Al Qaeda pubblica Beituki, nuovo magazine dedicato alle donne

Beituki, in italiano “La tua casa”, è un magazine dedicato alle donne musulmane. È una guida per la perfetta moglie di un jihadista di al Qaeda

Al Qaeda pubblica Beituki, nuovo magazine dedicato alle donne

“Non dilettarti nel suo lavoro, non lo tormentare. Riesci a immaginare tutti gli spargimenti di sangue e le ossa che vede ogni giorno? Il tuo agitarsi aumenta solo la sua pressione. Salutalo con il sorriso quando va a lavorare. Accoglilo con gioia quando ritorna a casa”.

E’ questo uno dei tanti consigli contenuti in Beituki che in italiano potremmo tradurre come “La tua casa”, nuovo magazine di al Qaeda dedicato alle donne musulmane. Pubblicato per la prima volta lo scorso dicembre, Beituki nasce per colmare il vuoto lasciato dalle pubblicazioni dello Stato islamico come Dabiq e Rumiyah. Il quinto numero di Beituki è stato pubblicato questa notte. Potremmo definirla come una rivista di life-style con sfumature jihadiste. Rispecchia la visione conservatrice di al Qaeda sul ruolo della donna. La rivista va quindi intesa come una risposta alle direttive dell’Isis e dei talebani che contemplano l’impiego delle donne in prima linea. Prima che lo Stato islamico perdesse Mosul, centinaia di donne armate con cinture esplosive si gettarono contro le forze irachene. Diversamente dalla rivista femminile pubblicata dall’Isis o dai talebani, in Beituki al Qaeda non presenta mai donne armate. Mostra invece case immacolate ed arredate con sedie in mogano, pile ordinate di piatti e bambini sorridenti in preghiera.

La perfetta moglie di un jihadista di al Qaeda

Beituki è un magazine a colori che si discosta totalmente dalle immagini forti contenute nella produzione jihadista classica disponibile sulla rete. Cuoricini, lettere d’amore, arredamento e ricette su Beituki prendono il posto alle decapitazioni ed alle guide per compiere attentati. L’opera consta di diverse guide e rubriche non superando mai le venti pagine per una veloce lettura. I cinque numeri possono essere ancora oggi consultati o scaricati da chiunque su diverse piattaforme. Il linguaggio è semplice, il riferimento religioso non è mai invasivo, ma costante l'utilizzo dei pronomi. Nella rubrica La buona sposa si ricorda il ruolo della donna: "rendi la vostra casa un paradiso sulla terra, prepara il cibo che tuo marito ama, accoglilo nel suo letto e fai ciò che vuole. Non eri elettrizzata quando tuo marito ti ha detto che si sarebbe unito alla jihad per Dio, anche se forse non potrebbe mai tornare?"

In Beituki l'ironia non manca: "Rubare è certamente illegale, ma non quando stai rubando il cuore del tuo uomo. Flirta come una farfalla ed indossa vestiti sgargianti”. Sembrano frasi innocue, ma l’utilizzo dei pronomi è essenziale per conferire il grado di appartenenza ed importanza nella scala gerarchica familiare.

Presente fin dal primo numero la rubrica dedicata alle Lettere degli innamorati: una presunta corrispondenza tra i guerriglieri al fronte e le proprie mogli rimaste a casa ad aspettarli (o meglio ad attendere il loro destino previsto dal piano celeste). E’ certamente la sezione più romantica ed ironica dell’intero magazine. Non mancano le decorazioni con ali e cuoricini ed ampio spazio dedicato alle Spose jihadiste frustrate. La frustrazione va intesa come attesa che si compia il destino del marito. Nel pensiero jihadista le azioni fisiche sono soltanto il mezzo per raggiungere l’obiettivo spirituale. La rubrica fornisce rassicurazioni e spiegazioni filosofiche al concetto dogmatico della giustizia divina che giustifica le azioni in vita.

Particolarmente curata la sezione dedicata alla ricette. Le guide su Inspire per realizzare ordigni esplosivi improvvisati nella cucina della propria madre (Make a bomb in the kitchen of your Mom), su Beituki sono state sostituite dai “Consigli della nonna”. "Il miglior modo per salutare il proprio santo guerriero? disegnare un cuore nel suo caffè”.

Nella guida L’amore è nell’aria sono presenti diversi consigli per attirare l'attenzione del “santo guerriero”.

Il vero significato di Beituki

I testi jihadisti non vanno tradotti come letterali. I testi di propaganda, spesso ritenuti fuorvianti ed irrilevanti, vanno intesi come veri e propri manuali di formazione per la radicalizzazione a distanza. Al Qaeda teme che il ruolo attivo delle donne con l’Isis ed i talebani possa renderle troppo intraprendenti ed attive. Su Beituki al Qaeda elargisce consigli alle donne, sempre chiamate spose jihadiste. E’ un accorgimento letterale essenziale che si contrappone al santo guerriero: gli autori riconoscono l'importanza della donna quando questa opera all’interno del nucleo familiare. La sposa jihadista non deve mai allontanarsi dal suo tradizionale ruolo di donna musulmana come capo della sua famiglia in assenza del marito. Contrapponendo sposa jihadista al santo guerriero, l'autore riconosce il ruolo attivo del marito in battaglia e l'indissolubile destino della donna legata alla causa.

La guerriera che andò in battaglia quando molti fuggirono

La storia dell'Islam è piena di donne forti, ma al Qaeda le ignora del tutto. Nusaybah bint Ka'ab, eroina del mondo musulmano, combatté in diverse battaglie, ma viene ricordata particolarmente per aver difeso il profeta Maometto nella battaglia di Uhud riportando dodici ferite. In numerosi testi è ricordata come “la guerriera che andò in battaglia quando molti fuggirono”.

Il ruolo della donna nell'Isis: le differenze con al Qaeda

La donna, pastore nella casa dell’uomo e responsabile del suo gregge

Negli ultimi numeri di Rumiyah, gli autori dedicarono ampio spazio alle donne. Nell’approfondimento La donna, pastore nella casa dell’uomo e responsabile del suo gregge contenuto nel nono numero di Rumiyah, gli autori ricordano la benedizione ricevuta nel vivere e crescere nello Stato islamico. Il titolo tradisce il reale contenuto. Si colloca nella narrativa apocalittica.

“Ogni donna a cui Allah ha concesso la benedizione di nascere nello Stato islamico, dovrebbe trarre vantaggio da questa grazia eccezionale, non concessa a molte altre. Le donne dovranno impegnarsi nel crescere i propri figli nel modo a cui piace al loro Signore ed a beneficio della Nazione islamica. La prima cosa che la donna musulmana dovrà insegnare ai propri figli è la frase della testimonianza suprema: Non c'è dio al di fuori di Allah, Muhammad è il Messaggero di Allah. Subito dopo dovrà insegnare al bimbo i tre principi: Chi è il tuo Signore? Qual è la tua religione? Chi è il tuo Profeta?. Sono domande che dovranno stabilire la creazione dei suoni puri (non blasfemi) per il bambino, schiavo di Allah. Il Creatore dovrà essere temuto, mentre il bimbo dovrà capire che sarà sempre osservato. Prima di dormire, dovrà dire:Allah mi è testimone, Allah mi vede, Allah è con me. La grazia più grande che una donna possa ricevere, è quella di avere figli da crescere con un marito mujahide. Cresceranno abituati a vedere armi ed attrezzature”.

Inizia un raro passaggio, molto tecnico. In realtà il significato di tale testo andrebbe profondamente tradotto poiché non va interpretato in senso letterale.

“Fucili d’assalto e di precisione. Indumenti tattici, proiettili, granate e cinture esplosive. Sono disponibili diversi video che spiegano con sequenze semplici il loro letale utilizzo. Il cucciolo di Leone, per l’amore della Jihad e con l’affetto del mujahidin, coltiverà l’odio verso i nemici. A chi critica le donne di aver distrutto l’infanzia e l’innocenza dei propri figli, rispondiamo che è l’onore più grande è quello di lottare davanti ad Allah”.

Il leone è diventato un motivo chiave nella propaganda jihadista come simbolo di onore o per designare un martire, alla stregua dei messaggi in presenza di uccelli verdi. Il leone è una figura importante per l'arte e la cultura islamica. Evoca doti di coraggio, forza e valore. Secondo la tradizione islamica, la frase “il leone giacerà con l'agnello” è utilizzata per descrivere la pace escatologica che sarà costituita sotto un sovrano giusto e degno nel giorno del giudizio.

Siate un sopporto non un ramo secco

Toni forti nell’approfondimento Siate un sopporto non un ramo secco del decimo numero di Rumiyah, si analizzano le paure ed i timori di coloro che tradiscono la causa e offendono Dio.E’ un monito al nucleo familiare e di riflesso all’intero collegio musulmano. Nessuno può abbandonare la strada rivelata ed imposta da Dio.

“In guerra le tribolazioni e le difficoltà abbondano. Le preoccupazioni aumentano ed attanagliano i cuori. Alcuni non perdono la Strada grazie ad Allah attraverso i loro iman, mentre altri periscono smarrendo la via. Tornano indietro, rinnegano la propria religione e tradiscono i fratelli. Invece di portare la sconfitta nei cuori dei nemici, la diffondono nel collegio musulmano. Essi spaventano i musulmani e li invitano a non combattere. E’ una pratica diffusa tra i deboli: iman, uomini e donne. La fine per questi uomini è già stata discussa, mentre le donne saranno colpite da calamità perché infettano con la loro lingua le loro case, il proprio marito ed i bambini. Le notizie false provocano confusioni e disorientano. Quanti diffondono le voci che indeboliscono i cuori, dovranno chiedere perdono ad Allah, ammettendo la propria colpa. Se cercate aiuto, lo troverete. Se sarete puniti è allora questo ciò Allah ha disposto. La donna musulmana non deve vacillare, ma essere sentinella e baluardo contro le falsità. Niente dovrà far vacillare il sostegno ad Allah, non importa quanto possano essere i suoi nemici”.

Il viaggio nel sentiero spinoso

Nell’articolo Il viaggio nel sentiero spinoso contenuto nell'undicesimo numero di Rumiyah, si ribadisce che la scelta della jihad è un percorso di fede senza compromessi, nell’osservanza degli obblighi rituali di natura giuridica e politica e delle prescrizioni che regolano la conduzione della guerra santa. E’ dedicato alle sorelle che hanno avuto la fortuna di vivere nello Stato islamico.

“È giunto il momento di distinguere e separare le verità dalle bugie, i giusti dai malvagi, i credenti dagli ipocriti. Separare coloro che sono fermi nella loro fede da quanti perdono la speranza e si disperano. Quanti rimarranno giusti nella via testimonieranno la vittoria finale. Invito le nostre sorelle che hanno ricevuto la grazia di vivere nello Stato islamico di essere paziente e continuare a credere. Lungo il nostro viaggio dovremo affrontare e superare prove e difficoltà. Il sentiero di spine che stiamo solcando non è la fine, ma solo l’inizio che ci porterà alla vittoria finale.

Siamo pronti a soffrire? Le nostre anime sono pronte al sacrificio supremo per il bene supremo? Saremo saldi in questo percorso di fede? Non esiste sentiero di spine che non può essere percorso, nè tragitto migliore per dimostrare la nostra fedeltà. Mie amate sorelle, i vostri ruoli e le vostre responsabilità non sono finite, ma aumentate. E’ giunto il momento di risvegliarci dal sonno di inosservanza e dirigerci i nostri reali obiettivi”.

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