Dopo venti anni di conflitto, oltre 80 mila morti e più di mezzo milione di sfollati è stata firmata la pace tra Eritrea ed Etiopia. Lo storico accordo siglato ieri in Arabia Saudita è destinato a cambiare non solo l'assetto geopolitico tra Africa Orientale e Medio Oriente, ma anche l'esodo dei migranti verso l'Europa.
La pace
Dopo la sua elezione a primo ministro dell'Etiopia lo scorso aprile, Abiy Ahmed ha impresso al suo Paese un ritmo di cambiamento che ha spiazzato tutti: prigionieri politici liberati e apertura al rivale eritreo hanno portato all'accordo di pace firmato sotto gli auspici di re Salman e del sempre più potente principe ereditario Mohammed bin Salman. "Il regno dell'Arabia Saudita ha elogiato i leader dell'Etiopia e dell'Eritrea per aver esercitato leadership e coraggio per ripristinare le relazioni fraterne tra i due Paesi, ponendo le fondamenta per una nuova fase di significativi sviluppi nelle relazioni tra le due nazioni in tutti i campi", si legge in una dichiarazione saudita.
Una pace che non solo mette fine a un lungo conflitto, ma che si rivela strategica per i vicini Paesi del Golfo. Come ricorda il Messaggero, gli Emirati hanno una base militare nella città portuale eritrea di Assab, utilizzata come punto di partenza per gli attacchi in Yemen. Senza dimenticare lo stretto di Bab al-Mandeb, situato tra Eritrea e il confinante Gibuti, strategico collegamento tra il Canale di Suez e l'Oceano Indiano.
Migrazioni
A beneficiare della pace potrebbe essere anche l'Europa ora che la popolazione dell'Eritrea, governata dal dittatore Isaias Afewerk, non è più costetta a
fuggire dalla guerra. L'impegno delle istituzioni internazionali nel Paese potrebbe così dare risultati concreti sul fronte dei migranti, riducendo il flusso di eritrei che cercano di attraversare il Mediterraneo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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