La profezia di Capuozzo: "Vi dico perché è l'inizio della fine"

L'analisi del giornalista: l'Europa sarà la grande sconfitta, senza neppure un premio di consolazione

La profezia di Capuozzo: "Vi dico perché è l'inizio della fine"

In queste ore concitate, dove non sono mancati nuovi attacchi verbali fra Joe Biden ed il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, c'è anche chi riensce ad intravedere un possibile avvicinarsi della fine. Secondo il giornalista Antonio Capuozzo, infatti, ad ormai un mese dall'inzio delle ostilità fra i due Paesi, si sarebbe ormai raggiunta una situazione che potrebbe portare ad una conclusione dello scontro.

"Tutti sono giunti al loro limite: gli ucraini hanno tenuto Kiev, cosa possono fare di più ? La Russia ha preso la costa, cosa vuole di più? Gli Stati Uniti hanno schierato sull’attenti i paesi della Nato, e si portano a casa un favoloso contratto di vendita del gas: cosa possono pretendere di meglio?", si domanda Capuozzo in un suo recente intervento su Facebook. Analaizzando la situazione attuale, secondo il giornalista, sarebbe dunque possibile intravedere "qualcosa che assomiglia all’inizio della fine".

Con la caduta di Mariupol e la conquista delle coste, secondo Capuozzo l’Ucraina assomiglia ora ad una nuova Cipro. "I russi si ritireranno – a cessate il fuoco, ritirarsi a guerra in corso è difficile e pericoloso - dal perimetro di Kiev, lasceranno città indomite e disarmate come Kherson, si terranno la costa", ipotizza il giornalista. Solo a quel punto, sostiene Capuozzo, tutti potranno dirsi in un certo senso vintori. Vladimir Putin potrà affermare di aver protetto e liberato il Donbass, denazificando Mariupol, mentre Volodymyr Zelensky, d'altro canto, sarà soddisfatto di aver respinto la cosiddetta "invasione russa". Questo il quadro ricostruito da Antonio Capuozzo, che nella fine del conflitto vede anche una vittoria per i popoli. "Noi potremo tirare un sospiro di sollievo, con la fine delle brutte notizie, le bombe chimiche e quelle atomiche che tornano in garage", spiega.

Non solo vittoria, però. Questa guerra è significata per molti anche una sconfitta. "Abbiamo perso tutti. Perso tempo nella difesa dell’ambiente e nel combattere la pandemia, e precipitati di nuovo in mezzo ai fantasmi del secolo scorso: i nazionalismi, gli imperi, le rivendicazioni di sovranità territoriale, la sacralità dei confini", afferma il giornalista. "Sarà un mondo dove torneranno panorami che pensavamo vecchi: i monumenti ai caduti e alle vittorie, le macerie, le caserme. Ci saranno nuove fiammate? Non siamo morti per Kiev, anche se in tanti hanno tirato fuori elmetti di plastica e fucili con il turacciolo, non moriremo per recuperare le terre irredente ucraine. Cammineremo con piede più leggero tra i reticolati delle sanzioni, e staremo a vedere come se la cava Putin, o se è Ercolino Sempreinpiedi", aggiunge.

La grande sconfitta, senza neppure un premio di consolazione, resta l'Europa. Ma Capuozzo è sicuro che a tempo debito "troveranno qualche escamotage retorico per dirvi che no, che fortuna abbiamo a essere vincitori, almeno per consolarci del gas che ci costerà il 30% in più". Il grande errore dell'Europa, secondo Capuozzo, è quello di non aver fatto di più per ristabilire la pace. "Ma le canzoni di Lennon vanno bene, da Mosca a Praga, da New York a Roma, quando ci pensiamo felici, non quando ci sentiamo minacciati", riflette amaramente il giornalista.

Sarà allora necessario riflettere bene su ciò che ha scatenato questo conflitto, anche se questo genere di ragionamento non viene sempre fatto. "La vera resa dei conti non sono mai le madri di tutte le battaglie, sono i cimiteri, il giorno dopo. Ma forse sono troppo ottimista, servono ancora un po’ di morti", conclude.

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