtuale innescherebbe una violenta rappresaglia su Seul, con granate (probabilmente chimiche) da artiglieria utilizzate nel targeting indiscriminato della capitale e dei suoi sobborghi. Le opzioni militari contro la Corea del Nord non garantirebbero la vittoria assoluta. La pista diplomatica resta l’opzione migliore. Ed il ruolo della Cina sarà determinante. L'88% di tutte le importazioni della Corea del Nord provengono dalla Cina. Le esportazioni sono all’86%. Pechino ha un ruolo fondamentale nel garantire il rispetto delle sanzioni delle Nazioni Unite come, ad esempio, per la fornitura di carbone. I tentativi di instaurare rapporti economici e politici con la Russia non hanno avuto esito positivo. Il graduale aumento della pressione militare sul regime nordcoreano per ottenere un risultato politico, nella speranza che non precipiti in un conflitto reale, è un elemento debole e pericoloso per la politica degli Stati Uniti. In assenza di una nuova iniziativa diplomatica, la situazione di per se instabile nella penisola coreana, continuerà a peggiorare. Mentre le Nazioni Unite e le singole nazioni dovrebbero continuare a condannare con forza il comportamento del Nord, è responsabilità degli Stati Uniti, come superpotenza indispensabile nel mondo, esplorare nuove forme di dialogo con la Corea del Nord.
Il giorno del giudizio
Donald Trump, come Presidente degli Stati Uniti, potrebbe ordinare in ogni momento il lancio di venti missili Trident II D5 pari a 160 testate a rientro multiplo indipendente contro la Corea del Nord, cancellandola per sempre dalla cartina geografica. Sarebbe una decisione proporzionale, considerando che altre 500 testate sarebbero sempre pronte al lancio.
E’ un concetto strategico. “Valutata la minaccia, una proporzionale risposta, ma in grado di arrestare il potere decisionale e militare di un nemico”. Tuttavia, una risposta proporzionale, una volta autorizzato il lancio di testate nucleari, non esiste. E’ un principio che dovrebbe guidare la valutazione immediata in uno scenario di guerra. Secondo il concetto della ridondanza Usa, da quattro a sei sottomarini Ohio, intesi anche come boomer, sono sempre in mare a copertura di potenziali obiettivi.
Il concetto della proporzionalità si applica soltanto per la scelta delle testate da impiegare. Approssimativamente, i sottomarini balistici trasportano 890 testate. La linea morbida di attacco è formata da 506 testate W76/Mk4A da 100 kt. La linea pesante da attacco è formata da 384 testate pesanti W88 / MK5 da 455 kt. Il tempo necessario per lanciare un attacco nucleare è stimato in otto / dodici minuti. E’ un grado distruttivo inimmaginabile. L’ordigno che colpì Hiroshima aveva una resa esplosiva di 15 kt. In base alla riduzione dell’arsenale strategico previsto dalla Nuclear Posture Review, ogni sottomarino classe Ohio trasporta venti missili Trident II per quattro-cinque testate a rientro multiplo indipendente. Tuttavia, ogni missile potrebbe trasportarne fino ad un massimo di otto per 160 testate a rientro multiplo indipendente lanciate da un solo sottomarino classe Ohio. I Trident II D5, diversamente dalla linea strategica fissa simmetrica Minuteman, non sono pre-programmati. Le coordinate possono essere rapidamente assegnate dal National Military Command Center. Ogni sottomarino classe Ohio dispone di due equipaggi di 154 unità (Gold and Blue), che si alternano in pattugliamenti di settanta / novanta giorni. Nove boomer sono schierati a Bangor, Washington, per pattugliare l'Oceano Pacifico. Cinque sono situati a Kings Bay, in Georgia, per le operazioni nell'Atlantico. Quattro dei diciotto Ohio sono stati riconvertiti per lanciare missili da crociera. Da quattro a sei boomer sono sempre in mare.
Il comando della triade nucleare richiede compostezza, giudizio, moderazione, abilità diplomatica e percezione delle tecnologia in possesso delle fazioni da colpire. Non esiste veto all’ordine di attacco nucleare del presidente degli Stati Uniti. Dalla sua valigetta di circa 45 kg, President's Emergency Satchel, chiamata Football, simile ad una 24 ore e solitamente trasportata da un ufficiale superiore, il presidente degli Stati Uniti può abilitare, in ogni istante, il lancio di missili Minuteman a terra o autorizzare l’espulsione dei missili Trident dai sottomarini classe Ohio sempre in mare. Al presidente è conferito il biscotto, per il suono che emette una volta spezzato. E’ una scheda in plastica che contiene al suo interno i codici prestampati che identificano il Capo supremo delle forze armate al National Military Command Center. La valigia di 45 chili garantisce piene connessione con tutte le tre opzioni nucleari disponibili. I codici di Trump non vengono trasmessi ai silos dei missili, ai bombardieri o ai sottomarini: verificano soltanto l'identità del presidente quando invia un ordine di lancio per il Pentagono. La Football implementa diversi sistemi di sicurezza per autenticare il presidente. Altri codici di autenticazione, elaborati dall’NSA, rimangono in custodia al Pentagono ed in altre sette località segrete: si abilitano soltanto per scala gerarchica qualora il presidente degli Stati Uniti dovesse morire. Nessun militare può effettuare un lancio di propria volontà, senza i codici di autenticazione del comandante in capo. Autenticati i codici presidenziali, il Pentagono invia gli ordini, tramite Emergency Action Message, alle unità prescelte per il lancio. Il two-person concept, impedisce l’uso accidentale di armi nucleari. I due ufficiali che custodiscono le sole chiavi del pannello di controllo, devono concordare sui codici preformattati ed in forma integra ricevuti dal National Military Command Center o dai comandi alternativi attivati in seguito ad un attacco preventivo nemico. Nel messaggio anche il tipo di opzione nucleare prescelta dal presidente. Qualora i satelliti non dovessero rilevare alcun lancio da una piattaforma, per effetto della ridondanza questi avverrebbero da altre unità. In questo modo si assicura sempre una copertura strategica globale, poiché è improbabile la perdita simultanea dell’intera flotta strategica in mare.
L’arma più distruttiva mai creata dall’uomo
A Donald Trump è conferita la facoltà di autorizzare, senza alcuna approvazione, il lancio dei missili balistici intercontinentali contro un avversario straniero, innescando una guerra termonucleare. La deterrenza statunitense si basa su un arsenale in grado di scongiurare qualsiasi ricorso al nucleare: è il concetto della Distruzione Mutua Assicurata. Non è concepito, in linea teorica, per essere utilizzato in per prevenire o durante un attacco convenzionale o in presenza di impiego di armi chimiche e biologiche sul campo. L’infallibilità del ruolo di presidente degli Stati Uniti gli conferisce questa precisa capacità di discernimento. Donald Trump, come parte vitale della deterrenza nucleare Usa, può autorizzare senza la dichiarazione di guerra del Congresso un attacco preventivo (First Strike) e di rappresaglia (Second strike) in risposta alla rilevazione di testate nucleari nemiche in volo o pericolo imminente per sopravvivenza stessa della nazione. Secondo quanto stabilito nel 2010 dalla Nuclear Posture Review, gli Stati Uniti rimoduleranno la triade in base al New Strategic Arms Reduction Treaty. Entro il 5 febbraio del 2018, gli Stati Uniti avranno 700 lanciatori strategici schierati ed altri cento in riserva. Il Dipartimento della Difesa sta procedendo alla rimozione di 56 tubi di lancio dalla flotta strategia Ohio portando il numero a 20 missili Trident II ad unità, pari a 240 Slbm dispiegati e 40 in riserva. Complessivamente, la forza Slbm passa da 336 a 280 missili. Tuttavia, i sottomarini statunitensi hanno triplicato la loro letalità grazie alla super spoletta che dal 2009 è stata incorporato nella testata W76-1 / Mk4A. Tutte le testate schierate sui sottomarini balistici hanno ottenuto questa capacità di detonazione.
Il concetto strategico di letalità
La letalità è stimata in base alla distanza tra il bersaglio e l'effettivo punto d'impatto. I missili non dotati del nuovo meccanismo di detonazione, non garantiscono una accurata precisione nel colpire i bersagli. Motivo per cui è necessario, specialmente contro bersagli corazzati, lanciare diverse testate a rientro multiplo indipendente contro un singolo target. La detonazione della super spoletta è programmabile grazie ad un processo di calibrazione automatizzato. La super spoletta migliora notevolmente la possibilità che la testata possa detonare all'interno dell’area ottimale, lethal volume, per cancellare il bersaglio. Di conseguenza, i boomer di oggi sono molto più letali di quanto non lo fossero in precedenza. Soltanto dieci anni fa, soltanto il 30 per cento delle testate dei sottomarini degli Stati Uniti avrebbe distrutto i bersagli corazzati. Oggi, tale stima è portata dall’86 al 99%. La super spoletta, quindi, triplica la potenza della forza nucleare raggiungendo quasi la certezza delle distruzione del bersaglio. Ne consegue che tutti i principali asset a maggior rendimento (come la W88 / MK5 ad esempio), precedentemente assegnati contro gli obiettivi corazzati, possono ora essere riprogrammati contro altri bersagli, lasciando alle testate W76 basate sui sottomarini tali compiti. La finestra temporale per ordinare una rappresaglia è di pochi minuti, considerando l’essenza stessa dell’attacco preventivo.
La testata W76-1 / Mk4A
Il significativo incremento della capacità della testata W76-1 / Mk4A per distruggere bersagli corazzati, deriva da un semplice fattore fisico legato alla quota della detonazione. L’area sopra il bersaglio, nota come un lethal volume, richiede una detonazione ad un’altitudine appropriata per distruggere il target. Gli studi per migliorare la precisione della testata W76 sono stati avviati nel 1994. A quel tempo, le testate W76 / Mk4 avevano una spoletta a quota fissa: non poteva essere regolata. Con quelle spolette, i missili lanciati da sottomarini strategici sono stati principalmente destinati contro obiettivi più morbidi come le basi militari. Le nuove spolette a quota regolabile, raggiungono significative capacità contro obiettivi corazzati per un minore numero di testate richieste. La W76-1 / Mk4A ha una capacità di detonazione flessibile ed è in grado di esplodere a qualsiasi quota all'interno dell’area letale di un bersaglio. La super spoletta è progettata per calibrare la sua altitudine in fase di stabilizzazione e discesa dall’atmosfera, modificando gli errori di traiettoria. Questa nuova funzionalità ha rimodulato l’intera postura strategica dell’attacco preventivo Usa. L'esercito degli Stati Uniti implementerà tali capacità nei propri ICBM terrestri nel corso dei prossimi due decenni.
La nuova postura strategica
Il programma super spoletta è tecnicamente noto come Arming, Fuzing and Firing (AF&F) system. La spoletta MC4700 rientra nel programma Life-Extension W76 destinato a prolungare la durata della W76 fino al 2050. Entro la fine del 2016, sono state prodotte 1.200 delle 1.600 W76-1 / Mk4A previste. 506 testate da 100 Kt sono attualmente schierate sui boomer. Approssimativamente, i sottomarini balistici trasportano oggi 890 testate.
Da rilevare che oltre alle 506 testate W76/Mk4A (linea morbida di attacco), gli Stati Uniti hanno in mare altre 384 testate pesanti W88 / MK5. I bunker progettati per ospitare la leadership della Corea del Nord, profondamente sepolti nel terreno, in caso di attacco nucleare verrebbero colpiti esclusivamente da diverse testate pesanti W88 / MK5.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.