Sembra una storia del vecchio Far West. Ma in realtà è un fatto di cronaca. Tutto è nato da una condanna. Due allevatori dell'Oregon sono stati puniti per aver incendiato alcuni terreni di proprietà federale. Per protesta un gruppo di persone, armate, ha occupato una baita nel parco naturale Malheur in Oregon. A guidarli sono due fratelli, Ammon e Ryan Bundy: "Se serve resteremo qui per anni". In tutto i ribelli sono venti uomini: sono arrivati da lontano portando con sé fucili, munizioni e legna da ardere. La loro è una "ribellione anti Stato" che fa molto "old America". Ma più che un fatto di cronaca sembra una puntata di qualche serie tv o di un reality show ambientato in America più di un secolo fa. Ammon Bundy fa sapere di aver riunito un gruppo di "cittadini per la libertà costituzionale" e che intende ripristinare i diritti individuali. Dice di ispirarsi agli insorti che combatterono contro i britannici per l'indipendenza e fa appello al secondo emendamento della Costituzione, che parla di una "milizia ben regolata" e del diritto di portare armi.
La situazione è tesa, anche se al momento non si registrano gravi incidenti. L'Fbi ha aperto un'indagine e lavora a fianco delle forze dell'ordine locali, cercando una soluzione pacifica. Si vuole evitare una strage. Anche se qualcuno, negli States, protesta già: se fossero stati di fede musulmana le forze speciali li avrebbero già fatti sgomberare, con le buone o con le cattive. La Casa Bianca, che segue attentamente l'evolversi della situazione, per il momento minimizza: "Questione di polizia locale", sottolinea il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest.
All'origine della protesta, come dicevamo, c'è la condanna di due allevatori, Dwight Hammond (73 anni) e suo figlio Steve (46), che lunedì dovranno ripresentarsi in carcere per aver dato fuoco ad alcuni terreni federali senza avere l'autorizzazione. Erano stati condannati nel 2012 e hanno già scontato una pena, ma devono tornare in cella per scontare un ulteriore periodo di detenzione dopo che giudici federali hanno rivisto la prima condanna. I due allevatori avevano appiccato il fuoco per bloccare la diffusione di specie animali e vegetali invasive. Ma secondo la procura quelle fiamme erano servite, in realtà, a cancellare le prove di attività di bracconaggio.
Sabato scorso, dopo la marcia a sostegno degli Hammond attraverso la cittadina di Burns (meno di 3mila abitanti), a sud est di Portland, un gruppo di uomini armati ha preso possesso del rifugio, in quel momento incustodito. Al di là del caso specifico degli Hammond la contesa si inserisce in una vecchia diatriba tra allevatori e autorità federali per la gestione della terra nell’Ovest. "Resteremo qui per tutto il tempo che ci vorrà: da tempo si parla di ridare la terra al popolo, ora finalmente qualcuno si sta muovendo in questa direzione", ha detto al New York Times Ryan Payne, un veterano dell’esercito che milita tra gli attivisti. "Siamo qui perché le persone hanno subito abbastanza abusi, sono state tolte loro terre e risorse al punto da lasciarli letteralmente in povertà".
La famiglia Bundy, con il patriarca Cliven, è diventata un simbolo per gli allevatori antigovernativi dopo una battaglia ventennale contro le autorità che volevano confiscare il loro bestiame che pascolava su terreni pubblici, in Nevada, senza pagare la tassa dovuta. Dopo anni di schermaglie e la minaccia di Cliven di sparare a qualunque agente federale avesse toccato le sue bestie, nel 2014 le autorità decisero di soprassedere, lasciando che il bestiame dei Bundy pascolasse sul terreno federale. Un "successo" che ha ridato forza agli attivisti anti-governativi.
"È tempo di lasciare questa comunità, di tornare alle vostre famiglie e di mettere fine a tutto questo in modo pacifico". Ce la sta mettendo tutta David Ward, sceriffo della contea di Harney, per trovare una soluzione pacifica. Gli Hammond, intanto, hanno preso le distanze dalla clamorosa protesta dei fratelli Bundy, scegliendo di consegnarsi spontaneamente alle autorità per scontare la pena in un carcere federale della California.
Neanche gli abitanti della zona hanno gradito tanto clamore. E così hanno invitato gli "stranieri" a tornarsene a casa loro. Va bene protestare, sostengono i locali, ma senza usare la forza. Altrimenti che differenza c'è con i terroristi?
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