Paesi Bassi: vuoi il porto d’armi? Dimmi la tua religione

Il governo olandese sta valutando un disegno di legge che comporta la registrazione del Paese di provenienza e della religione dei proprietari di armi

Paesi Bassi: vuoi il porto d’armi? Dimmi la tua religione

"E tu di che religione sei?". Sarà questa una delle diverse domande cui dovranno rispondere coloro i quali desiderano ottenere oppure solamente rinnovare il proprio porto d’armi in Olanda. Come riporta il quotidiano olandese De Volkskrant, in queste ore il governo di Amsterdam sta valutando un disegno di legge che prevede la registrazione di etnia e religione per i detentori di arma da fuoco.

L’iniziativa scaturisce da una nuova direttiva emanata da Bruxelles volta a rafforzare l’attuale legislazione sulle armi, soprattutto dopo i diversi attentati terroristici di matrice islamica accaduti in Europa negli ultimi anni.

Per continuare ad avere un’arma in casa o per chiedere per la prima volta il porto d’armi, si dovrà continuare a compilare lo stesso documento di richiesta, al quale però verranno aggiunte un paio di domande più specifiche e personali, riguardanti il possessore. I quesiti posti chiederanno l’origine etnica, le opinioni politiche e il credo religioso. Questa schedatura dettagliata dei titolari di pistole e fucili servirà a creare un elenco (database) nazionale, che diventerà successivamente europeo e sarà idealmente condiviso da tutte le autorità degli stati membri, in modo tale da consolidare la cooperazione tra paesi in caso di eventi infausti.

"I fattori di rischio per il possesso di armi da fuoco sono diversi (...) ed è per questo motivo che la polizia deve disporre di informazioni personali", ha affermato il ministro olandese della Giustizia Ferdinando Grapperhaus, membro del partito conservatore Appello Cristiano Democratico (CDA).

Il progetto di legge, presentato lo scorso giugno, dovrebbe arrivare alla Camera olandese per il

voto nei prossimi giorni, tra le proteste dei cittadini olandesi che ritengono tale legge una vera e propria violazione del diritto alla privacy, oltre a una forma di discriminazione razziale e religiosa.

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