"Se non sbaglio la Costituzione dice che c'è un solo cancelliere, e quello sono io". È sintetizzato in questa frase, pronunciata circa un mese da Olaf Scholz durante un’intervista all’emittente tedesca ZDF, lo scontro che va avanti da mesi nel partito socialdemocratico, diviso sull’atteggiamento da tenere nei confronti di Mosca. L’altro cancelliere, quello a cui si riferisce Scholz, è Gerard Schroeder, l’uomo che nel 1998 riportò al potere il partito dopo 16 anni di governo Kohl. È proprio lui, che di Scholz fu il mentore, ad aver messo in imbarazzo Berlino nelle scorse settimane.
Sotto accusa ci sono i legami con la Russia di Putin, di cui Schroeder è considerato il "lobbista" numero uno in Germania. I rapporti dell’ex cancelliere con il Cremlino sono soprattutto di natura economica. Nel 2005, una manciata di giorni dopo aver passato il testimone ad Angela Merkel, iniziò divenendo presidente del consiglio di sorveglianza di Nord Stream AG, il consorzio che gestisce il gasdotto che da Vyborg, nell’Oblast di Leningrado, porta il gas russo fino a Greifswald in Germania. Un progetto che aveva negoziato lui stesso quando era a capo della cancelleria. Nel 2016 viene eletto a capo del consiglio di amministrazione di Nord Stream 2.
Nel 2017 diventa presidente del consiglio di sorveglianza del gigante russo Rosneft, ma la goccia che fa traboccare il vaso e che imbarazza i socialdemocratici è stato l’annuncio dello scorso 4 febbraio, una ventina di giorni prima dell’inizio delle operazioni militari russe in Ucraina, di un possibile ingresso di Schroeder nel consiglio di sorveglianza di Gazprom che, come ricostruisce Il Foglio, dovrebbe essere formalizzato a fine giugno. Gli incarichi sono tutti ben remunerati: le indiscrezioni che circolano sui media tedeschi parlano di 250mila euro l’anno da Nord Stream AG e 600mila da Rosneft.
Proprio agli stretti legami di Schroeder con la Russia erano state imputate le titubanze iniziali della Germania sul blocco del Nord Stream 2, subito invocato dal presidente americano Joe Biden all’inizio della crisi tra Mosca e Kiev, e che il 15 febbraio, durante il faccia a faccia con Putin in Russia, il cancelliere tedesco definiva ancora un "progetto privato", tirandolo di fatto fuori dalla rosa delle possibili sanzioni. Scholz ha poi fugato ogni dubbio non solo decidendo lo stop all’entrata in funzione dell’infrastruttura come ritorsione all’iniziativa militare russa, ma anche stanziando 100 miliardi di euro per riarmare il Paese e fornire armi difensive all’Ucraina, con una mossa senza precedenti che cancella mezzo secolo di neutralità tedesca.
Il cambio di rotta di Scholz, evidentemente, ha portato anche ad una resa dei conti interna al partito. Se prima a criticare il predecessore di Angela Merkel erano gli avversari politici, come il capo della Cdu, Friedrich Merz, o i Verdi, adesso è il presidente dell’Spd, Lars Klingbeil, a chiedere all'ex cancelliere di troncare i suoi rapporti con la Russia. "Schroeder – scrive in un post su Facebook - ha giustamente condannato la guerra all'Ucraina, che viola il diritto internazionale. Ma questa guerra è stata iniziata soltanto da Putin. E con un aggressore come Putin non si possono fare affari". "Come ex cancelliere, - ha rimarcato - non si agisce mai davvero in forma privata. È quindi per questo motivo che si sarebbero dovuti chiudere già da tempo i rapporti di affari con Putin. Questo io me lo aspetto inequivocabilmente".
Da notare è che Klingbeil, originario come Schroeder della Bassa Sassonia, si sia formato proprio al seguito dell’ex cancelliere, ed è uno di quelli su cui può contare di più. Ma a chiedere a Schroeder di "mettere fine al suo coinvolgimento con le compagnie energetiche russe, sostenendo così gli sforzi del governo federale" è un'altra della sua cerchia: Manuela Schwesig, ministra-presidente del Meclemburgo-Pomerania. Anche il suo non è un nome qualsiasi. La premier è una fedelissima dell’ex cancelliere ed è sempre stata una sostenitrice dei due gasdotti Nord Stream, che assicurano alla regione occupazione ed entrate economiche. Oggi però ci tiene a chiarire che "niente può giustificare il comportamento di Putin" e che "il popolo ucraino è vittima di una criminale guerra di aggressione". "L'Spd del Meclemburgo-Pomerania sta con l'Ucraina", sottolinea Schwesig.
Insomma, la rete dell’ex cancelliere che sostiene l’alleanza con Mosca, che si estende dai vertici dell’Spd al Meclemburgo-Pomerania, passando per il Brandeburgo, sembra pian piano sgretolarsi. E a rincarare la dose martedì mattina è arrivato l’annuncio delle dimissioni dei dipendenti dell’ufficio dell’ex capo del governo. Il direttore Albrecht Funk, e altri tre impiegati hanno fatto sapere che non lavoreranno più per lui. Una questione sulla quale presto si dovrà esprimere proprio Scholz, che dovrà decidere se Schroeder potrà disporre o meno del personale che lo Stato gli mette a disposizione in virtù della carica svolta in passato.
Per ora il cancelliere tedesco non ha lasciato dubbi sul posizionamento della Germania nello scacchiere geopolitico internazionale. Ma l’opinione pubblica, sempre secondo l'approfondimento del Foglio, sarebbe dalla parte di Schroeder sull’inopportunità di armare Kiev e di bloccare il Nord Stream 2.
Insomma, in molti continuano a giudicare saggia la linea dell’apertura al dialogo che ha segnato l’era Merkel e quella dei suoi predecessori, consentendo alla Germania di restare fuori dai principali conflitti, come quello in Siria e in Iraq, e anche di mettere d’accordo i contendenti, almeno fino a qualche mese fa, sul dossier ucraino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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