All’inizio Phil Pavona ha visto sparire i cucchiaini di casa. Poco alla volta il cassetto delle posate si svuotava e nessuno riusciva a trovarli in giro. Poi, un po’ alla volta la vita di suo figlio Eric è cambiata al punto da diventare irriconoscibile: “Si è trasformato in una persona completamente diversa, come se fosse un marziano”.
Charles Rosa, praticamente coetaneo di Phil, ha subito un destino simile, coi figli Dominic e Vincent, scivolati lentamente nel baratro. “Dom pensava di essere quel tipo di persona capace di resistere all’eroina, ma non è stato così”. Eric, Dominic e Vincent sono andati in contro tutti allo stesso destino: morte per overdose da oppioidi.
Nel biennio della grande pandemia di coronavirus l’altra grande emergenza sanitaria e sociale che ha afflitto gli Stati Uniti per oltre un decennio, è scivolata nell’oblio. Il Nuovo mondo verso le fine degli anni ’80 è sprofondato in una spirare che i media americani hanno ribattezzato come crisi degli oppiodi.
I numeri della crisi
Si tratta di un fenomeno che non ha nulla a che vedere con le crisi e il consumo di stupefacenti visti in Italia ed Europa nel periodo a cavallo tra gli anni ’70 e i primi anni ’90. I numeri da soli bastano a dipingere un quadro apocalittico. Si stima che tra il 1999 e il 2019 almeno 841 mila persone abbiano perso la vita per overdose, la gran parte delle quali a causa di oppioidi. Nel 2016 l’agenzia federale Centers for Disease Control and Prevention ha provato a fare delle stime sottolineando che ogni giorno in America circa 110-130 persone morivano per un overdose, all’incirca una ogni 10 minuti.
L’arrivo del coronavirus, con lockdown e distanziamento, ha fatto il resto. Secondo i primi dati preliminari, ha scritto il Wall Street Journal, i decessi per overdose sono aumentati del 30% nel corso del 2020 arrivando a quasi 100 mila, l'aumento più forte da quando le autorità monitorano la crisi.
L’ondata delle pillole
Eric Pavona era uno studente normale prima di incontrare l’eroina. Doppio lavoro al liceo, ottimi punteggi scolastici e studi ben avviati alla facoltà di medicina, poi nel 2008 qualcosa è cambiato. “Ha accumulato debiti, lasciato il college e ci ha mentito”, ha raccontato ancora il padre Phil. La scoperta della dipendenza del figlio è arrivata solo in modo casuale quando ha accompagnato il giovane in tribunale per un'accusa che solo in un secondo momento ha scoperto essere legata al consumo di droga.
Ma la storia di Eric non è isolata e somiglia a quella di migliaia di americani. Il punto, però, è che non riguarda solo i giovani, anzi affonda le radici in gruppi di età e comunità anche molto diverse tra loro. Non è un caso che la crisi abbia avuto tre distinte ondate, iniziate con le pillole e finite con prodotti sintetici. Tutto è cominciato verso la fine degli anni ’80 e non ha avuto niente a che fare con lo spaccio di sostanze proibite. In quel periodo iniziarono a crescere moltissimo le prescrizioni mediche di farmaci antidolorifici. Nel giro di pochi anni milioni di pillole invasero le farmacie e le case degli americani.
Il Washington Post ha seguito e raccontato la storia di Allie Rambo, una giovane del West Virginia travolta dalla crisi degli oppiacei come molti americani. “Ho iniziato a fare uso di sostanze in seconda media quando io e un’amica abbiamo cominciato a rubare Xanax e Oxycontin a casa dei genitori. Qui tutti avevano prescrizioni per qualcosa”.
Come ha notato il Corriere il numero di prescrizioni mediche di antidolorifici a base di oppioidi è passata dai 112 milioni nel 1992 ai 292 del 2012. A questo si è aggiunto un doppio mix di fattori. Da un lato una grande massa di lavoratori dell’industria pesante e mineraria ha raggiunto un’età avanzata e iniziato a manifestare dolori cronici; dall’altro il marketing aggressivo delle case farmaceutiche spinse sul mercato potenti farmaci come l’OxyContin prodotto dalla Purdue Pharma.
Questi due fattori esplosero dopo il 1996 quando il dolore venne considerato come un parametro della qualità della vita e che quindi dovesse essere trattato alla pari di febbre, pressione o respirazione. Il resto lo fece il sistema sanitario americano. Chi è senza un’assicurazione tende ad avere un approccio che cura i sintomi e non le cause. Per questo raramente vengono prescritte terapie per trattare i disturbi e si tampona prescrivendo farmaci. Tutti questi fattori immisero nella società americana milioni di pillole a base di oppioidi a basso costo che vennero prescritte con leggerezza senza curarsi del rischio di creare dipendenze.
9 milioni di pillole per 300 abitanti
Se questa crisi fosse un terremoto l’epicentro potrebbe essere individuato a Kermit, villaggio con poco più di 300 anime in West Virginia non lontano dal confine con il Kentucky. Lì c’è una piccola farmacia la Sav-Rite Pharmacy. In poco meno di due anni per quel piccolo edificio sono passati qualcosa come 9 milioni di pillole, circa 11 mila pastiglie a residente.
Per anni la Sav-Rite ha servito tutta la contea e, ha raccontato il Daily Beast, ha firmato più ricette per OxyContin e simili, di qualsiasi altra farmacia in West Virginia, Kentucky, Virginia, Pennsylvania e Ohio, circa una al minuto. Oggi quella farmacia è stata chiusa e il proprietario condannato per fronde. Ma la coda di auto a Kermit tutti le ricordano bene. Nello Stato più povero d’America, il West Virginia, la crisi ha colpito più duro che in altre regioni. Lì dove molti hanno lavorato nelle miniere di carbone l’uso degli antidolorifici è schizzato alle stelle, e ha trainato con se anche le altre due ondate della crisi, quella dell’eroina e quella del Fentanyl un oppioide sintetico 50 volte più forte dell’eroina che ha fatto la sua comparsa nel 2013 e in breve tempo ha superato sia le pillole che la droga come causa della overdose. Il Mountain State ha visto tassi di morte per oppioidi tre volte superiori alla media di tutta l’Unione.
Le vittime
L'iniezione di pillole sul mercato ha avuto effetti devastanti e non ha risparmiato nessuno. La facilità di accesso alle sostanze che creano dipendenza ha toccato ogni tipo di famiglia. In molte contee del Midwest ogni via aveva decine di casi di dipendenza: chi il figlio, chi la moglie, chi entrambi i genitori. Per anni la stampa Americana ha raccontato l’altra pandemia con immagini e racconti forti. Figli rimasti soli in auto mentre entrambi i genitori morivano per una doppia overdose nel sedile davanti, anziani passati dalle pillole all’uso di eroina e ora, con il Covid il milioni di nuove droghe più pericolose.
“Quella droga è entrata anche nella riserva”, racconta Kallup McCoy, Cherokee di una riserva della Nord Carolina occidentale. “Mia sorella Leighnan Rose McCoy, era alle prese con la sua dipendenza da oppiacei, e per molto tempo l’ho chiamata al telefono più volte per convincerla a farsi curare, ma alla fine ha smesso di rispondermi”.
Sia Kallup che Leighnan Rose sono scivolati nella droga dopo l’uso di alcuni anti dolorifici. “Ho provato gli oppioididi per la prima volta nel 1998”, racconta ancora Kallup, “All’epoca mi prescrissero dello Stadol per curare l’emicrania. Mia sorella invece ha invece iniziato con l’ossicodone per la scoliosi nel 2007”. Alla fine nel 2019 Leighnan Rose è morta di overdose da Fentanyl a 39 anni. Nessuno è stato risparmiato dalla crisi persino grandi star sono sviolate nella stessa spirare, è il caso dei cantanti Prince e Dolores O’Riordan, ma anche di Heath Ledger e Anna Nicole Smith.
I colpevoli
Per anni la società americana ha cercato di dare un nome ai responsabili della crisi, un volto, qualcuno a cui chiedere conto. Come abbiamo visto tutto è nato da un mix di fattori. Cui va aggiunta anche una responsabilità della politica. Per anni le agenzie federali Usa hanno cercato di porre un freno alle compagnie farmaceutiche e al marketing aggressivo e fuorviante. Ma ogni volta era difficile arrivare a processo. Le compagnie erano in grado di permettersi più avvocati e soprattutto si avere quelli usciti dalle stesse agenzie. Il sistema delle porte girevoli di Washington per anni ha permesso alle aziende di assumere senza limiti ex funzionari delle agenzie, una mossa che le ha collocate in una posizione di forza.
Qualcosa ha iniziato a cambiare con la chiusura della Purdue Pharma, la società produttrice propio dell’Oxycontin. Nel 2019 la famiglia Sackler, proprietaria dell’impresa, ha dichiarato bancarotta e chiuso gli stabilimenti. Dietro al crack tre processi intentati contro di lei proprio per aver causato la crisi sanitaria.
Nel 2020 quei processi sono arrivati a sentenza e l’azienda è stata dichiarata colpevole e sanzionata per un ammontare di 8 miliardi di dollari. Un primo passo per risolvere un lato del problema. Ma i numeri del 2020 e l’effetto pandemico dimostrano che c’è ancora molta strada da fare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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