Vladimir Putin avrebbe sbagliato i calcoli e adesso è “ingabbiato” dai suoi stessi errori. È questa la ricostruzione emersa nelle scorse ore a Washington sulla guerra in Ucraina durante un'audizione, tenuta dal direttore della Cia William Burns, alla commissione intelligence del Senato.
Il presidente russo, in particolare, secondo Burns avrebbe sottostimato sia l'effetto delle sanzioni e sia le difficoltà che l'esercito russo avrebbe incontrato sul campo di battaglia in Ucraina. “Putin non ha una via di uscita praticabile dalla guerra – ha dichiarato Burns – sta cercando di guadagnare tempo con queste finte trattative”.
Tempo che dovrebbe servirgli, secondo l'intelligence Usa, a organizzare meglio l'esercito e a sferrare gli attacchi decisivi verso Kiev e le principali città ucraine. Kherson a parte, nel sud del Paese, nessun grande centro abitato è caduto in mano russa. Nemmeno a Kharkiv, seconda città ucraina, i russi sono riusciti ad avanzare in centro nonostante gli intensi bombardamenti attuati dal 24 febbraio, giorno di inizio del conflitto.
E ora per Putin si avvicina lo spettro di una guerra urbana ancora più nociva sia per le sue forze che per i civili. Forse, è il pensiero espresso anche dai vertici del Pentagono nei giorni scorsi, il Cremlino si aspettava una minore resistenza da parte dell'esercito di Kiev.
Sottostimato l'effetto delle sanzioni
Ma al di là dell'aspetto relativo alle operazioni militari, i guai per Mosca potrebbero derivare soprattutto dalle sanzioni. Almeno stando a quanto dichiarato al Senato da William Burns. “Putin è prigioniero delle sue valutazioni sbagliate – ha dichiarato il direttore della Cia – Il leader russo era convinto di aver attrezzato il sistema economico in modo da poter resistere alle sanzioni occidentali, ma ora sta scoprendo che non è così”.
“Il presidente russo non aveva considerato la mossa del Tesoro americano – ha proseguito Burns – che ha impedito alla Banca centrale di Mosca di manovrare le ingenti riserve di valuta pregiata, l’equivalente di 600 miliardi di Dollari. Secondo il direttore della Cia, adesso Putin avrebbe rinchiuso la Russia in “una bolla di propaganda”.
“Non credo – è la sua valutazione finale – che sarà in grado di tagliare fuori all’infinito i cittadini dalla verità. Già adesso vediamo che stanno filtrando le informazioni sui militari morti e feriti che stanno tornando in Russia. E le persone cominciano a rendersi conto delle dure conseguenze economiche delle sanzioni”.
La questione relative alle armi chimiche
Putin quindi si è cacciato, secondo questa ricostruzione, in un vicolo cieco. Da cui non ha altro modo di uscire se non vincendo la guerra. Il sospetto di alcuni senatori Usa è che quindi, arrivato a questo punto, il Cremlino autorizzi l'uso di armi chimiche. La domanda è stata esplicitamente posta dalla senatrice repubblicana Susan Collins, la quale ha chiesto se la Cia è in possesso di informazioni in tal senso.
“Questa eventualità – ha risposto Burns – fa parte del modo di agire dei russi. Hanno già usato armi chimiche contro i loro stessi cittadini. E ne hanno incoraggiato l’uso in Siria e altrove. Stiamo prendendo molto sul serio questo rischio”. Una risposta però non ha chiarito un punto. E cioè se la Cia ha effettivamente tra le mani informazioni e prove concrete di piani russi sulle armi chimiche.
La questione è ancora più complessa, anche perché da
Mosca sono i russi ad accusare gli Stati Uniti di aiutare l'Ucraina a fabbricare armi chimiche, come emerso dalla richiesta del Cremlino di convocare urgentemente il consiglio di sicurezza Onu per affrontare la questione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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