Non è stata sgozzata Sana Cheema, la giovane italiana di origini pakistane uccisa a fine aprile nel suo Paese d'origine. Sono i risultati dell'autopsia a dire che la 25enne è morta per la rottura dell'osso ioide, ossia per uno strangolamento.
I media locali mettono sotto accusa il padre, già certi che dietro l'omicidio ci sia lui, da tre settimane in arresto, e che si sia fatto aiutare da uno dei fratelli di Sana per ucciderla. E parlano di un confessione dell'uomo, anche lui con passaporto italiano.
Sana, che a settembre aveva ottenuto la cittadinanza italiana, due mesi dopo aveva lasciato Brescia, dove è cresciuta. In Pakistan aveva rifiutato un matrimonio combinato con un connazionale. L'omicidio è avvenuto a Mangowal, nel distretto di Gujrat, il giorno prima del ritorno in Italia.
Secondo quanto ricostruito finora la 25enne aveva una relazione con un ragazzo italiano, che aveva confessato alla famiglia. In Italia la procura ha aperto un fascicolo, ma al momento non ci sono indagati e neppure uno specifico capo d'accusa. In Pakistan, qualora le accuse fossero confermate, i responsabili rischiano la pena di morte.
Ghulam Mustafa, padre della ragazza, si sarebbe fatto aiutare nel delitto dal figlio Adnan e dal fratello Mazhar Iqbal, in quello che assume sempre di più i contorni di un delitto d'onore, ma che in un
primo momento era stato liquidato dalla giustizia pachistana come una morte per infarto, dopo che la famiglia aveva seppellito il corpo. Sotto accusa è anche il medico pachistano che ha prodotto un falso certificato di morte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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