Scozia, ultimatum alla May: "O con il mercato unico o vi lasciamo"

Il governo scozzese ha lanciato un ultimatum allo squadrone del Brexit in vista dell’avvio ufficiale dei negoziati

Scozia, ultimatum alla May: "O con il mercato unico o vi lasciamo"

Il governo scozzese ha lanciato un ultimatum allo squadrone del Brexit in vista dell’avvio ufficiale dei negoziati. In realtà il malumore scozzese è stato presente nell’aria fin dall’uscita dell’esito referendario dello scorso 23 giugno 2016.

La risicata vittoria dei Brexiteers non è infatti stata condivisa sul suolo scozzese, dove invece i Remains hanno vinto con oltre il 60% delle preferenze. La disparità del risultato tra Scozia e Inghilterra ha ispirato un’aspra polemica da parte di Nicole Surgeon, Primo Ministro di Scozia e leader dello Scottish National Party. Surgeon rivendica in particolare l’esito del Referendum scozzese del settembre 2014, con cui il popolo scelse di rimanere sotto la dipendenza della Corona inglese.

Secondo il Primo Ministro di Scozia l’esito referendario espresse la chiara volontà scozzese di stare sì con la Gran Bretagna, ma all’interno dell’Unione europea. Posizione che sarebbe confermata dalla netta vittoria del Remains a Edimburgo. La posizione della Surgeon si è poi estremizzata con il tempo. Oggi numerosi portali d’informazione, tra cui Bloomberg e il The Guardian, riportano che “la Scozia sponsorizzerà un nuovo Referendum sulla separazione dallo United Kingdom a meno che questo non rimanga all’interno del mercato unico europeo”.

Questo è in sintesi l’ultimatum scozzese alla Corona. Anzi a Theresa May e alla squadra dei Brexiteers. Nicole Surgeon avrebbe addirittura scritto nero su bianco una serie di scenari e opzioni che la Scozia potrebbe percorrere nell’evolversi dei negoziati. Il The Guardian riporta oggi le parole Alex Salmond, portavoce degli Esteri dello Scottish National Party. “Scenario uno: l’UK rimane nel mercato unico; scenario due: se ciò non fosse possibile, si permetta che la Scozia rimanga nel mercato unico; se questo non accadesse e l’UK non ha la volontà di ascoltare le rappresentanze scozzesi, allora è molto probabile che ci possa essere un referendum sull’indipendenza nei prossimi due anni”.

In queste semplici dichiarazioni ci sono nero su bianco le richieste scozzesi. Theresa May e la sua squadra non possono sgarrare di fronte all’ennesimo grattacapo per i Brexiteers che già si trovano in momento di completo stallo delle trattative. Senza contare che la questione della permanenza nel mercato unico divide gli stessi esponenti del fronte Brexit. L’atteggiamento di Westminster rimane dunque molto cauto e Theresa May, nelle ultime uscite, si è sempre dimostrata aperta nei confronti della collega scozzese. “Ho tutta la volontà di ascoltare le opzioni proposte”, così ha deciso di affrontare il contenzioso il Primo Ministro britannico. Singolare è invece la posizione di Nicole Surgeon. Se da una parte infatti Surgeon avverte del pericolo di una perdita di 80.000 posti di lavoro nel caso du uscita della Scozia dal mercato unico, dall’altra parte dichiara che “molti poteri devono essere ritrasferiti da Bruxelles al Parlamento scozzese”.

Due visioni che sembrano inconciliabili. In realtà, andando a fondo alle dichiarazioni della leader scozzese, si nota una più ampia battaglia politica. “Sarebbe un insulto all’intelligenza se l’uscita dall’Unione europea sarà seguita da un rafforzamento del potere di Westminster”. Si può quindi dire che la fobia non scozzese, ma dello Scottish National Party, sia la sottomissione a Westminster, piuttosto che l’uscita dall’Ue. Una paura confermata dalla battaglia politica fatta dal primo partito scozzese per il Referendum indipendista del settembre 2014. Lo Scottish National Party ci mise la faccia in quel caso e la sconfitta fu più che amara e maldigerita dalla stessa Surgeon. Inoltre sentimenti anti Ue non troppo velati circolavano negli ambienti di Westminster già da molto tempo. La politica di David Cameron in Europa è stata infatti rivolta alla rinegoziazione di alcune norme relative all’immigrazione e della proposta referendaria sulla Brexit vi era già sentore nel 2014, anno della votazione scozzese.

Gli scozzesi hanno dunque scelto di rimanere legati ad uno United Kingdom già piuttosto euroscettico, facendo così crollare come un castello di carte la tesi difensiva usata da Nicole Surgeon. Nella battaglia dei negoziati, Theresa May ha trovato nello scomodo vicino di casa un avversario pronto a dare battaglia.

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