Il piano di Bolsonaro per dare al Brasile l'indipendenza energetica

Caracas ha subito stigmatizzato l'iniziativa di Bolsonaro, bollandola come diretta a “condannare alla sete” il popolo venezuelano

Il piano di Bolsonaro per dare al Brasile l'indipendenza energetica

Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha di recente presentato all’opinione pubblica nazionale e agli investitori globali un faraonico progetto infrastrutturale, diretto ad assicurare al Paese l’autosufficienza energetica.

L’opera in questione è una gigantesca diga, da erigere nel bacino del Rio delle Amazzoni, ed è stata presentata dal Capo dello Stato come capace di rendere il Brasile finalmente indipendente dalle forniture di energia idroelettrica concesse dal vicino Venezuela. Attualmente, infatti, le aree settentrionali del gigante verde-oro, a causa dell’insufficiente sviluppo delle infrastrutture energetiche nazionali, devono fare affidamento, per assicurare alle rispettive popolazioni un flusso costante di corrente elettrica, sull’energia venduta da Caracas.

Ultimamente, però, con il crescere dei dissapori tra la leadership conservatrice di Bolsonaro e quella chavista di Maduro, il governo venezuelano ha sempre più ridotto le forniture di corrente verso il nord del Brasile, quale ritorsione per il sostegno verde-oro a Juan Guaidó. Di conseguenza, il presidente brasiliano ha deciso di accelerare la messa a punto di un piano infrastrutturale capace di dotare il Paese di una totale indipendenza energetica.

L’imponente diga vagheggiata da Bolsonaro, elemento centrale del piano in questione, si chiamerà Bem Querer (Pozzo dei desideri) e sorgerà nello Stato brasiliano di Roraima, situato proprio al confine con la Repubblica bolivariana. L’opera verrà eretta nel cuore del bacino amazzonico e richiederà oltre un miliardo e mezzo di dollari di finanziamenti. Il presidente brasiliano ha comunque assicurato che lo sforzo economico rivolto alla costruzione dell’infrastruttura non graverà esclusivamente sulle autorità federali, ma verrà affrontato anche da una vasta platea di investitori privati provenienti da tutto il mondo. In base al cronoprogramma elaborato dal governo verde-oro, la diga verrà ultimata nel 2027.

La realizzazione dell’opera, secondo quanto dichiarato dal ministero dell’Energia di Brasilia, determinerà l’inondazione controllata di un’area molto estesa del bacino dell’Amazzonia, ossia un territorio vasto 519 chilometri quadrati, quasi la stessa estensione dell’isola statunitense di Guam. Tale previsione ha subito provocato la rabbia delle associazioni ambientaliste, le quali accusano Bolsonaro di volere distruggere l’ecosistema sviluppatosi lungo il corso del Rio delle Amazzoni. La diga Bem Querer è stata quindi bollata dall’ong Instituto Socioambiental come la “peggiore infrastruttura idroelettrica nella storia del Brasile”.

Il governo venezuelano ha subito preso spunto dalle critiche avanzate dagli ambientalisti per attaccare con veemenza Bolsonaro, accusandolo di perseguire politiche miranti “a distruggere l’ambiente e ad attentare al benessere dei popoli”. In particolare, l’esecutivo Maduro, per bocca del ministro dell’Ambiente Heryck Rangel, ha affermato che il progetto infrastrutturale voluto dal leader verde-oro metterà a repentaglio l’approvvigionamento idrico della Repubblica bolivariana.

A detta dell’esponente della leadership chavista, la realizzazione della diga comporterà significative deviazioni del corso del Rio delle Amazzoni, che impediranno alle acque del grande fiume di entrare in territorio venezuelano. Di conseguenza, accusa Rangel, l’opera vagheggiata da Bolsonaro rischia di “condannare alla sete” i compatrioti di Maduro.

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