Russia, si ribella agli ordini anti-Covid e si barrica in un monastero

A sostegno del monaco ci sono, oltre che centinaia di persone comuni, anche volti noti, come un ex campione nazionale di hockey su ghiaccio

Russia, si ribella agli ordini anti-Covid e si barrica in un monastero

Un monaco russo ortodosso ha deciso di ribellarsi agli ordini dei vertici ecclesiastici e alle restrizioni anti-Covid, barricandosi in un monastero insieme a centinaia di fedeli. Il religioso incriminato si chiama Sergei Romanov, responsabile del monastero di Sredneuralsk, poco lontano da Ekaterinburg, nella regione dei monti Urali. Questi, con un passato da poliziotto e una condanna per omicidio riportata nel 1986, aveva acquisito notorietà in precedenza per la sua devozione alla famiglia dell’ultimo zar del Paese, trucidata dai bolscevichi nel 1918, nonché per la sua adesione a diverse teorie complottiste. Fino all’esplosione della pandemia, la Chiesa nazionale aveva bene o male tollerato le sue intemperanze, ma, con l’acuirsi della crisi sanitaria, le autorità ortodosse hanno adottato il pugno di ferro ai danni del monaco ribelle.

A mano a mano che l’epidemia infuriava in Russia, padre Sergei, spiega il Telegraph, ripeteva con forza che il coronavirus non era nient’altro che una montatura, lanciando anatemi contro i monaci che, giorno dopo giorno, decidevano di chiudere in via precauzionale cattedrali e monasteri.

Egli, al contrario, si è sempre rifiutato di obbedire alle disposizioni anti-contagio, esortando contestualmente la popolazione a violare la quarantena prudenziale.

Il suo atteggiamento di sfida verso gli ordini delle autorità sanitarie e religiose ha quindi spinto i vertici ortodossi, inizialmente, a vietargli di celebrare messa e, infine, a sospenderlo dall’ordine sacro di appartenenza.

Oltre a tali sanzioni, le istituzioni religiose hanno anche ultimamente avviato contro di lui un processo ecclesiastico, intimandogli di attenderne le udienze restando chiuso nel suo monastero e pregando lì giornalmente per il proprio ravvedimento.

Tuttavia, Romanov, questo martedì, giorno in cui sarebbe dovuto comparire davanti al tribunale della Chiesa nazionale, ha deciso di compiere un gesto clamoroso, andando contro i suoi superiori e contro le prescrizioni anti-Covid. Egli ha appunto preso possesso del complesso di Sredneuralsk, barricandosi all’interno del luogo di culto insieme a centinaia di suoi sostenitori e ordinando a dei corpulenti guardiani “cosacchi” di sorvegliare il complesso religioso per impedire a qualunque estraneo, compreso l’abate che doveva sostituirlo alla guida del monastero, di avvicinarsi all’edificio.

Lo scontro tra il presule ribelle e l’autorità costituita è proseguito mercoledì, con il primo che ha invitato i vertici ortodossi a venire a Sredneuralsk e a “cingere d’assedio” il complesso monastico in questione, sollecitando contestualmente nuovi fedeli a violare il confinamento per recarsi nella medesima località e prendere parte alla Santa comunione.

A suo avviso, gli assembramenti in corso all’interno del luogo di culto citato non presenterebbero alcun rischio sanitario, dato che i "veri credenti" non avrebbero nulla da temere dall'epidemia.

Dal suo “fortino” sui monti Urali, padre Sergei sta quindi diffondendo dei videomessaggi per spiegare le ragioni del suo gesto di sfida. Nel clip realizzato ieri, ad esempio, il monaco, fa sapere l’organo di stampa londinese, nega di avere “sequestrato” il monastero e di avere cacciato da lì quattro suore e la loro madre superiora. Egli ha inoltre fornito una giustificazione alla decisione di mettere dei cosacchi a sorvegliare il complesso religioso, affermando di averlo fatto per impedire la propria rimozione quale padre spirituale del luogo di culto di Sredneuralsk.

Dal medesimo monastero, Romanov fa anche circolare delle registrazioni di suoi sermoni, pieni di invettive contro le teorie scientifiche sul coronavirus e che gli sono già costati, riporta il Telegraph, un’incriminazione per diffusione di notizie false sull’epidemia.

La diocesi di appartenenza del monaco, evidenzia il giornale, ha reagito al gesto dimostrativo di quest’ultimo esortandolo a “tornare in sé”, a pregare in attesa del suo processo canonico e a maturare il pentimento per le proprie azioni. I rappresentanti diocesani hanno inoltre ricordato a padre Sergei che, per effetto delle sanzioni ecclesiastiche comminategli in precedenza, qualsiasi funzione religiosa da lui presieduta verrà considerata nulla e che ogni prete che lo assisterà nelle celebrazioni sarà sospeso.

Nonostante gli avvertimenti delle autorità ortodosse e i sempre più concreti rischi sanitari, la ribellione del monaco degli Urali ha conquistato in Russia il sostegno, oltre che delle persone comuni, anche di

volti noti, come l’ex campione di hockey su ghiaccio Pavel Dacjuk. Tale sportivo è appunto una delle celebrità che si sono ultimamente recate a Sredneuralsk per manifestare la loro vicinanza al presule incriminato.

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