Scontro tra siriani e turchi ad Idlib. Ankara: "Morti tre soldati"

Tensione massima nell'area di Saraqib, dove da giorni si concentrano gli sforzi più importanti dell'esercito siriano impegnato nella riconquista dell'autostrada M5 e della provincia di Idlib: scambi di colpi di artiglieria tra i soldati di Ankara e Damasco

Scontro tra siriani e turchi ad Idlib. Ankara: "Morti tre soldati"

Il pericolo di uno scontro diretto tra soldati siriani e turchi era nell’aria da giorni. Ed alla fine, come sostenuto dalla difesa turca, il peggio è successo: almeno quattro soldati di Ankara sarebbero rimasti uccisi in un’area della provincia di Idlib.

Non è difficile immaginare che la zona sia quella di Saraqib: qui infatti, oramai da alcuni giorni, si stanno concentrando i principali sforzi dell’esercito siriano che sta avanzando sia da sud, in particolare dalla cittadina appena riconquistata di Maarat al Numan, che da nord e dunque dalla zona di Aleppo.

Saraqib è un centro nevralgico della provincia di Idlib, l’ultima ancora fuori dall’orbita del governo di Damasco ed in mano a diverse sigle islamiste, tra cui quella denominata Tahrir Al Sham, ossia l’ex Fronte Al Nusra che, dal 2011 in poi, è il gruppo rinomato per essere il braccio siriano di Al Qaeda.

La città di Saraqib è importante sia sotto un profilo prettamente militare che simbolico: il suo territorio infatti, si trova nella convergenza delle due più importanti autostrade siriane, la M5 e la M4. La prima è quella che da Damasco risale fino ad Aleppo, la seconda invece è quella che collega la stessa Aleppo con la provincia costiera di Latakia. Ma soprattutto, quest’ultima è l’arteria che passa anche per Idlib: prendere Saraqib dunque, oltre ad avere un significato molto importante per il morale delle truppe siriane, vorrebbe dire affacciarsi sulla “capitale” del piccolo emirato venutosi a creare tra il confine turco ed Aleppo.

Un emirato che evidentemente la Turchia non vorrebbe veder cancellato, almeno per adesso. Tanto è vero che quando le avanguardie dell’esercito siriano sono risalite fino a 4 km dall’ingresso di Saraqib, da Ankara è partito l’ordine di rafforzare i presidi presenti all’interno della provincia di Idlib.

Qui la Turchia ha infatti dei soldati posti in alcuni check point, frutto dell’accordo mediato con la Russia lo scorso anno grazie al quale il territorio di Idlib è stato considerato come “de escalation zone”, con i turchi all’interno della provincia a far da garanti. Ma non appena l’esercito siriano, spinto anche dall’aviazione russa, è tornato ad avanzare contro le sigle islamiste, la Turchia ha istituito nuovi check point sia a nord che a sud di Saraqib.

È dunque evidente che Ankara non ha intenzione di assistere alla repentina caduta di questa cittadina, che segnerebbe la svolta definitiva della guerra per la riconquista dell’intera provincia di Idlib. Ma il movimento repentino di truppe e mezzi turchi, è stato notato dai siriani e forse anche scambiato per alcune manovre dei miliziani islamisti che operano in zona. Da qui il bombardamento a colpi di artiglieria denunciato in un comunicato del ministero della difesa della Turchia.

Da Ankara hanno fatto sapere di aver risposto al fuoco e di aver colpito alcune postazioni dell’esercito siriano. Oltre a tre morti, i turchi hanno denunciato almeno nove feriti tra le proprie fila. Probabile anche la presenza di vittime tra i soldati siriani. Secondo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, intervenuto direttamente sulla questione, tra le truppe siriane ci sarebbero almeno 30 morti.

La tensione si fa sempre più alta: infatti le truppe di Damasco si sono portate a 2 km da Saraqib e la possibilità di nuovi scontri diretti tra siriani e turchi è ben evidente. E lo stesso Erdogan, in un'intervista rilasciata all'agenzia Anadolu, ha voluto mettere in guardia la stessa Russia: "Abbiamo chiaramente detto alle autorità russe che non sono loro i nostri interlocutori, ma il regime siriano.

Che nessuno intervenga", ha dichiarato il presidente turco. Il quale poi, ha anche rincarato la dose: "I nostri generali hanno frequenti discussioni con le loro controparti russe. Sulla base di queste discussioni, le nostre operazioni continuano".

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