Quella partita dei sogni che racconta l’America profonda

Il 12 agosto si giocherà una partita di baseball della Major League in Iowa nel capo del film "L'uomo dei sogni", film del 1989 con Kevin Costner. Un evento racconta molto bene gli Stati Uniti e il valore che danno allo sport

Quella partita dei sogni che racconta l’America profonda

Il 12 agosto il mondo dello sport americano avrà un nuovo centro. Nessuna grande città delle due coste né un grande centro del Sud tra Texas e Florida. Quel giorno tutti gli occhi saranno puntati su Dyersville, centro abitato da poco meno di 4 mila anime tra i campi di mais dell’Iowa. Lì si sfideranno per una partita della regular season di baseball i New York Yankees e i Chicago White Sox. Per la Mlb si tratterà della partita nel “Campo dei sogni”, quel campo in mezzo al mais raccontato ne L’uomo dei sogni, film del 1989 interpretato da Kevin Kostner che raccontava di come un contadino dell’Iowa decise di costruire un campo da baseball in mezzo al mais, dopo aver sentito una voce che prometteva: “se lo costruisci lui ritornerà”.

Oggi il campo costruito per il film esiste ancora, è una delle attrazioni più importanti dell’Iowa. Purtroppo non ha le dimensioni regolamentari e per questo è stata realizzata una struttura nuova a fianco di quella storica in cui si terrà la partita. Nonostante questo per l’Hawkeye State sarà un’occasione d’oro: per 24 ore diventerà il centro del baseball americano e mondiale. Nello Stato infatti non risiede alcuna squadra nella major league e ospiterà una partita ufficiale per la prima volta nella sua storia.

Ma per gli americani quella gara rappresenta molto di più che una semplice sfida tra le tante che le varie squadre giocano nel corso di una stagione. È una partita densa di significato. Gli Stati Uniti hanno infatti riversato nello sport gran parte del loro simbolismo. Per un popolo con una storia molto recente, privo di grandi tradizioni e con eredità ingombranti come la schiavitù, il razzismo e lo stermino degli indiani, lo sport è diventato un serbatoio di valori e miti di inestimabile valore. Ecco quindi che la partita nel “terreno dei sogni” diventa una grande occasione per rinsaldare quel legame tra sport e mito americano.

La partita era già stata programmata per l’estate del 2020 ma la pandemia ha bloccato tutto e quest’anno torna ancora più carica di significati. In primo luogo come simbolo di ripartenza, di rinascita, con gli spettatori sulle tribune e una voglia di lasciarsi alle spalle la pandemia. Ma l’incontro riporta alla mente anche altri miti collegati alla storia americana e al film che la ispira.

Senza addentrarsi troppo nella trama della pellicola, basti ricordare di come il coltivatore Ray Kinsella, impersonato da Kostner, decida di costruire un campo da baseball in mezzo al nulla per poi veder comparire dal nulla “Shoeless” Joe Jackson, storico esterno dei White Sox che militò nella squadra tra il 1915 e il 1920, quando la sua carriera venne stroncata dallo scandalo "Black Sox". Il film gioca con quell’eredità ma riporta alla luce uno degli scandali sportivi che più di tutti ha segnato la storia del baseball, un’inchiesta su un giro di partite vendute da alcuni giocatori della squadra coinvolti a vario titolo con la malavita di Chicago.

Il film mostra un “Shoeless” Joe come figura ispirante in parte riabilitandone l'immagine. Ma l’intera pellicola è essenzialmente un film sul rapporto padre e figlio e su quanto il baseball possa fare per rinsaldarlo attraverso le generazioni. Ecco perché giocare una gara in quel campo non è soltanto un’operazione di marketing ma un momento collettivo chiave.

Perché il baseball è diverso

L’evento di Dyersville racconta molto bene quando il baseball sia legato a doppio filo con la società americana, la racconti, la influenzi e ne venga a sua volta influenzato. È però innegabile come negli ultimi anni abbia perso smalto e soprattutto abbonati in favore di basket e football. Ma se il primo è espressione della “coolness” e della sua capacità di mostrarsi come macchina da soldi; e il secondo come espressione più pura dell’eccezionalismo yankee (espressione negativa se la osserviamo dalla prospettiva europea), soltanto il primo mostra la sua potenza storica. Basta guardare le date per rendersene conto. La Mlb è nata nel 1903 dall’unione delle leghe preesistenti e che ancora oggi costituiscono l’ossatura della Major. La lega di football è nata poco più di quindici anni dopo, nel 1920, mentre l’Nba è arrivata alla forma attuale dopo la Seconda guerra mondiale nel 1946.

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Babe Ruth con la casacca dei New York Yankees

Non è quindi un caso che in oltre un secolo di storia i miti siano sorti e abbiano prosperato intorno a una pallina da baseball. Ogni quadra e ogni tifoso sa che prima o poi le World series arriveranno. Ne sanno qualcosa i Chicago Cubs che tra un titolo e l’altro sono arrivati ad aspettare 108 anni o i Boston Red Sox che ne hanno aspettati 86, rompendo nel 2004 il lungo digiuno che andava avanti dal 1918. Persino quel lungo stop ha rappresentato qualcosa di mitico. Nel 1920 Boston decise infatti di cedere ai rivali New York Yankees il loro miglior giocatore, Babe Ruth facendo partire quella che sarebbe poi passata alla storia come “Maledizione del bambino”, dal soprannome di Ruth. All’epoca “il bambino” era considerato il miglior giocatore del mondo e la sua cessione venne vista come un affronto. Ai Red Sox sono poi serviti decenni per tornare in pista. Mentre Ruth è rimasto nel cuore degli americani. Nel 2015, ottant’anni dopo il suo ritiro dalla vita agonistica e 69 dopo la sua prematura scomparsa, è stato votato come secondo miglior sportivo di sempre alle spalle di Michael Jordan.

Una storia di romanticismo e resistenza

Ma il baseball non è solo super squadre e super giocatori, è anche e soprattutto romanticismo e resistenza. Altro tratto cui gli americani hanno attinto a piene mani nella loro storia. Nel 2011 Steven Zaillian e Aaron Sorkin, sceneggiatori del film Moneyball hanno messo in bocca a Billy Beane, general manager degli Oakland Athletics interpretato da Brad Pitt, una frase che sintetizza molto bene il rapporto degli americani con questo sport: “Come si fa a non essere romantici con il baseball?”.

E infatti è proprio questo che ogni pellicola sul baseball prodotta in America mette in luce. La stessa epopea degli Oakland Athletics mostrata nel film è la rappresentazione di questa resistenza. Una delle franchigie più povere della lega è stata in grado di mettere insieme una squadra capace di arrivare a 20 vittorie consecutive stabilendo un record tuttora imbattuto. Persino quest’anno il Athletics ci hanno riprovato fermandosi però a 14 successi consecutivi.

Ma al di là del record quel film racconta molto bene come nel baseball conti molto lo spirito di squadra, la volontà di mettersi in gioco e soprattutto la possibilità di una seconda occasione. Altro pilastro dello spirito americano. Molti dei giocatori di quell’avventura erano dati per spacciati, esclusi dalle rispettive squadre. Eppure negli Athletics (e nel baseball) sono stati in grado di trovare la loro seconda occasione.

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Una scena del film "Il Migliore" con Robert Redford

Di esempi così se ne trovano tanti, tutti rappresentati con efficacia da Hollywood. Lo stesso Uomo dei sogni è un film sulle seconde occasioni. Come lo è Il Migliore (The Natural, in lingua originale). Pellicola del 1984 con Robert Redford che racconta non solo delle seconde opportunità ma del potere stesso della storia.

Persino quel film riprende e romanza una storia vera quella del Eddie Waitkus, due volte giocatore dell’All Star Game e ferito con un colpo di pistola da una tifosa diventando uno dei primi casi di stalking della storia. Quasi un modo per sottolineare come non si inventi più niente, nello sport come nella vita, che non sia giù passato dal baseball.

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