"La Nato e l'Unione europea hanno lavorato e continuano a lavorare incessantemente per una soluzione politica. I fatti sono andati nella direzione opposta. Continuiamo, però, a ritenere che la via diplomatica sia la strada maestra. Questo non significa che non occorra una risposta ferma". Le parole del ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guerini, al Corriere della Sera, confermano che l'Alleanza Atlantica si sta muovendo per rafforzare la presenza militare lungo la frontiera con l'Europa. E in questo processo di rafforzamento rientra anche l'Italia, che da tempo si è attivata impegnando le proprie forze armate in operazioni nei Paesi Baltici, in particolare in Lettonia, e in Romania, oltre alla presenza navale tra Mediterraneo orientale e Mar Nero.
Per Guerini, il nodo fondamentale resta la possibilità di opporre una qualche forma di deterrenza alle prossime mosse di Vladimir Putin. La decisione di riconoscere le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, le esercitazioni che si tengono lungo tutto il confine dell'Ucraina e in Bielorussia e l'ingresso delle prime forze russe in missione di peackeeping hanno rappresentato un giro di boa fondamentale nella percezione del problema. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ripetuto che l'intelligence americana considera quanto sta accadendo in Ucraina non come una partita chiusa con quell'atto formale di Putin, ma l'inizio di una "invasione". Termine che ha ribadito anche il vertice della Nato, Jens Stoltenberg, che aveva avvertito Mosca del fatto che l'Alleanza avesse già più di cento navi e aerei in allerta su tutto il fronte dell'Europa orientale e nei mari che circondano la Federazione Russa.
"Alle dichiarazioni russe non sono seguiti i fatti e le esercitazioni in Bielorussia, che dovevano terminare la scorsa domenica, sono proseguite. Nei confronti di tutto ciò, la Nato mantiene attivi i suoi meccanismi di deterrenza e difesa collettiva. L'Alleanza Atlantica è e rimane un'organizzazione difensiva, non intende utilizzare la chiave del confronto militare", ha spiegato Guerini. "Continuiamo a chiedere alla Russia - prosegue il capo della Difesa - di fare un passo indietro e impegnarsi in buona fede a contribuire a una soluzione politico-diplomatica. Nella convinzione che, nonostante declamate nostalgie imperiali, una escalation della situazione non sia utile a nessuno, in primis alla Russia".
Intanto però le forze Nato e degli Stati Uniti si muovono. Ieri, dopo l'annuncio delle sanzioni dell'Unione Europea, di Washington e del Regno Unito, il Pentagono ha ordinato il dispiegamento di caccia F-35, elicotteri d'assalto e di qualche centinaio di militari in Germania, Polonia e nei Paesi baltici. Il presidente Biden aveva detto in conferenza stampa di avere "deciso di rafforzare l'alleanza con paesi baltici. Non vogliamo combattere contro la Russia ma difenderemo ogni territorio della Nato". Anche il Canada ha dato ordine di inviare nuovi soldati in Lettonia. Mentre da Berlino si parla di un possibile rafforzamento del contingente in Lituania. Per adesso si parla di scenari molto complessi e di difficile realizzazione. L'Ucraina non è un Paese Nato, e questo ha permesso un'operazione militare che non ha fatto scattare la difesa collettiva atlantica.
Diverso il caso di Estonia, Lettonia e Lituania, che se da un lato temono di potere essere tagliate fuori dalla Nato in caso di una nuova incursione russa, magari per blindare il Suwalki Gap e unire la Bielorussia all'oblast di Kaliningrad, dall'altro lato sono più consapevoli della sicurezza data proprio dall'articolo 5 della Nato, quello che fa scattare l'impegno internazionale in caso di aggressione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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